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12/06/2018

Ai mondiali tifiamo Brasile, comunque...

Sembra che la foto in apertura sia un fotomontaggio. Qualcuno, giustamente, si chiede perché dei milionari in dollari, e all’unanimità, dovrebbero rischiare qualcosa per testimoniare con tanta evidenza un sentimento politico così radicale.

L’ex presidente Lula è stato mandato in carcere sulla base di inchieste assolutamente fasulle, messe in piedi da giudici che – ma deve essere “solo una coincidenza” – avevano seguito “corsi di specializzazione” negli Stati Uniti. Insieme a “colleghi” provenienti da Paraguay, Ecuador, Argentina, ecc.

Lula, com’è noto, era candidato alle ormai prossime elezioni presidenziali, con sondaggi che gli attribuivano la maggioranza pressoché assoluta, mentre l’atuale presidente, il golpista Temer, non superava il 7%.

Manifestazioni oceaniche hanno accompagnato sia il processo che la consegna di Lula al carcere.

Il post diventato virale sui social – quello qui di fianco – è dunque probabilmente solo un atto d’affetto politico verso l’operaio diventato presidente.

Ma questo non inficia affatto il significato politico del gesto. Che ricorda a tutto il mondo, mentre sta per sedersi davanti al televisore per seguire i mondiali di calcio, quanto sia difficile e rischioso costruire un mondo migliore, sottratto al dominio dell’imperialismo yankee.

Tiferemo dunque Brasile, in tutti i sensi. Perché gioca un calcio da favola e perché, in quel paese ma non solo in quello, qualche favola aveva ripreso a concretizzarsi in vita reale.

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