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26/07/2019

Il Decreto Sicurezza bis è “legge”. Guai a protestare nelle piazze

La Camera ha approvato martedì il Decreto Sicurezza bis. A favore hanno votato sia il M5S, che la Lega, Fi e Fdi. 17 deputati del M5S non hanno partecipato al voto ma solo la deputata del M5S Doriana Sarli ha avuto il coraggio politico di votare contro questo decreto liberticida, mentre il Pd e Leu hanno votato contro, ma il Pd ne contesta solo la parte relativa all’immigrazione. Praticamente nulla è stato contestato della parte relativa alla repressione delle manifestazioni di piazza.

Il testo passa ora all’esame del Senato e dovrà essere convertito in legge entro il 13 agosto. Per l’Autunno dunque la gabbia repressiva contro le manifestazioni di piazza sarà bella che pronta.

Che cosa prevede questa legge liberticida contro le manifestazioni?

Il decreto sicurezza bis inasprisce le pene per chi durante una manifestazione in luogo pubblico e aperto al pubblico senza giustificato motivo usa caschi protettivi o qualunque altro mezzo che rende difficoltoso il riconoscimento della persona: la pena – che nella disciplina attuale è fissata nell’arresto da uno a due anni e nell’ammenda da 1.000 a 2.000 euro – diventa l’arresto da due a tre anni e l’ammenda da 2.000 a 6.000 euro. È punito, con la reclusione da uno a quattro anni, chi, nel corso delle manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone, fumogeni, razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile o in grado di nebulizzare gas contenenti principi attivi urticanti, ovvero bastoni, mazze, oggetti contundenti o, comunque, atti a offendere.

Il decreto inasprisce anche le pene per fatti già oggi previsti come reato se vengono commessi nel contesto di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. In particolare, diventa un’aggravante il fatto di commettere il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, resistenza a un pubblico ufficiale o violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario “nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Il decreto inoltre prevede la non archiviazione per lieve tenuità del fatto, nei confronti di chi commette reati di violenza, oltraggio o resistenza a pubblico ufficiale.

Il decreto prevede che chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

C’è poi tutta la parte relativa alla repressione dell’immigrazione con multe da 150 mila a 1 milione di euro per il comandante della nave che viola il divieto di ingresso nel mare territoriale; l’arresto in flagranza del capitano se non si ferma di fronte allo stop e la confisca dell’imbarcazione.

L’articolo 1 prevede che il Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e informato il Presidente del Consiglio, possa “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica e quando si concretizzino le condizioni di cui all’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare di Montego Bay limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti. La norma non si applica al naviglio militare e alle navi in servizio governativo non commerciale.

È prevista una sanzione amministrativa da 150 mila a 1 milione di euro per la violazione, da parte del comandante di una nave, del divieto di ingresso, transito o sosta nel mare territoriale e si applica la sanzione accessoria della confisca dell’imbarcazione. Responsabile dell’illecito è dunque il comandante della nave mentre l’armatore e il proprietario della nave dovranno procedere al pagamento solo se non vi provvede il comandante. È previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato nei confronti del comandante che commette un delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra.

Un altro passo verso lo Stato di Polizia è stato compiuto con il consenso del Parlamento e del Quirinale che non hanno ravvisato dentro il Decreto elementi di incostituzionalità e di restrizione della libertà di manifestazione. Molte delle norme già esistevano ma si è provveduto a renderle più pesanti anche in assenza di rilevanti conflitti sociali o manifestazioni di piazza con scontri. Al contrario questa rigidità rischia proprio di accentuare le occasioni di tensione nelle piazze per infrazioni ritenute fino a ieri lievi e non ostative. Immaginate se all’inizio di una manifestazione la polizia pretenderà di sequestrare un casco (obbligatorio per la circolazione) o entrerà di forza in una manifestazione per fermare chi accenderà un fumogeno. Insomma una vera e propria istigazione legalizzata a mettere a rischio manifestazione che potrebbero svolgersi tutto sommato pacificamente.

L’Autunno ci dirà se sbagliamo o abbiamo previsto giusto.

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