I sondaggi sono stati secretati dal 16 febbraio, ma non è impossibile capire le tendenza dell’elettorato “di sinistra” con altri strumenti. La rete e i social network sono solo uno di questi, ma tornano particolarmente utili perché – per programmazione – sono orientati a restituire la dimensione quantitativa e anche qualcos’altro. Naturalmente anche in rete è possibile produrre “fake fan”, seguaci fasulli o inventati per incrementare il traffico a favore di tizio o caio. E’ di queste ore il risultato di un’indagine sui follower su Twitter dei vari partiti, con dati reali enormemente inferiori a quelli dichiarati.
L’indagine compiuta dal sito di informazione Libero Pensiero è ristretta per esempio a un confronto social tra Potere al Popolo e Liberi e Uguali. Quel che ne vien fuori è un quadro esattamente rovesciato rispetto a quello dei sondaggi ufficiali. Non è il caso di trarre conclusioni affrettate (PaP doppia o triplica i “leu-cemici”), perché la natura del medium seleziona anche l’area di riferimento in modo drastico. Però si capisce senza sforzo che PaP va forte tra chi usa abitualmente Internet, quindi soprattutto “giovani” (nativi digitali, si diceva una volta). E’ comunque la maggioranza della popolazione, quindi comincia ad avere un significato statistico utile.
I dati che ci arrivano dalla propaganda all’antica, pedibus calcantibus, per strada, ci danno un conforto ancora maggiore, ma naturalmente sappiamo da soli che con le nostre forze – messe assieme in poche settimane e con una base di attivisti minima rispetto al compito nazionale – non sono sufficienti a restituire un “campione” su cui strologare con toni enfatici. Però vediamo che “facciamo presa”. E soprattutto vediamo che siamo i soli a girare per i quartieri “difficili”, davanti alle fabbriche, supermercati, snodi del trasporto urbano, ecc. Tutte indicazioni utili per il futuro.
Naturalmente c’è una quota importantissima della popolazione che si informa in modo tradizionale (tv e – sempre meno – quotidiani), e quindi quasi non si è accorta della presenza di Potere al Popolo.
In queste condizioni, perciò, non ci lanciamo in previsioni prive di fondamento. Ci limitiamo a ricordare che l’ultimo sondaggio Lorien ci dava “al 2,7%, in crescita” e che, nel Lazio, dove si rinnova anche il consiglio regionale, i dati del ministero dell’interno (una fonte certamente “non amichevole” nei nostri confronti) ci attribuiscono un robusto 3,5%.
Sappiamo benissimo che i sondaggi valgono ormai ben poco (la maggior parte degli interpellati si rifiuta persino di rispondere; 10 volte su 11, secondo Lorien), tanto che tutte le più recenti consultazioni mondiali hanno smentito le previsioni (dal referendum costituzionale alla Brexit, all’elezione di Trump), ma da analisi ragionate come questa che vi proponiamo è possibile trarre indicazioni su cosa fare nei dieci giorni che ci separano dal 4 marzo.
Al lavoro e alla lotta!
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Potere al Popolo vs Liberi e Uguali, la campagna elettorale a suon di click
Andrea Palumbo
Siamo a due settimane esatte dal voto, gli ultimi sondaggi sono stati resi noti (con il divieto di pubblicazione da sabato scorso fino al voto di domenica 4 marzo) e i recentissimi dati hanno mostrato la lista Liberi e Uguali (LeU), guidata da Pietro Grasso, al di sotto delle aspettative maturate agli esordi, al contrario di Potere al Popolo (PaP), il cui capo politico è Viola Carofalo, che potrebbe addirittura superare la soglia di sbarramento.
La loro avventura in questa tornata elettorale parte dall’iniziativa del Brancaccio, promossa da Anna Falcone e Tomaso Montanari, che doveva essere un tentativo per aggregare una volta per tutte la sinistra italiana, includendo tutti i soggetti del campo progressista del nostro Paese, tra cui gli attivisti dell’Ex-Opg-Je So’ Pazzo di Napoli, ossia coloro i quali hanno poi dato vita a PaP. Tuttavia, il sogno di sinistra unita è svanito ma non stiamo qui a spiegarvi i motivi.
