Immaginiamo che un profugo accoltelli dei passanti e ne ferisca gravemente uno. Il giorno dopo, probabilmente, sui giornali si parlerebbe di « terrore ». Immaginiamo che le vittime siano profughi e l’accoltellatore un russo di origine tedesca. Quali sarebbero le reazioni ? Sabato è successo proprio questo. Per molti giornali l’aggressione meritava solo un trafiletto. L’accoltellatore aveva bevuto, scrivono, quasi scusandolo. Ci sono voluti due giorni perché si parlasse di razzismo.
Cos’era successo ? Sabato sera, un uomo di 70 anni accoltella tre giovani profughi fermi davanti a una chiesa, la Kilianskirche, nel centro di Heilbronn, cittadina di 125.000 abitanti del Baden-Württemberg (Germania meridionale). Un afghano di 17 anni viene gravemente ferito. I suoi due amici, un irakeno e un siriano, sono feriti leggermente. Il sostituto procuratore qualifica il gesto come «lesioni gravi» e non come tentato omicidio. L’accoltellatore viene lasciato a piede libero, dato che «non sussiste il pericolo di fuga o di reiterazione del reato».
La polizia nasconde importanti informazioni sull’identità delle vittime e dell’aggressore. Dichiara che l’uomo è «russo», sebbene abbia la cittadinanza tedesca. In un primo tempo, la motivazione razzista del suo gesto viene completamente taciuta. Solo lunedì il sostituto procuratore e il questore dichiarano che l’accoltellatore intendeva «dare un segnale contro la politica attuale nei confronti dei profughi». Parole scelte per minimizzare e relativizzare il suo gesto.
A Heilbronn, amministrazione comunale e polizia tentano da anni di minimizzare il problema del neofascismo. Dichiarano a più riprese che non esistono in città organizzazioni di destra, ma solo singoli «populisti». Eppure, proprio a Heilbronn, l’organizzazione terroristica nazista NSU ha assassinato nel 2007 la poliziotta Michèle Kiesewetter. Le autorità chiudono un occhio e si nascondono dietro un dito per non mettere in cattiva luce una città dove la propaganda razzista ha una lunga tradizione. Dagli anni '90 Heilbronn è diventata una roccaforte dell’NSU. Alle politiche del 2017 l’AfD (Alternativa per la Germania) ha conquistato, con il 18%, il miglior risultato della regione, sfruttando un terreno fertile, dove la cultura razzista è largamente diffusa.
Il gesto di sabato non è che la punta dell’iceberg. Nelle ultime settimane la propaganda contro i giovani rifugiati che, come le vittime, si incontrano davanti alla Kilianskirche, si è intensificata. Uno è passato dalle parole ai fatti. Venerdì organizzazioni della sinistra e della società civile hanno annunciato un presidio, per sottolineare che non è possibile, dopo quello che è avvenuto, tornare alla vita di tutti i giorni come se nulla fosse.
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