16/07/2019
Africa addio. Le disuguaglianze del Sahel e le resistenze
Il capitalismo ha vinto dappertutto. Anche l’Africa nel suo complesso ha scelto di adeguarsi alla dittatura del capitale. Questo a una settimana dalla dodicesima sessione straordinaria della Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Africana celebrata a Niamey. Quel giorno c’è stata la ratifica dell’accordo e il varo degli strumenti operativi della Zona di Libero Scambio che era già stato adottato a Kigali, la capitale del Rwanda, il 21 marzo dell’anno scorso.
Praticamente tutti i paesi del continente hanno firmato l’accordo meno l’Eritrea che ha comunque lasciato intendere una sua prossima adesione. Una grande zona commerciale, il più grande mercato del mondo secondo le ultime proiezioni. In Africa, con l’attuale incremento demografico, si passerebbe dall’attuale popolazione stimata ad un miliardo e 270 milioni a due miliardi e mezzo di persone nel 2050.
I cittadini si sono trasformati in consumatori, il continente africano in un grande fiera commerciale e il panafricanismo delle indipendenze politiche in una società per azioni. Il tutto sotto i riflettori indifferenti dei popoli del continente, da subito esclusi da ogni dibattito e partecipazione alle scelte.
Africa addio.
Il recente rapporto di Oxfam, nota ONG umanitaria che opera in oltre 90 Paesi del mondo, non lascia dubbi in proposito. In Africa Occidentale e in particolare nel Sahel, le disuguaglianze hanno raggiunto un livello critico. Mentre un esiguo e crescente numero di persone si arricchisce in modo inaudito, l’immensa maggioranza della popolazione è privata degli elementi essenziali di una vita degna di questo nome. Il cibo, l’acqua, i servizi come l’educazione, la salute, il lavoro e dunque la partecipazione alla vita politica, sono stati presi in ostaggio da un sistema che prima esclude e poi cancella gli indesiderati.
L’indice scelto da Oxfam per determinare il grado di disuguaglianza dei Paesi in questioni si basa su tre elementi: le spese pubbliche, la fiscalità e il mercato del lavoro.
Il rapporto considera anche un’analisi regionale nell’ambito agricolo e del diritto fondiario. La Nigeria, la Sierra Leone e il Niger figurano tra gli ultimi della classifica mentre la Mauritania e il Senegal primeggiano. In Nigeria, ad esempio, 5 persone possiedono una fortuna combinata più importante del bilancio dello stato.
L’Africa, un continente tra i più poveri è anche tra i continenti con più disuguaglianze. Africa addio.
Peccato davvero. Sarà stato il colonialismo, poi il neoliberismo e infine la Zona di Libero Mercato Africano per chiudere il cerchio e confermare la scelta capitalista. Non l’inclusione, ma l’esclusione ne sono la filosofia portante che grazie alla globalizzazione trasforma i cittadini in mercanzie e le mercanzie in veri e unici cittadini liberi di circolare. Si bloccano i pochi migranti in legittimo transito verso il nord del continente e nel contempo si rivendicano mercati per tutti e a giusta misura dei vincitori.
Quanto ai vinti, confiscati della parola e della visibilità, si troveranno confinati in riserve gestite dalla Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e affidati alle mani prodighe delle Agenzie Umanitarie. Finirà così la Zona di Libero Mercato e cioè, com’è noto, di libere volpi in liberi pollai, che fin dall’inizio della storia capitalista ha caratterizzato l’economia politica dello sfruttamento.
Nel sistema così organizzato non c’è fatalità e neppure destino manifesto, solo piccole o grandi scelte di una classe ben visibile che forma l’élite che organizza, governa e perpetua la guerra contro i poveri. Il capitalismo ha vinto dappertutto. Non in Africa.
È proprie lei che si è messa all’avanguardia delle resistenze. A Niamey, malgrado i nuovi alberghi a 5 stelle, i semafori in genere non funzionano e si arriva puntualmente in ritardo agli appuntamenti decisivi. Tutto si ferma per un funerale e per i battesimi del sabato mattina non c’è ordinanza municipale che tenga. Le tende e le sedie per gli invitati occuperanno la strada e all’ora della preghiera l’autista del bus scende e con lui tutti i passeggeri. I contratti di lavoro sono orali oppure scritti e poi abbandonati nelle mani dei sindacalisti nel frattempo partiti in viaggio o in ferie non retribuite. Quando piove si allaga l’unico sottopassaggio del Paese e malgrado gli avvisi e le ingiunzioni c’è gente che abita vicino al fiume che prima o poi strariperà. Si possono demolire i negozi vicino alla strada e dopo una settimana rispuntano poco lontano con altri materiali di scarto. Azzardatevi poi a pulire le strade dalla sabbia e tornate dopo una mezzora.
La sabbia vi guarderà sorridendo.
Niamey, luglio 2019
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