di Michele Giorgio
Si pensa all’intricato
scenario siriano, alle Alture del Golan occupate o alla tensione lungo
il confine tra Libano e Israele quando si fanno previsioni sulla
prossima e sempre più vicina guerra tra Hezbollah e lo Stato ebraico,
secondo round di quella del 2006 (1.200 libanesi e 158 israeliani
uccisi). E invece la scintilla del nuovo conflitto rischia di
sprigionarsi da un’altra parte, nel mare.
Il casus belli potrebbe rivelarsi il controllo di giacimenti
di gas sottomarino. Due giorni fa il movimento sciita libanese ha
condannato il ministro della difesa israeliano, Avigdor Lieberman, che
tre giorni fa aveva reclamato il controllo del suo Paese sul giacimento
conosciuto come blocco 9 che il Libano considera all’interno
delle sue acque territoriali e che per la sua esplorazione ha coinvolto
anche l’italiana Eni. «Si tratta di una nuova espressione dell’avidità
di Israele che vuole le ricchezze del Libano, le sue terre e la sua
acqua.
Queste dichiarazioni fanno parte della politica aggressiva contro il
Libano, la sua sovranità e i suoi diritti legittimi», ha protestato
Hezbollah, unendosi alle parole di condanna pronunciate dal capo dello
stato Michel Aoun. Mercoledì era stato il premier Saad Hariri a
contestare le affermazioni di Lieberman e a ribadire la sovranità
libanese sul blocco 9.
Libano e Israele hanno una disputa irrisolta su una zona
triangolare di mare di circa 860 km quadrati che si estende lungo il
bordo di tre blocchi del giacimento di gas. Secondo Lieberman
il blocco 9 sarebbe israeliano e, ha commentato durante una conferenza
sulla sicurezza a Tel Aviv, «malgrado ciò Beirut ha deciso di indire
un’asta» per l’assegnazione delle esplorazioni. Il Libano è
situato sul Bacino del Levante, un vasto giacimento scoperto a partire
dal 2009 che si estende nel Mediterraneo orientale e comprende anche
Cipro, Egitto, Israele e Siria.
Lo scorso 14 dicembre il Consiglio dei ministri libanese aveva
approvato l’assegnazione delle licenze a un consorzio formato da Eni,
Total e dalla russa Novatek, per l’esplorazione di due giacimenti
offshore: il blocco 4, di fronte alla costa centrale del Paese, e,
appunto, il blocco 9, più a sud a ridosso di Israele. Da qui l’ingresso
in campo di Lieberman. «Pubblicare una gara d’appalto su un giacimento
di gas, compreso il blocco 9, che, secondo qualsiasi norma, è nostro,
rappresenta una condotta molto, molto provocatoria» ha avvertito il
ministro della difesa israeliano. Il ministro degli esteri libanese,
Gebran Bassil, ha replicato annunciando di aver inviato una lettera alle
Nazioni Unite in cui si afferma il diritto del Libano a difendersi e a
proteggere i suoi interessi economici.
Ma Lieberma durante la conferenza è stato molto esplicito anche sulla
possibilità di una nuova guerra, figlia a suo dire dell’espansione
dell’influenza iraniana nella regione. E ha avvertito che il Libano sarà
ritenuto responsabile di una futura guerra perché, a suo dire, avrebbe
«sacrificato i suoi interessi nazionali sottomettendosi completamente
all’Iran. L’esercito del Libano e le milizie di Hezbollah sono gli
stessi: pagheranno tutti per intero il prezzo in caso di un’escalation».
Lieberman non ha escluso una invasione ampia del Paese dei Cedri:
«Non consentiremo scene come nel 2006, quando abbiamo visto i cittadini
di Beirut sulla spiaggia mentre gli israeliani a Tel Aviv si trovavano
nei rifugi». A fine gennaio il portavoce delle Forze Armate israeliane,
generale Ronen Manelis, aveva detto che «il Libano è diventato una
grande fabbrica di missili (iraniani), sia per le sue azioni e
omissioni, sia per la comunità internazionale che chiuso gli occhi».
Ha quindi puntato il dito verso Hezbollah in possesso, pare, di circa
100 mila missili a corto e medio raggio, quindi in grado di raggiungere
ogni angolo di Israele, e capace di mobilitare circa 30mila
combattenti, ben addestrati, per contrastare un’eventuale invasione
israeliana di terra e lanciare attacchi oltre il confine.
Sul ruolo dell’esercito libanese intanto continua la disputa tra
Israele e l’Amministrazione Trump. Washington promette altri aiuti
militari a Beirut, invece il governo Netanyahu chiede di bloccarli
perché, come ha affermato Lieberman, le forze armate libanesi non sono
rivali bensì alleate di Hezbollah.
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