di Francesca La Bella
A sette anni dalla guerra che portò alla fine del Governo di Muhammar
Gheddafi, i rappresentanti delle città di Misurata e di Tawergha sono,
infine, giunti alla firma di un patto di riconciliazione.
L’accordo dovrebbe aprire la strada al ritorno di circa 40.000 tawerghan
nella propria città natale per la prima volta dal 2011. In
questo lungo periodo, infatti, la popolazione che abitava Tawergha non
ha potuto varcare i confini della città ed è stata costretta a vivere in
campi profughi dislocati nell’area di Tripoli, Surt e Misurata in
quanto colpevole di essersi schierata al fianco di Gheddafi e di essersi
macchiata di crimini durante i giorni della “rivoluzione”.
Le versioni in merito agli eventi di
quei giorni sono, però discordanti. Secondo quanto affermato dai
rappresentanti delle Brigate di Misurata, gli abitanti di Tawergha non
solo ospitarono l’esercito nazionale sul loro territorio, ma sostennero
attivamente il Governo libico contro i ribelli ed usarono particolare
violenza giungendo anche a stuprare e mutilare gli abitanti di Misurata e
i combattenti nemici. Il racconto degli abitanti della piccola città a
40 km da Misurata è, invece, un lungo elenco delle violenze subite
prima, durante e dopo l’allontanamento da Tawergha. Mentre le
forze di Gheddafi si ritiravano dalla città, quasi tutti i residenti di
Tawergha, temendo l’ira dei misuratini, fuggirono dalla città lasciando
dietro di sé tutti i loro averi e si mossero alla volta delle città più
raggiungibili come Surt o Tripoli. Nonostante questo, secondo
quanto affermato da molti degli sfollati, le Brigate di Misurata, dopo
aver bruciato, saccheggiato e preso effettivo possesso della città,
iniziarono una vera e propria caccia all’uomo nei confronti dei
tawergan.
Come riportato in un lungo articolo del
New York Times pubblicato nel settembre del 2011, la situazione degli
sfollati a poche settimane dall’ingresso delle forze di Misurata a
Tawergha risultava, dunque, drammatica e veniva vissuta dai tawergan
come una punizione collettiva. Molti degli intervistati, infatti,
riconoscevano la collaborazione dei propri concittadini con l’esercito
di Gheddafi e condannavano le violenze di alcuni miliziani, ma
ribadivano che le colpe di alcuni non potevano ricadere sull’intera
popolazione della città e che le motivazioni dei misuratini
trascendevano gli eventi bellici. Secondo molti, infatti, le
radici della sproporzionata violenza portata contro la popolazione di
Tawerga era da ascrivere anche a motivazioni etniche in quanto la
popolazione tawergan è a maggioranza nera.
Nonostante siano passati quasi sette
anni da quelle prime settimane e si sia finalmente giunti ad una
riconciliazione, non si può, quindi, non temere che il ritorno dei
profughi e l’implementazione dell’accordo subiscano nuovi rinvii. Gli
anni di guerra civile ed alcuni tentativi di mediazione falliti hanno
approfondito le divisioni e la mancanza di fiducia tra le parti.
Nel giugno 2017 si era, infatti, già giunti ad un accordo per il
ritorno a Tawergha degli sfollati a partire dal primo febbraio 2018. Il
giorno in cui il rientro avrebbe dovuto iniziare, però, il Consiglio
municipale di Misurata chiese a Tripoli di bloccare le operazioni in
quanto alcune clausole dell’accordo non erano state rispettate e
accusando “alcune parti” di non essere interessate a mettere in atto il
piano. Un convoglio di 100 famiglie tawerghan venne, così, fermato
vicino a Bin Jawad sulla strada per Sirte ed il programma di rientri
venne sospeso a tempo indeterminato.
Il nuovo accordo ha, dunque, necessità
di un grande impegno di entrambi gli attori, sotto la supervisione del
Governo di Tripoli, per essere messo in pratica. Secondo quanto
riportato dal Libya Herald, il diritto al ritorno in città per tutti
coloro che vi risiedevano prima del febbraio 2011 verrà garantito
dall’azione coordinata dei tre attori. L’accordo di pace
stabilisce, inoltre, che le amministrazioni di Tawergha e Misurata
agiscano in maniera coordinata per porre fine a campagne mediatiche
contrarie alla pace e nella definizione delle politiche di interesse
pubblico, ma anche la permanenza del Tawergha Local Council
fino a quando gli abitanti di Tawergha non saranno in grado di porre
fine al commissariamento. Le due parti dovranno, infine, sia cooperare
alla ricerca di persone scomparse, tombe e fosse comuni, sia impegnarsi a
non dare asilo a ricercati dalla giustizia o ad appartenenti a gruppi
terroristici o estremisti. Un programma di ampia portata che potrebbe
incontrare molti ostacoli sul suo percorso.
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