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13/06/2018

Una nave apre lo squarcio sul mondo che ci attende

Un forum organizzato dal giornale online L’Antidiplomatico con Alberto Negri, Fulvio Scaglione, Giorgio Cremaschi, Francesco Valerio Della Croce, Sergio Cararo, Alessandra Riccio.(*)

In Italia esiste davvero un’emergenza “immigrazione”?

Alberto Negri: Malta attualmente accoglie 7.948 profughi, che in rapporto alla popolazione fanno 18,3 ogni mille abitanti. La Francia ne accoglie 304.500, 4 ogni mille abitanti. L’Austria 93mila, 10 ogni 1000 abitanti. La Germania 669.500, 8,1 ogni mille abitanti. La Grecia ne accoglie 21.500, 2 ogni 1.000 abitanti.

L’Italia, accoglie 147.300 profughi, 2,4 ogni mille abitanti. Questi i numeri, tutto il resto è propaganda. Diciamo che siamo molto disorganizzati nell’accoglienza, il vero tallone d’Achille dell’Italia

Fulvio Scaglione: L’emergenza immigrazione non esiste in assoluto. I flussi cui assistiamo, che nel passato anche recente hanno investito altre regioni, sono un fenomeno strutturale del mondo globalizzato. L’Onu ci dice che da 40 anni almeno il 3-3,5% della popolazione mondiale è migrante. Le difficoltà che l’Italia ha vissuto negli ultimi anni dipendono in gran parte dalla folle politica occidentale (vedi distruzione della Libia di Gheddafi, per esempio) e dall’inettitudine della Ue. L’Europa con 400 milioni di abitanti e un capitale pari al 20% delle transazioni commerciali mondiali avrebbe potuto gestire tutto senza difficoltà eccessive.

Giorgio Cremaschi: L’emergenza immigrazione è stata costruita dal sistema di potere dominante per cancellare le emergenze ben più vere e più gravi, l’emergenza disoccupazione, l’emergenza povertà, l’emergenza stato sociale, l’emergenza guerra e spese militari. I governi e le élites hanno alimentato questa falsa emergenza, chiaramente affrontabile con le enormi ricchezze dei paesi europei. È stata una caccia alle streghe utile a distogliere la rabbia popolare dalle vere ingiustizie e dai veri colpevoli di esse. Salvini e compagnia raccolgono il frutto malato di questa compagnia del potere.

Francesco Della Croce: Numeri alla mano, no. Nella percezione di massa, sì. Ed è qui che giocano un ruolo fondamentale i mezzi di comunicazione di massa, che hanno riempito le cronache fino a dare l’idea di un’orda implacabile pronta ad invadere il Paese, senza un minimo di analisi delle cause e della complessità, come si converrebbe ad una informazione degna di tale nome. La riprova sta nella emergenzialità attribuita ai flussi migratori durante tutta la campagna elettorale scorsa ed il sostanziale silenzio nei mesi che hanno accompagnato tutta la gestazione del nuovo governo. Certo, esiste un problema nell’accoglienza e nella sua gestione, ma che incrocia il problema del degrado delle nostre grandi città, dei servizi non garantiti, del problema della casa come grande questione del Paese, del malaffare che riguarda anche il privato, ecc. Insomma, i problemi che vengono attribuiti all’immigrazione si incrociano con problemi che potremmo definire “storici” e che la crisi e le politiche nazionali ed europee hanno esasperato.

Sergio Cararo: I dati dicono di no, la percezione pubblica fa ritenere di si. La percentuale di immigrati sulla popolazione italiana è immensamente inferiore a quella di altri paesi europei. Con meno isteria magari si potrebbe anche cominciare a trovare soluzioni alla crescita dell’emigrazione di giovani e lavoratori italiani all’estero perché qui non trovano nulla. Esiste certo un problema di protezione – più che accoglienza – dei rifugiati che arrivano qui da noi dopo aver passato l’inferno. Ma in moltissimi casi vorrebbero proseguire verso i paesi di destinazione, ed invece rimangono bloccati in Italia

Alessandra Riccio: Non un’emergenza ma un fenomeno relativamente nuovo. Saranno circa venti anni che accade senza che si sia riusciti a organizzare l’accoglienza.

Come giudica la posizione del governo italiano con la nave Acquarius?

Alberto Negri: Il governo deve porsi degli obiettivi. Vuole soldi dall’Europa? Oppure una mano a tenerli in Africa? Oppure una redistribuzione tra stati dell’Unione? A seconda degli obiettivi decidi quale strategia adottare.

Fulvio Scaglione: Politicamente una mossa brillante. Accontenta il fronte elettorale interno e non rischia nulla sul piano internazionale dove, come appena detto, hanno tutti la coscienza sporca. E infatti tutti tacciono.

Giorgio Cremaschi: Una vergogna morale e una furbata politica, il classico celodurismo dell’Italietta peggiore, per avere consenso a spese dei più deboli. Una politica che storicamente il paese ha sempre pagato e che pagherà anche stavolta.

Francesco Della Croce: A fronte di quanto detto prima, non si può però arrivare alla facile conclusione a cui arrivano la Lega e l’attuale governo. Non si può negare il soccorso pieno all’Aquarius così come è inaccettabile la chiusura dei porti. L’Italia nel Mediterraneo ha una posizione peculiare, e quindi la necessità di attrezzarsi meglio. Per questo, dovrebbe essere lo Stato in tutte le sue articolazioni a gestire e vigilare sull’accoglienza, cosa che oggi fa in minima parte e male.

Sergio Cararo: Se il governo voleva trovare un pretesto per fare la voce grossa e forzare la mano ai partner della Ue sull’accoglienza dei rifugiati lo ha trovato con la nave Acquarius. Ma usare come pretesto gente in carne ed ossa stremata, impaurita, terrorizzata all’idea di essere riportata dall’inferno da cui è scappata, non è uno scenario accettabile. Come fai a lasciare la gente su una nave in mezzo al mare vietando l’attracco? C’è la politica ma ci sono anche i principi minimi di umanità che vanno salvaguardati. Se si perdono questi si perde tutto. Negli anni Trenta è cominciata così, poi abbiamo visto come è andata a finire.

Alessandra Riccio: Pessima. Prima di tutto salvare vite umane, specie in mare dove c’è una legge che è sacra.

Perché l’Europa ha abbandonato l’Italia nei mesi scorsi?

Fulvio Scaglione: Perché l’Europa è un nano politico e ha dei meccanismi decisionali folli, che possono essere bloccati o rifiutati da qualunque Paese voglia farlo. Prendersi i migranti non conveniva e non l’hanno fatto, tutto qui.

Giorgio Cremaschi: La UE, io non uso mai il termine Europa, è stata devastata da anni di liberismo di stato, nessuno aiuta nessuno, è la costruzione stessa della UE che porta a questo. D’altra parte il governo italiano ha festeggiato la fine della riforma di Dublino, che è la vittoria di quei paesi che non vogliono accogliere nessuno dall’Italia..quindi cortocircuito autolesionista

Francesco Della Croce: L’Europa non si è disinteressata del fenomeno, anzi, il caso tedesco è emblematico: la Germania ha accolto una quantità di lavoratori migranti professionali utile all’apparato produttivo tedesco e poi ha sostanzialmente interrotto il suo interessamento diretto. L’Europa non è stata indifferente, ha compiuto scelte politiche precise: è la stessa Emma Bonino oggi a ricordare il patto intercorso tra l’elargizione degli 80 euro da parte del governo Renzi in cambio dell’esclusiva gestione dei flussi in capo al nostro Paese. Un patto i cui contenuti andrebbero indagati e resi pubblici a livello di massa. Qui ci sono responsabilità precise.

Sergio Cararo: Proprio perché in base al Trattato di Dublino, i migranti devono essere bloccati nel paese dove approdano. E’ evidente che essendo Italia, Grecia e Spagna i paesi rivieraschi sul Mediterraneo (e le coste più vicine ai punti di partenza), gli altri paesi europei tendono a dire “è un problema vostro”. Solo Salvini è riuscito a fare il capolavoro di allearsi con i paesi dell’Europa dell’Est che con maggior durezza di altri sostengono proprio tale schema.

Alessandra Riccio: Non so, e non so se in Spagna o in Grecia se la passano meglio. Sono questi i paesi di frontiera.

Cosa dovrebbe fare il governo italiano con la prossima nave Ong con bandiera straniera che chiederà di attraccare nei porti italiani?

Alberto Negri: Se uno si propone di ottenere finanziamenti europei deve negoziare a Bruxelles in una posizione di forza, cioè accoglierli, altrimenti sarà gioco facile per l’Unione trattare al ribasso. In poche parole: se vogliamo i soldi dobbiamo prenderci delle responsabilità. Dipende dagli obiettivi che si pone il governo.

