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21/07/2019

Repressioni anticomuniste in nome della “unità di popolo”

Regolarmente, e legittimamente, si dà notizia delle repressioni, delle persecuzioni sempre più sfacciate, dei divieti a partecipare alle elezioni, che imperversano in vari Paesi dell’Europa orientale e delle stesse ex Repubbliche dell’URSS, contro i comunisti, le organizzazioni comuniste, i simboli stessi del comunismo. Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, per non parlare dell’Ucraina nazi-golpista: le angherie e la caccia ai comunisti sono purtroppo cronaca quotidiana.

Molta meno luce invece su altre regioni che, forse per qualcuno, non rappresentano che lo sfondo di capolavori della letteratura ottocentesca: da Lermontov a Radyšev, a Puškin, Tolstoj.

È di questi giorni il caso della Repubblica di Karačaevo-Čerkesija, le cui autorità, approssimandosi le elezioni parlamentari di settembre, stanno cercando di eliminare dalla corsa elettorale i rappresentanti del PCFR.

Il clan del Governatore, Rašid Temrezov, denunciano da Mosca i comunisti di Gennadij Zjuganov, ha deciso di pagare qualsiasi prezzo pur di non ammettere oppositori alle elezioni del 8 settembre per l’Assemblea nazionale, cioè il Parlamento repubblicano.

Il segretario del PCFR della Karačaevo-Čerkesija, Kemal Bytdaev, sostiene che i comunisti hanno cominciato ad avvertire la pressione del potere sin dal momento in cui hanno annunciato che sarebbero entrati in Parlamento: “La pressione è poi aumentata con la Conferenza, nel corso della quale abbiamo scelto i compagni candidati. Sappiamo che ai delegati è stato chiesto di firmare documenti sull’illegittimità dell’evento”, ha detto Bytdaev. Il 24 giugno la Commissione elettorale repubblicana ha “autenticato la lista del PCFR. I compagni hanno iniziato ad attendere il 5 luglio per registrarsi e concentrarsi sulla campagna elettorale. In quel momento, il partito ‘Patrioti di Russia’, guidato dal biznessmen Gennadij Semigin, ha intentato causa contro la Commissione elettorale per aver autenticato la lista del PCFR”.

Il 5 luglio, invece della registrazione, i comunisti sono finiti in tribunale: i “Patrioti di Russia”, considerato nella Repubblica K-Č il partito “tascabile” del potere ha intentato una causa, cavillando su alcune formalità relative alla lista dei candidati del PCFR. Il Giudice della Corte Suprema repubblicana, Marina Ezaova, avrebbe respinto una decina di sollecitazioni ad acquisire materiali della Commissione elettorale sui documenti presentati dal PCFR, sentire testimoni. Per il 15 luglio, il PCFR aveva indetto una manifestazione di fronte all’edificio del Governo “Contro la discriminazione del PCFR nelle elezioni all’Assemblea Popolare della KČR. Contro il nepotismo nell’amministrazione della Karačaj-Čerkesija. Per una Karačaj-Čerkesija sovietica!”

In effetti, il 15 luglio si è tenuto a Čerkessk un incontro pubblico con i deputati della Duma federale per il PCFR, in cui si sono denunciati i funzionari locali che non permettono al PCFR di partecipare alle elezioni repubblicane; nonostante le sollecitazioni, il Governatore Temrezov ha rifiutato l’incontro coi deputati della Duma e, invece, agenti del Ministero degli interni hanno arrestato Kemal Bytdaev, accusato di raduno non autorizzato di fronte al palazzo del governo.

Il 17 luglio era ancora ignoto dove fosse stato portato Bytdaev: “La repressione contro il PCFR in KČR ha raggiunto un nuovo livello. Le autorità della repubblica ricorrono alle forze di sicurezza per intimidire i comunisti”, scriveva ieri il PCFR.

Per avere un abbozzo della situazione, basti dire che la Direzione centrale per la lotta all’estremismo (TsPÄ) del Ministero degli interni è in mano al cognato di Temrezov, Marat Abazaliev (qualche mese fa, era scoppiato uno scandalo in relazione a un ricco business di intercettazioni telefoniche da lui organizzate, per conto di alcuni imprenditori, ai danni di imprenditori concorrenti), a sua volta marito di Larisa Abazalieva, Presidente della Commissione elettorale repubblicana, mentre Presidente del tribunale della capitale è il fratello di Temrezov. Il Deputato comunista alla Duma Aleksej Kurinnyj dichiara che gli ultimi avvenimenti in Karačaevo-Čerkesija, in cui “si è consolidato un sistema feudale di direzione”, dimostrano che “il capo della Repubblica ha deciso di eliminare la principale fonte di pericolo per sé e il suo clan, cioè il PCFR”.

