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23/02/2018

Lo sguardo del nemico sulle nostre lotte

Le lotte contro la Tav e il Tap, la campagna sui tre No a Unione Europea, euro e Nato, la lotta per la casa, l’antifascismo militante sono oggetto di “attenzione” da parte degli apparati repressivi dello Stato. Anche quest’anno la relazione degli apparati di intelligence presentata al Parlamento dedica una capitolo alla “Minaccia eversiva e l’attivismo estremista”. Si tratta di quasi nove pagine del rapporto, di cui ben quattro dedicate alla “minaccia degli anarchici insurrezionalisti”, una minaccia di cui solo gli apparati repressivi sembrano avere una percezione così elevata. Il resto della minaccia eversiva sembra provenire dalle lotte sull’emergenza abitativa, dai movimenti contro l’Unione Europea e da quelli territoriali contro la Tav, il Tap o le basi Nato in Sardegna e Sicilia. Meno preoccupazioni vengono sul versante delle lotte sindacali e dei lavoratori, ad eccezione della logistica. Ancora meno preoccupazione, a differenza del biennio 2013-2014, vengono sul piano della ricomposizione “politico” del fronte delle lotte.

“Nel 2017 il composito fronte antagonista ha continuato a contraddistinguersi per una certa fluidità e per l’assenza di un percorso politico e strategico comune. L’impegno delle formazioni di settore si è focalizzato sulla contestazione delle politiche europee e sulle molteplici emergenze sociali, specie le questioni migratoria, occupazionale, ambientalista e abitativa” scrive il rapporto annuale dei servizi segreti.

“Segnali di effervescenza sono in particolare stati registrati nel movimento per l’abitare, che ha cercato di fungere da segmento trainante e da fattore di aggregazione, tentando di allargare la base della protesta. Nel contesto della campagna a sostegno di immigrati e richiedenti asilo si è registrata una presenza ridotta sui luoghi interessati, tanto in Italia quanto all’estero, con un conseguente ridimensionamento dei collegamenti tra militanti di diversi Paesi. La mobilitazione ha inoltre aperto spazi di critica sul recente potenziamento della rete dei CIE e, più in generale, sulle sostanziali modifiche della disciplina sul diritto d’asilo”.

Eurostop nel mirino dell’intelligence

Colpisce invece un paragrafo che sembra ritagliato esplicitamente sulla minaccia politica rappresentata dalla Piattaforma Eurostop: “È proseguito intanto l’impegno degli ambienti più marcatamente antieuropeisti che perseguono un progetto politico di rottura con Unione Europea, Eurozona e NATO, puntando ad aggregare i gruppi che si riconoscono nell’anticapitalismo, nell’antifascismo e nell’antirazzismo” scrivono i servizi di intelligence.

Né sembra essere sfuggita agli apparati repressivi la crescita di iniziativa che hanno messo al centro la lotta contro le leggi Minniti-Orlando: “Il dissenso antagonista si è coagulato anche intorno ai temi dell’antirepressione ed in particolare sulle citate misure in materia di immigrazione e sicurezza urbana (D.L. 14/2017convertito, con modificazioni,, nella L. 48/2017), stigmatizzate come una ulteriore “stretta” ai danni dei settori sociali più in difficoltà, e sul rafforzamento dei poteri di intervento dei sindaci che, nella visione d’area, denoterebbe una volontà politica di criminalizzare i proletari, disarmandone alla radice le istanze rivendicative”.

I movimenti contro le grandi opere che devastano i territori

Infine le lotte territoriali contro le devastazioni della Tav in Val di Susa e del Tap nel Salento, vengono radiografate come elementi rilevanti dell’antagonismo politico e sociale. “Sul versante delle lotte ambientaliste, accanto alla campagna No Tav – nel cui ambito si è registrata una frammentazione tra i gruppi marxisti e quelli anarchici, con la conferma del ruolo trainante della componente autonoma torinese – un crescente attivismo ha riguardato le opere connesse alla realizzazione del gasdotto Tap”. Su quest’ultimo movimento, i servizi dettagliano la loro analisi: “Il fronte di opposizione composto da formazioni del locale antagonismo di sinistra, ha fatto registrare un’intensificazione delle mobilitazioni contestative e, parallelamente, un’accentuazione delle distinzioni tra la componente più “istituzionale”, confluita nel Comitato di Melendugno (LE), e quella più “movimentista”. Quest’ultima, a partire da marzo, ha dato vita a un presidio permanente, sempre a Melendugno, ostacolando con azioni incisive l’espianto degli ulivi. Nella parte finale dell’anno, alla ripresa dei lavori, si è assistito ad un’ulteriore acutizzazione della protesta, dovuta anche al sostegno di attivisti No TAV e di esponenti dell’area anarchica accorsi in loco per contestare la militarizzazione della zona circostante il cantiere”.

