Tra poco si riunisce il consiglio di amministrazione delle Ferrovie per decidere quale dovrebbero essere per Alitalia i soggetti deputati a quello che il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo sociale ha più volte indicato come il Piano del rilancio e non del salvataggio per uno o due anni.
Non sappiamo chi sarà della partita ma vogliamo sottolineare, ora e prima di ogni decisione, che cosa è importante fare per ottenere il risultato indicato da Di Maio.
Serve che lo Stato, il pubblico, definisca e realizzi in tempi brevi quelli che vengono definiti “requisiti di sistema”, cioè quelle regole che, presenti in ogni paese europeo che possiede una compagnia aerea degna di questo nome, sono assenti del tutto in Italia e che hanno permesso a compagnie low cost di essere finanziate da soggetti pubblici, di pagare le tasse in un altro stato e di beneficiare di tutta una serie di agevolazioni che altri paesi non hanno invece permesso.
Serve una compagine di soci, se come sembra la nazionalizzazione da noi sostenuta non è nella testa e negli obiettivi di questo governo, tra i quali i soggetti pubblici devono avere il controllo reale delle politiche aziendali.
Non serve invece chi realizza piani come quello che è emerso sui giornali che fanno esclusivamente gli interessi di Delta e di Air France/KLM sui mercati del Nord Atlantico e sui voli intercontinentali, costruendo strumentalmente migliaia di esuberi e le condizioni per la prossima crisi.
Serve un piano che sviluppi in modo sostanziale, incrementale e da subito la flotta di lungo raggio per poter competere sui voli intercontinentali, più remunerativi e non soggetti all’attività delle low cost.
Serve un piano che non produca esuberi e che, al contrario, accompagni lo sviluppo con nuove assunzioni e la reinternalizzazione di attività fondamentali come le manutenzioni e la commercializzazione, oggi colpevolmente abbandonata in altre mani.
Serve un management esperto e che faccia esclusivamente gli interessi della compagnia e del paese.
Non serve, infine, una compagine di soci e di capitali che siano finalizzati ad altri interessi che non siano quelli del reale sviluppo di Alitalia. Abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle esperienze simili e non vogliamo più essere spettatori di tale scempio industriale e sociale.
La parola ora spetta direttamente al Governo: vediamo se le promesse diventeranno realtà. In caso contrario i lavoratori non rimarranno certo con le mani in mano.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento