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18/06/2018

Il triste Stefano (Fassina)

Che qualcosa non doveva essere giusto lo deve aver capito quel giorno che un corteo di lavoratori lo ha cacciato a calci urlandogli dietro la cosa del jobs act. Da quel giorno Stefano è tormentato.

L’anno scorso si aggirava al corteo contro i 50 anni della UE. Un caffè e all’uscita dal bar... “ciao come stai, ci sei anche te oggi?” e lui: “no figurati, passavo di qui saluto due compagni”.

Poi scrive per LEU (ancora!!!) testi durissimi contro la UE e le banche ma li legge davanti a Grasso e company tutti immersi in telefonate con Renzi, Draghi e Marchionne. Ma lui insiste, sempre più triste.

Ieri si aggirava alla partenza del corteo del 16 giugno. Anche lì in disparte, bandiere sue non ne vede. Qualcuno gli fa un cenno con la mano, lui sorride. Qualcuno una pernacchia e manco sta li a sbatterlo fuori. Di giornalisti che lo intervistano nemmeno mezzo. Chissà che pensa.

Io dico questo: Stefano noi non siamo settari. Tu, da solo e senza i tuoi amici. Vieni lì, beccati due insulti e un paio di testate. Poi mettiti lì col megafono da solo davanti a un mercato rionale. Col sandwich attaccato al collo con scritto: prima gli sfruttati, potere al popolo.

Con calma fai volantinaggi, presidi, piccoli interventi in plenaria dove ti si ascolta in silenzio senza neppure un applauso che poi ti allarghi. Poi vediamo... Non sarei settario con te, volantinaggi da fare ce ne sono sempre. E dopo qualche mese di militanza, un caffè e una birra insieme la si prende dai... noi non siamo come i tuoi amici.

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