Quelli che si oppongono alle basi della Nato

Non manca poi il monitoraggio sui movimenti antimilitaristi, in particolare quello contro il Muos in Sicilia e le basi Nato in Sardegna: “Proprio la tematica antimilitarista ha continuato ad agire da elemento catalizzatore per diversificati ambiti dell’antagonismo di sinistra e per settori anarchici nazionali, impegnati nella promozione di iniziative di mobilitazione e contro-informazione, sia pure nel contesto generale di una campagna dal profilo di rischio moderato. Nella propaganda d’area uno spazio di rilievo ha continuato ad essere riservato alle tradizionali tematiche di contrapposizione sia alla presenza delle basi militari NATO e statunitensi sul suolo italiano, sia all’invio di Contingenti nazionali nei teatri di crisi, con appelli al taglio alle spese militari, percepite come ostacoli agli stanziamenti di fondi per lo stato sociale. In tale cornice, fra le realtà più attive ha continuato ad evidenziarsi la componente sarda, impegnata contro l’occupazione militare collegata alla presenza sull’isola di basi e servitù. Fermenti si sono registrati anche in Sicilia, dove è proseguito, seppure con scarsa incisività, l’impegno del movimento che si oppone alla presenza del sistema di telecomunicazione satellitare statunitense MUOS”.

Come dicevamo, le lotte dei lavoratori e il sindacalismo conflittuale paiono determinare minori preoccupazioni che in passato, tranne che nel settore strategico della logistica: “In materia di occupazione, l’ambito del sindacalismo conflittuale, in linea generale ha faticato a porsi come un’alternativa efficace ai sindacati tradizionali, in quanto non in grado di fornire risposte adeguate alle richieste di tutela provenienti da quelle maestranze che hanno riscontrato difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro. Ha continuato a fare eccezione il comparto della logistica, caratterizzato da una presenza cospicua di lavoratori stranieri e da un tasso elevato di conflittualità a causa della precarietà degli impieghi, sovente legati a singole commesse”.

I servizi rilanciano la tesi degli “opposti estremismi”. Un assist funzionale alla politica del Pd

In conclusione non poteva mancare il monitoraggio del crescente scontro con le organizzazioni neofasciste, alle quali il rapporto sull’eversione e le minacce estremiste dedica come al solito una striminzita paginetta e poco più.

“Non sono mancati, infine, episodi di contrapposizione anche violenta con frange dell’opposto segno, fenomeno ormai connaturato alle dinamiche dell’oltranzismo politico di entrambi gli schieramenti e passibile di aumentare, a causa dell’innalzamento dell’allarme sull’“avanzata dell’estrema destra” e delle posizioni antitetiche in materia di immigrazione” scrive la relazione degli apparati di sicurezza dello Stato facendo propria la tesi degli opposti estremismi che in questi giorni viene abbondantemente – e non casualmente – veicolata dai mass media e dal dibattito delle forze politiche. In secondo luogo i servizi di intelligence continuano a legittimare la tesi dei fascisti come espressione politica del disagio sociale “Queste formazioni (quelle di destra, ndr), per accrescere il proprio seguito, cavalcano inoltre situazioni di disagio sociale legate soprattutto alle problematiche abitative e occupazionali, promuovendo iniziative propagandistiche, provocatorie (anche all’insegna del nostalgismo fascista) e di contestazione”.

Qualche preoccupazione sul futuro emerge però anche dal rapporto dei servizi segreti. “Le tensioni legate ai flussi migratori e ai processi di integrazione rappresentano una piattaforma che la destra oltranzista può strumentalizzare anche per propagare messaggi che, rivolti specialmente agli attivisti di nuova generazione, tendono ad accentuare la diffidenza e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, con il rischio di derive xenofobe”.

La relazione annuale dei servizi segreti ovviamente è assai più ampia di questo capitolo al quale abbiamo dedicato maggiore attenzione. E’ un ponderoso rapporto di 129 pagine dedicato anche al terrorismo jihadista, alle crisi regionali e attori globali, al fenomeno migratorio e alle minacce al sistema paese (in particolare sul piano economico), più un appendice di 21 pagine interamente dedicata alla cybersicurezza.

“Se è pur vero che oggigiorno l’unica certezza è diventata l’incertezza” – è scritto nella premessa del rapporto – “compito principale dell’intelligence è appunto quello di fornire al decisore politico informazioni e scenari attendibili e completi”. Conoscere il nemico e cosa pensa non è materia esclusiva dei servizi segreti.

Il testo integrale della relazione dei servizi di intelligence potete leggerlo qui: http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2018/02/Relazione-2017.pdf

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