E, nonostante tutto questo, lo stesso 17 luglio, i deputati (meno uno, uscito dall’aula) del PCFR alla Duma, al pari di tutti gli altri deputati, hanno osservato il rituale minuto di silenzio in memoria della fucilazione, 101 anni fa, dello zar “Nicola II e della sua famiglia e delle vittime della guerra civile del 1917-’22”.

La proposta del minuto di silenzio per la famiglia imperiale, elevata alla santità nel 2000, era partita da Vladimir Žirinovskij, appoggiata da tutte le frazioni, meno quella del PCFR, che però l’ha poi osservata. Lo speaker della Duma, Vjačeslav Volodin, del partito presidenziale “Russia Unita”, ha dichiarato che “La riconciliazione inizia quando tutti capiamo che ciò non può essere ripetuto, che ciò è inammissibile. Credo che il fatto che oggi tutte le frazioni della Duma abbiano onorato la memoria costituisca una buona base per parlare del futuro“.

Fioriscono così sempre più in Russia, e costituiscono un “impegno per il futuro” e per “superare le divisioni della Rivoluzione d’Ottobre”, le targhe, i busti, le statue equestri a Kolčak, Vrangel, Alessandro III, Mannerheim, all’intera dinastia dei Romanov.

Il vice presidente della frazione di “Russia Unita” alla Duma, Andrej Isaev, ha dichiarato che la guerra civile imperversò in Russia “100 anni fa, ma nel cuore di molte persone continua ancora oggi, quando molti si considerano rossi o bianchi ... in futuro non dovrà esserci spazio per una contrapposizione” come quella di cento anni fa; dunque “affliggiamoci per tutte le vittime della Guerra civile, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche“.

Viktor Tjulkin, presidente di ROTFront, si è detto “per nulla meravigliato” della scelta del PCFR di unirsi al minuto di silenzio; d’altra parte, “la tesi principale di Zjuganov è che la Russia abbia esaurito la rivoluzione”. E anche le parole di Volodin sulla riconciliazione e sul fatto che “ciò non può essere ripetuto”, ha aggiunto Tjulkin, si appaiano al programma del PCFR di “inserirsi nel sistema quale opposizione di sinistra responsabile”, del suo appello a “giuste elezioni” e dell’illusione di “poterle vincere e arrivare a un governo di fiducia nazionale, che, stante il capitalismo, garantisca il benessere del popolo”.

Dunque, chiosa Alexander Batov ancora su ROTFront, uniamoci tutti, “patrioti, liberali, monarchici, nazionalisti, clericali”, sgoliamoci “nel coro monolitico” del “Perdonaci, Sovrano“, e dimentichiamoci delle migliaia di calpestati nel 1896 a Khodynka, per i festeggiamenti all’incoronazione di Nicola; scordiamoci dei fucilati della “domenica di sangue” del gennaio 1905, degli operai trucidati nel dicembre del 1905 al rione Presnija di Mosca, del massacro della Lena del 1912, di tutte le vittime della guerra russo-giapponese e della prima guerra mondiale.

“La gente comune non conta. È solo materiale d’usura per i piani dell”unto di dio’. La gente comune deve tacere e sopportare e allora la si loderà per la lealtà e il patriottismo. Ma colui che ha osato alzare la mano contro il signore è un criminale, un nemico dello stato”.

Perché, accanto ai manifesti col ritratto dello “zar martire”, affissi per le strade di Mosca, non “vediamo anche i manifesti coi volti di quegli operai di Presnija, della Lena, della guerra?”, scrive Jurij Alekseev su colonelcassad. Fermiamoci “un momento a riflettere” prosegue Alekseev, “quanti siamo noi, oggi, eredi di quella Russia di 140 milioni di operai e contadini, e quanti invece i discendenti di quel piccolo mondo di palazzo, aristocratico, burocratico, che hanno costruito il proprio benessere sui mali e le privazioni della maggioranza? Per qualcuno, forse, non fa differenza, ma io non mi vergogno delle mie origini operaie. E allora, che atteggiamento devo tenere con coloro che tacciono sia le disgrazie che le conquiste dei miei antenati, cancellandoli dalla storia, mentre mi impongono di onorare e versar lacrime su un monarca buono a nulla e malvagio, che non ha mai avuto rimorsi di coscienza per le migliaia e migliaia di persone del cui sangue sono lorde le sue mani regali?”.

La repressione contro i comunisti continua. Ma, a ogni latitudine dell’emisfero, domina il verbo della “riconciliazione nazionale”.

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