The Who - Baba O'Riley
(inclusa nell'album "Who's The Next", Decca Records, 1971)
Per comprendere quanto sia stata grande l’influenza del minimalismo americano sulla musica pop-rock, uno degli esempi più lampanti è quello dello storico brano dei Who, tratto da “Who's Next” (1971), “Baba O'Riley”. Sicuramente non è il primo caso che dimostra questa influenza, basterebbe pensare ai bordoni di “Heroin” nell'esordio dei Velvet Underground per capire quanto la viola di John Cale sia ispirata al minimalismo di La Monte Young, o ai Third Ear Band che nel 1971 proponevano dal vivo brani come “Eternity In D”.
C’è però qualcosa che rende “Baba O'Riley” fondamentalmente diversa da queste esperienze e persino più significativa. Per prima cosa, mentre i Velvet Underground o i Third Ear Band nascono, fin dagli inizi, come band legate all'avanguardia e alla sperimentazione, i Who sono decisamente legati al mondo del rock giovanile britannico. Di conseguenza il loro avvicinamento all'avanguardia è un evento significativo in quanto segna l'ingresso definitivo del minimalismo americano nel mondo della musica pop. Inoltre i Who non si approcciano al minimalismo della “nota eterna” di La Monte Young (ad esempio il lungo bordone ripetuto di “The Tortoise, His Dreams And Journeys” del 1964), ma si avvicinano al minimalismo mistico californiano, cioè al capolavoro pubblicato due anni prima “A Rainbow in Curved Air” (1969) di Terry Riley. Non note lunghe ma piccoli pattern di schegge impazzite che si ripetono incessantemente. Basta ascoltare l’intro del brano con un flusso di note del synth di Townshend velocissime che si ripetono con piccoli cambiamenti. Al loro interno è impossibile stabilire quale sia il tempo, per farlo si deve attendere - al quarantaduesimo secondo - l’ingresso del piano.
E’ uno straordinario esempio di come l’avanguardia possa legarsi in modo indissolubile al rock più trascinante e popolare, addirittura contribuendo a far diventare un brano una hit mondiale, senza perdere la sua natura di avanguardia, quindi potenzialmente solo per ascoltatori di nicchia. Intro minimalista dedicata a Terry Riley, successivo ingresso di piano, batteria, basso, chitarra e voce che rendono “Baba O’Riley” uno dei grandi classici del pop-rock mondiale, con stacchi imperiosi e granitici con loop minimalista costantemente in sottofondo, fino all’inatteso colpo di genio con assolo di violino che accelera gradualmente sino ai rapidi ritmi finali. Oltre che a Terry Riley il brano è dedicato al santone indiano Meher Baba e avrebbe dovuto far parte (insieme a "Won't Get Fooled Again") della rock opera “Lifehouse”, mai completata. I testi raccontano di una Gran Bretagna distopica, distrutta da guerre e inquinamento, dove la libertà è definitivamente perduta. Alcuni giovani però (“Teenage Wasteland” quello che doveva essere il titolo iniziale) riescono a creare una resistenza.
Tra citazioni musicali e inni di libertà, “Baba O’Riley” appare oggi come un piccolo miracolo del genio della band britannica, un’opera anticipatrice che stupisce ancor oggi per la sua preveggenza.
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