Fulvio Scaglione: Il vero problema per il nostro Governo in effetti viene adesso. In teoria, dovrebbe continuare a chiudere gli accessi finché la Ue non riuscisse a implementare il piano di ridistribuzione dei profughi e richiedenti asilo, fallito per la diserzione di troppi Paesi. Se però mi è permesso di giocare per un minuto allo statista, se fossi al posto di Salvini, Di Maio e Conte farei così: porti chiusi e via libera allo ius soli. Perché l’Italia ha bisogno di forze fresche e i seconda generazione sono stranieri ormai diventati italiani.

Giorgio Cremaschi: Un governo che volesse davvero mettere in discussione i vincoli europei dovrebbe fare l’opposto del governo italiano attuale e di quelli che lo hanno preceduto. Cioè dovrebbe accogliere i migranti e aumentare la spesa pubblica in deficit per creare lavoro e stato sociale. Dovrebbe dire alla UE siccome accolgo disubbidisco sull’austerità. Invece il governo si è messo sulla via di dire alla UE, all’opposto, io non accolgo più nessuno però ubbidirò a tutti i vincoli economici, farò altre riforme liberiste, e voi non potrete dirmi niente. E in effetti non vedo perché la UE delle banche dovrebbe essere contraria, ha già dimostrato di non avere problemi sui muri per le persone, basta che nulla fermi la libertà di movimento dei capitali...

Francesco Della Croce: Lo Stato deve sempre garantire la tutela ed il soccorso, nella forma piena. Lo Stato dovrebbe in prima persona gestire i centri di accoglienza, di concerto con le autonomie locali, creando rapporti virtuosi, che si oppongano all’attuale configurazione all’accoglienza/ghetto. Ma questo riguarda la fase terminale della questione: stupisce che quando si evoca la risoluzione del problema “a casa loro”, a domicilio, non si dica mezza parola sulle responsabilità dell’Occidente nell’attuale condizione del Medio Oriente e dell’Africa. E soprattutto non si muova un dito per una piena discontinuità. Queste politiche sull’immigrazione danno un’ immagine di discontinuità col passato (per altro falsa, perché camminano nel solco scavato da Minniti), ma in realtà non smuovono nulla per la rimozione della radice del problema. Che può consistere solo: nella cessazione delle guerra imperiali, nella cessazione dello sfruttamento economico di interi popoli, nel rilancio della cooperazione internazionale nel pieno rispetto delle prerogative e della sovranità di Stati legittimi che, da anni, anche l’Italia con l’Occidente intero hanno contribuito e stanno contribuendo a destabilizzare. Ma qui cade la maschera ed il governo giallo/verde, ad oggi, non si azzarda minimamente a mettere in discussione la sudditanza del Paese a questo schema imperiale, anzi, pare si prepari a seguirlo diligentemente ed usare “l’invasione” come arma di distrazione di massa per far passare le prossime riforme contro i lavoratori e a favore delle classi che dominano il Paese.

Sergio Cararo: Bella domanda. Probabilmente ce ne saranno altre. La soluzione, se di soluzione possiamo parlare, è indubbiamente quella di coordinare l’attracco con gli altri paesi rivieraschi ma anche quella di aprire i canali con gli altri paesi europei “terrestri” sulla base della destinazione finale dei rifugiati. La stragrande maggioranza non vogliono rimanere in Italia o in Spagna o in Grecia. I loro parenti sono negli altri paesi. E’ evidente che senza smantellare il Trattato di Dublino non se ne viene fuori.

Alessandra Riccio: Immediatamente salvare, intanto approfondire. Troppe contraddizioni sulle Ong, troppa gente senza scrupoli dovunque, troppo caos nel Mediterraneo e nella Libia, grazie a noi europei.

Gli ospiti del forum:

(*) Alberto Negri, giornalista ed ex esperto internazionale del Sole 24 Ore; Fulvio Scaglione, giornalista dell’Avvenire; Giorgio Cremaschi, ex sindacalista ed ora attivista di Potere al Popolo; Francesco Della Croce, segretario nazionale della Fgci; Sergio Cararo direttore di Contropiano e attivista della Piattaforma Eurostop; Alessandra Riccio, docente dell’Università di Napoli, storica collaboratrice di Latinoamerica.

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