Marco Minniti è il predecessore piddino di Matteo Salvini ed è il solo esponente del passato governo che il leader della Lega abbia elogiato. E infatti ora egli ne segue le orme qui come in Africa.
Il PD ha vantato la riduzione del numero degli sbarchi di migranti, vero, anche se non gli è servito a evitare la catastrofe elettorale. Minniti è andato in Libia e ha fatto accordi a pagamento con finti governanti e veri tagliagole perché fermassero i migranti nel deserto. E questi lo hanno fatto. Lager sono stati impiantati al confine della Libia, ove i migranti sono stati trattenuti tra ruberie, torture, stupri e poi venduti come schiavi al lavoro nero africano. Un “successo” di Minniti e Gentiloni che è stato documentato nel suo orrore da organizzazioni indipendenti, così come dalle Nazioni Unite.
Ora Salvini è andato in Libia per proporre alle stesse persone di rinnovare gli accordi passati e di organizzarli ancora più in grande. Col solito inglese che copre tutte le porcherie, ora i campi di concentramento si chiamano Hospot. Ma la sostanza è sempre quella: invece che lasciar morire i migranti in mare, si affida ad altri il compito di farli sparire nel deserto.
Questa volta la linea di Salvini sarebbe più europeista di quella di Minniti, in quanto tutti i paesi della UE dovrebbero concorrere a finanziare i tagliagole libici. Ammazziamoli a casa loro.
Niente di nuovo quindi, Salvini realizza in modo più esteso e brutale ciò che Minniti ha già fatto con maggiore ipocrisia.
Ed è per questo, tra l’altro, che la fotocopia PD alle elezioni sta scomparendo di fronte all’originale Lega.
È più disumano lasciar vagare i migranti in mare, respingendoli qua e là, oppure fermarli nel filo spinato in mezzo al deserto? Queste le alternative concrete che propongono la politica italiana ed europea oggi.
Fino a che non riusciremo a rovesciarle, nel nome della giustizia, dell’eguaglianza e dell’umanità.
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