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27/02/2018

Breve storia politica di Emma Bonino

Nonostante oltre 40 anni di “onorato servizio” anticomunista, c’è ancora “a sinistra” chi guarda con un velo di comprensione i radicali, partitino ormai liqueso e raggrumato quasi soltanto intorno alla figura di Emma Bonino.

Il punto “ideologico” – in senso stretto – che consente a una concezione del mondo iperliberista e imperialista di farsi strada nelle teste di molta gente che si considera progressista (o addirittura “antagonista”) è la difesa dei diritti civili.

Per un paese ancora in gran parte fascista e bigotto, questa sembra una grande conquista. E lo è, almeno in parte, perché ognuno deve poter essere libero fare scelte che valgono soltanto per se stesso, senza una “autorità morale-religiosa” che gli imponga dei divieti in base a princìpi che non condivide.

Questa ovvia e scontata difesa delle libertà individuali – ammessa senza problemi in molti paesi che non brillano certo per progressismo sul piano sociale – fa da velo, spesso accecante alla comprensione del vero ruolo politico dei “radicali”. Impedendo di vedere che questa “difesa dei diritti civili” va a sostituire, da 40 anni a questa parte, i diritti sociali. Ossia diritti del lavoratore, sanità pubblica gratuita o quasi, istruzione pubblica di qualità, pensioni, ecc.

Dal punto di vista capitalistico, o delle imprese di qualsiasi dimensione, è la quadratura del cerchio. Si “concede” quello che è già tuo (la tua libertà di esprimerti e vivere) e si toglie quello che permette a tutti di vivere in modo dignitoso. Non è un mistero infatti che i diritti civili siano gratuiti mentre quelli sociali comportano un costo economico, che va affrontato dalla sfera pubblica con la politica fiscale.

Questo gustoso ritratto della carriera politica di Emma Bonino contribuisce a chiarire la disinvoltura con cui questo micro-partito molto mediatizzato ha attraversato la controriforma liberista del modello sociale europeo negli ultimi decenni.

Buona lettura.

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Emma Bonino viene eletta in parlamento nel 1994 sotto il simbolo del “Polo delle Libertà”, e si iscrive al gruppo parlamentare di Forza Italia. Si tratta del partito di Previti e Dell’Utri, arrivato al governo insieme alla Lega di Bossi e ai post-fascisti di Fini.

Da B. viene nominata alla Commissione Europea, da cui però si deve dimettere per uno scandalo di corruzione riguardante un suo collega. Ma non c’è problema: nel giro di pochi mesi, grazie alla vendita delle frequenze di Radio Radicale 2 (il cui valore era stato costruito da anni di ingenti finanziamenti pubblici) e di altri patrimoni di partito (anch’essi pompati dal finanziamento pubblico), Emma Bonino mette in piedi la più grande operazione pubblicitaria sulla politica mai vista in Italia, oltre 24 miliardi di lire in spot elettorali e materiali vari, che le fruttano l’8% alle europee.

Ovviamente la Lista Bonino smette di esistere il giorno dopo, e il Garante della Privacy la condanna per abusi nella gestione di indirizzi e-mail e numeri di telefono, ma intanto i seggi sono stati portati a casa, aderiscono allo stesso gruppo di Lega e Fiamma Tricolore e vengono utilizzati per sostenere vigorosamente le guerre coloniali americane in Kosovo e Afghanistan.

Per tutto questo tempo, Emma Bonino resta parte organica della destra berlusconiana, condividendo tutte le porcherie, le leggi ad personam, i tagli a scuola e sanità, le clientele, le ruberie, tutto.

Dopo oltre un decennio di militanza convinta nella destra berlusconiana, Emma Bonino annusa l’aria, guarda i sondaggi, e visto il calo di popolarità di B., passa armi e bagagli al centrosinistra. La sua lista “Rosa nel Pugno” insieme ai socialisti porta a casa il solito ridicolo 2%, ma grazie al premio di maggioranza conquistato dagli alleati, arrivano comunque un bel po’ di seggi in parlamento e per Emma, addirittura, un posto da ministra.

Due anni dopo, quando nasce il Pd e dichiara guerra ai piccoli partiti, il suo piccolo partito non ha problemi a sopravvivere: si accorda col Pd e si accaparra un bel po’ di posti sicuri nelle liste bloccate, dall’alto del suo 1%.

Nel 2010, inspiegabilmente, da esponente di quello che è probabilmente il più piccolo partito italiano, viene candidata a presidente del Lazio, e nonostante l’ultimo presidente di destra del Lazio sia sotto processo, Bonino riesce a perdere contro l’impresentabile Renata Polverini.

Ovviamente non passa neanche un giorno a fare opposizione nel Lazio, per non perdere il suo scranno in senato. E lo utilizza per cosa? Dall’opposizione lancia una incredibile battaglia “femminista” per alzare l’età pensionabile delle donne. In conseguenza di ciò, sosterrà convintamente il governo Monti, compresi pareggio di bilancio, riforma Fornero, ecc.

Nel 2013, la sua lista alle elezioni politiche prende lo 0,19% (meno di Forza Nuova e del Partito Comunista dei Lavoratori di Ferrando). In conseguenza di questo straordinario risultato, poche settimane dopo le elezioni diventa nuovamente ministra, questa volta addirittura degli esteri! E alla fine della legislatura, si mette alla testa di una lista civetta del Pd chiamata “+Europa”.

Nonostante il numero di firme da raccogliere per potersi presentare sia bassissimo (tant’è che sono riuscite a raccoglierle non solo Potere al Popolo, ma anche CasaPound, Forza Nuova, il Partito Comunista di Rizzo, la lista trotzkista di Ferrando e Bellotti, “Il Popolo della Famiglia” di Adinolfi, e il mitico “Partito Valore Umano”), Emma Bonino non ha nessuna intenzione di sporcarsi le mani, e, in coerenza con le sue battaglie laiche e libertarie, si fa prestare il simbolo dal democristiano Tabacci.

Si presenta ora alle elezioni con un programma ridicolo, che promette investimenti in ricerca e ambiente dopo aver detto nella prima pagina che intende bloccare completamente la spesa pubblica.

Le ricette che propone sono sempre le stesse: privatizzare tutto, far indebitare i cittadini, renderli licenziabili e senza alcun sostegno pubblico, farli lavorare fino a 90 anni, far pagare loro qualsiasi servizio e tenerli pronti a partire per qualsiasi guerra coloniale americana in giro per il mondo. Il tutto dietro alla cortina fumogena della legalizzazione delle droghe leggere e dei diritti civili, temi sui quali Emma Bonino e i suoi non hanno portato a casa un singolo risultato in 25 anni, pur essendo stati praticamente sempre al governo.

25 anni di trasformismo e opportunismo, di assenza totale di qualsiasi tipo di consenso popolare, di complicità con i peggiori governi di questo paese, non si cancellano con un po’ di propaganda. Se sei un elettore di sinistra, progressista, democratico, e giustamente non ti fidi del Pd di Renzi, hai tante altre scelte, informati, decidi con la tua testa, ma non cadere nella trappola di Emma Bonino.

E ricordati: Elsa Fornero vota Emma Bonino. E secondo me, nel segreto dell’urna, pure Mario Monti. Pacciani è morto, altrimenti probabilmente facevamo il tris...


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