Matteo Salvini si è preso il centro della scena politica alla sua maniera per fare la sua personalissima campagna elettorale e per continuare a coltivare la sua tanto irresistibile, quanto estremamente pericolosa, ascesa usando spudoratamente il ministero dell’interno come fosse un ministero della propaganda qualsiasi.
Per lui, Stato e partito si sovrappongono. Vi ricorda qualcuno? Se potesse, farebbe come Erdogan, ma sa che ancora non è il momento. Però ci sta lavorando, e sodo. Il resto, gli utili idioti, gli stanno facendo da confuso e soccombente contorno.
Ma cosa tiene insieme Lega e Movimento 5 Stelle? Sicuramente una vaga promessa elettorale di ripristino di alcuni diritti sociali perduti e l’offerta altrettanto vaga di “protezione” davanti alle incertezze di un mondo sempre più complesso e sempre più veloce. Le manterranno? A sentire il loro ministro dell’economia Tria, totalmente prono ad euro, pareggio di bilancio ed austerity, parrebbe proprio di no.
I risultati delle amministrative già certificano il primo importante crollo di consensi verso la gestione Di Maio e l’evidente, sostanziale, subalternità dei 5Stelle all’inarrestabile protagonismo della Lega di Salvini. E tuttavia, andrebbe ricordato che quei diritti sociali sono stati spazzati via proprio dai governi di “sinistra”. Quella “sinistra” che ora scalpita con la solita retorica umanitaria sul tema dei migranti e dell’accoglienza. Ma è solo retorica, per l’appunto, null’altro che vuota retorica.
Quella stessa retorica “umanitaria” usata massicciamente per giustificare tutte le guerre d’aggressione neocoloniali degli ultimi trent’anni sotto l’egida della NATO; guerre che, insieme al traffico d’armi, alla selvaggia globalizzazione neoliberista ed all’incessante saccheggio delle risorse di quei paesi, hanno ridotto alla disperazione ed alla fame le moltitudini di esseri umani che ora cercano una speranza di salvezza solcando i mari in imbarcazioni fatiscenti, con altissimo rischio di crepare.
La “sinistra”, ovvero, quella strana cosa che si fa chiamare ancora così, ha aperto autostrade al progetto razzista e neofascista di Salvini per mezzo del suo uomo nuovo (si fa per dire) Marco Minniti. Proprio ora che Salvini ha preso il centro della scena con la vergognosa vicenda della nave “Acquarius” e con i suoi fiammanti e deliranti tweets, andrebbe ricordato che fu l’accordo italo-libico del 2 febbraio 2017, voluto e firmato da Minniti e Gentiloni, a permettere la detenzione dei migranti nei lager gestiti dalle mafie libiche in affari con i trafficanti di esseri umani (e la mano libera alle motovedette libiche contro i soccorsi in mare). Luoghi in cui, secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani, si praticano sistematicamente indicibili violenze, stupri e deprivazioni di ogni genere, anche nei confronti di minori.
Certo, nell’ascesa di Salvini andrebbe ricordato anche il ruolo nefasto del sistema mediatico mainstream che, oltre ad avere fatto di uno scaltrissimo cialtrone un “grande leader politico”, ha quotidianamente alimentato una narrazione tutta incentrata sulla criminalizzazione dello straniero e sulla rabbia della “gente” che ha fatto da tappeto perfetto per i deliri razzisti salviniani.
E tuttavia, mai come in questo momento, andrebbero tenute presenti le responsabilità politiche e culturali della così detta “sinistra” che hanno fatto da indispensabile premessa alla deriva neorazzista in atto; in primis, la situazione di pesante degrado ed abbandono in cui sono state lasciate, per decenni, le periferie dei grandi agglomerati urbani ed in cui sono esplose le inevitabili contraddizioni usate da destra e fascisti per imporre la propria visione securitaria, razzista e neoidentitaria.
Una visione che di recente abbracci anche una certa “sinistra” che aveva trovato nel discepolo di Cossiga, Marco Minniti, un nuovo appassionato interprete ammirato anche a destra. I suoi decreti su immigrazione e “decoro urbano” sono già pietre miliari delle politiche classiste, razziste e securitarie di questo paese avendo dato la stura alle peggiori pulsioni e pratiche nei confronti dei più poveri e dei più deboli.
In fondo Minniti e Salvini sono due facce della stessa medaglia, un po’ come lo sbirro buono e lo sbirro cattivo. Parola di Matteo Orfini (!) e di un certo... Gino Strada.
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