È proseguito tutta la mattina lo sgombero dell’ex scuola Don Calabria a Primavalle. Dopo i momenti di tensione durante la notte e la prima parte della mattina, l’immenso dispositivo di sicurezza messo in campo per smobilitare le oltre trecento persone che vivevano nell’occupazione ha proseguito ad eseguire gli ordini. Quali? Molto semplice: mandare in mezzo alla strada uomini, donne e bambini.
Perchè?
Per ripristinare un ordine pubblico mai messo in discussione dalla presenza di quella occupazione. Anzi, con trecento e passa persone abbandonate al loro destino, adesso si che ci sarà da gestire un problema. E chi dovrà gestirlo? Il disastrato Comune di Roma, probabilmente, attraverso i servizi sociali che lamentano da anni ormai sottodimensionamento organico e tagli. Un bel lavoro, insomma.
Sul piano della stretta cronaca, la mattina è scivolata via tra il viavai di camionette – tantissime – in via Pietro Bembo e nelle strade limitrofe.
Dalla postazione in cui siamo riusciti a documentare quanto avveniva (impossibile avvicinarsi, anche per noi giornalisti) era perfettamente visibile quello che si verificava all’interno della struttura: un gruppo di occupanti ha presidiato a lungo il tetto della scuola, fino a quando sono stati costretti a scendere.
Nel cortile interno gruppi di persone in piedi, in attesa di – probabilmente essere identificati e sopratutto di conoscere il loro destino. Ogni tanto un gruppetto si è allontanato, trascinando borse e trolley. Il rumore di vetrate rotte, qualche grido di disperazione (“non abbiamo lavoro” ripetuto più volte da una voce femminile), le immagini dolorose dei bambini trascinati per mano dagli adulti.
Siamo abituati a vedere e raccontare situazioni simili, in una città che ormai sta diventando capitale anche degli sgomberi, oltre che dell’emergenza abitativa. Abituarsi, a queste immagini, è tutta un’altra storia.
Ma d’altronde c’era bisogno di un diversivo: Trump, per il suo Russiagate, creò prima il “nemico” Corea del Nord, poi passò all’Iran. Noi, nel nostro piccolo, al momento ci siamo accontentati dei disperati dell’ex Don Calabria.
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