Nel panorama delle liste di sinistra, dunque, Potere al Popolo e Liberi e Uguali sono gli unici due schieramenti che potrebbero avere rappresentanti in Parlamento. Ma quale tra le due liste ha vinto finora la campagna elettorale su Facebook? E, soprattutto, quanto pesano i “mi piace” sul voto?
Partiamo dall’ultima domanda.
I “mi piace” non sono una variabile determinante ai fini del voto. Ad esempio, Matteo Salvini è il leader con più fan sulla propria pagina Facebook, eppure la Lega non è la più votata.
Ciò però non toglie che sia interessante analizzare come i vari attori in gioco usino i social nel corso della campagna elettorale e, soprattutto, osservare quale tra essi generi più engagement (ossia più interazioni tra mi piace, commenti e condivisioni).
Perché abbiamo scelto Facebook? Semplicemente perché, stando agli ultimi dati Censis, è il social network più utilizzato con un’utenza pari al 56,2% degli italiani (più di 30 milioni di persone).
Ecco perché abbiamo estratto i dati dalle pagine Facebook di PaP ed LeU per confrontare i flussi di produzione e l’engagement generato.
1/Flussi di produzione – Campagna elettorale digitale (Facebook) di PaP ed LeU
2/Media post giornalieri – Campagna elettorale digitale (Facebook) di PaP ed LeU
Volendo fare una media dei post giornalieri pubblicati dalle pagine dei due schieramenti, Potere al Popolo è sempre in vantaggio con quasi 7 post al giorno, a cui Liberi e Uguali risponde con soli 3 post quotidiani. Da questi primi numeri è evidente che le due liste hanno una tattica comunicativa diversa o almeno a livello quantitativo. Vediamo adesso la risposta a tali flussi comunicativi.
3/Livelli di engagement – Campagna elettorale digitale (Facebook) di PaP ed LeU
Il grafico parla chiaro: almeno su Facebook il divario percentuale presentato dai sondaggi tra le due liste non esiste, anzi: PaP ha un engagement (mi piace+commenti+condivisioni) che ammonta a più del triplo di LeU: 358.111 vs. 98.320.
4/Engagement medio giornaliero – Campagne elettorale digitale (Facebook) di PaP ed LeU
Logicamente, prima abbiamo presentato l’engagement considerando il totale dei post. Come abbiamo visto, però, nel primo grafico, PaP è molto più produttiva di LeU. Ciò nonostante, considerando l’engagement medio rispetto a ogni singolo post la situazione non cambia. Significa, detto in soldoni, che PaP ha più seguito di LeU sul social network, seppur poi la lista di Grasso sembrerebbe avere più consenso tra gli elettori. Il perché è da ricercare probabilmente nel profilo demografico dei sostenitori delle due coalizioni, molto più adulto per LeU e, di contro, molto più giovane in PaP (di conseguenza più abitudinario sulla Rete). Ma queste sono considerazioni soggettive.
Crescita fanbase (periodo: 20 gennaio-16 febbraio)
Guardando i dati sull’andamento delle fanbase (ossia il numero di “mi piace” alle pagine), nell’ultimo mese circa, PaP ha raddoppiato i propri fan sulla pagina Facebook dimostrando quindi una crescita esponenziale. Invece LeU, nonostante abbia una struttura più solida e navigata (almeno considerando gli esponenti di spicco del partito), ha una scarsa attrattiva sul proprio canale Facebook.
E le ricerche su Google?
Non solo Facebook, è interessante osservare i dati anche su Google, visto che è il motore di ricerca più utilizzato nel mondo. Dal grafico, riferito al periodo che va dal 1 al 17 febbraio 2018, si evince che i volumi di ricerca per le keyword selezionate (“viola carofalo”, “pietro grasso”, “potere al popolo”, “liberi e uguali”) sono in media maggiori per PaP (linea gialla nel grafico), mentre è poco ricercata la Carofalo.
Sapete benissimo che il mondo online non è una fotografia esatta della realtà offline però viviamo pur sempre, oggi, in una società strutturalmente connessa e, quindi, Internet e i social network sicuramente hanno il loro peso. Diventa, quindi, necessario capire come gli elettori (e i partiti) si muovono realmente sul web.
Alla luce di questa analisi, Potere al Popolo è più spreadable e ricercata di Liberi e Uguali. Le urne, probabilmente, ci diranno altro. Manca poco per saperlo.
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