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15/06/2018

Le disuguaglianze crescono. Salari al nord: ottomila euro in più che al Sud

E’ un meccanismo a catena, che si riproduce e si acutizza, sistematicamente. Nelle città dell’Italia del Nord, in particolare del Nord-ovest, ci sono le più alte retribuzioni medie annue dei lavoratori dipendenti. Nel 2016 il reddito medio di un lavoratore dipendente nel Nord è stato di circa 24.400 euro, contro i 16.100 euro di un lavoratore del Meridione: una differenza di oltre 8mila euro annui che in qualche modo indica la diversa struttura dell’occupazione e delle retribuzioni, ma anche la maggiore continuità o discontinuità nella partecipazione all’occupazione dipendente che connota le due aree del Paese.

A documentarlo è l’Istat, sottolineando come l’attuale divario sia associato a dinamiche molto diverse nei territori. Se è vero che le retribuzioni medie annue risultano cresciute, esse sono cresciute con velocità notevolmente diverse: +11,4% al Nord, +3,4% nel Mezzogiorno. Ma il divario iniziale, che nel 2009 misurava 6.300 euro a vantaggio del Nord sul Meridione, si è quindi notevolmente accentuato, come tutti gli altri indicatori delle disuguaglianze nel nostro paese.

Oltre che ampia, la differenza tra le aree del paese è netta: le prime 22 province in termini di reddito da lavoro dipendente sono tutte del Nord, ad eccezione di Roma, che è terza in Italia con 23.300 euro circa, dopo Milano (29.600 euro circa) e Bologna (25.600 euro circa); nessuna provincia del Centro o del Nord occupa la coda della distribuzione, in cui invece si concentrano tutte le province della Calabria e della Campania tranne Napoli; Foggia, e Lecce per la Puglia; Matera in Basilicata; Trapani, Messina, Agrigento, Enna e Ragusa in Sicilia; le province sarde di Sassari e Nuoro. Differenze si osservano anche all’interno delle aree, in particolare nel Nord-ovest e al Sud della Penisola, con intervalli che vanno dai 29.600 euro di Milano ai 16.700 circa di Imperia, dai 19.600 di Chieti ai 12.100 di Vibo Valentia. Il reddito da lavoro dipendente nella provincia in maggiore vantaggio, Milano, è circa due volte e mezzo quello della provincia più svantaggiata in assoluto, Vibo Valentia.

Le differenze territoriali vengono invece mitigate dall’importo medio annuo delle pensioni, pari a circa 17.700 euro in Italia nel 2015, più elevato al Centro (18.800 euro circa) e più basso al Mezzogiorno (15.600 euro circa), rispetto ai salari la differenza scende quindi da 8mila a poco più di 3mila euro. La differenza si è accresciuta di poco negli ultimi anni, data la minore dinamicità di questa fonte di reddito che, rispetto al 2011, è cresciuta di appena l’1,1% sia in media nazionale che ripartizionale. La graduatoria delle province è compresa tra il massimo di Roma (21.500 euro circa) e il minimo di Crotone (13.500 euro circa). Il netto divario Nord-Sud è confermato dalla distribuzione provinciale: nella coda della distribuzione si trovano soltanto province del Mezzogiorno, ad eccezione di Fermo (14.600 euro circa), nella parte più alta soltanto province del Nord e del Centro. Tuttavia si riscontrano differenze particolarmente ampie tra le province del Nord-ovest, comprese tra il massimo di Milano (21.300 euro circa) e il minimo di Imperia (16mila euro circa).

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