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03/08/2019

WSJ - Perché Russia e Cina stanno unendo le forze

Abituati come siamo a una classe dirigente becera e insipiente, capace soltanto d'appiattire il sentire comune su livelli di volgarità intellettuale e verbale che paiono senza confini, ci stiamo disabituando a scomporre "la voce del padrone".

Si tratta, tuttavia, di una leggerezza cui dobbiamo rifuggire, in particolare quando a descrivere la rotta sono i più alti piani del capitale. È il caso dell'articolo del Wall Street Journal, tradotto da Milano Finanza, che trovate qui sotto.

Fatta la tara con un'enfasi retorica da unica superpotenza completamente fuori luogo, il testo contiene comunque delle indicazioni interessanti:

1) la classe dirigente statunitense non ha ancora compreso, o rifiuta di prendere atto, del venir meno del proprio ruolo di primus inter pares;

2) l'ordine multipolare in fieri che trova in Cina e Russia i nuovi baricentri su cui si stanno riconfigurando gli interessi e le relative catene del valore globali, viene minimizzato, ai limiti del negazionismo, da una classe dirigente che non ha alcuna intenzione di fare i conti con il proprio declino;

3) l'anomalia Trump, descritto ai tempi della suo ingresso alla Casa Bianca, come un fattore del tutto esogeno allo scorrere dell'ordine capitalista statunitense e mondiale, ora è sempre più spesso riconosciuto come l'uomo giusto al posto giusto, per un capitalismo che pensa e intende ancora imporsi come il primo e unico della lista a livello internazionale. Oltre a questo articolo, lo dimostrano l'andamento azionario del Dow Jones, che macina record su record da quando Trump ha preso possesso dello studio ovale;

4) l'aggressività sullo scacchiere internazionale dell'attuale amministrazione statunitense è vissuta come necessaria, comunque un dato di fatto da prendere come tale.

5) L'Unione Europea è palesemente percepita come un soggetto prossimo alla liquidazione.

Lo scenario che ne risulta è eufemistico definirlo inquietante, soprattutto quando alle analisi politico-economiche seguono fatti di questo genere...

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La scorsa settimana aerei militari russi e cinesi hanno sondato le difese aeree sudcoreane e giapponesi, costringendo i sudcoreani a sparare più di 300 colpi di avvertimento prima che gli intrusi si allontanassero.

Questa è stata solo l'ultima manifestazione di un'alleanza sempre più profonda tra Russia e Cina. James Dobbins, Howard Shatz e Ali Wyne hanno descritto l'allineamento emergente in un saggio dello scorso aprile sulla rivista Diplomat. Nel 2016, la Russia ha spodestato l'Arabia Saudita come maggior fornitore di petrolio importato in Cina. Nel 2017, i due Paesi hanno tenuto la loro prima esercitazione navale congiunta nel Mar Baltico. Nel giugno 2018, Xi Jinping chiamò Vladimir Putin "il mio migliore e più intimo amico", e più tardi quell'anno le forze cinesi parteciparono alla più grande esercitazione militare sul suolo russo dal 1981.

Il direttore uscente dell'intelligence nazionale, Dan Coats, sostiene che i due supergiganti eurasiatici sono vicini così come lo erano negli anni '50. Dal Venezuela alla Siria alla Serbia, stanno lavorando per frustrare l'Occidente. Inoltre, stanno cooperando sempre più spesso anche nell'Africa subsahariana e hanno trovato il modo di ridurre la loro concorrenza in Asia centrale.

Molti analisti hanno sottovalutato le prospettive di un profondo coordinamento sino-russo. Per loro, l'obiettivo generale della politica estera di Putin è da tempo quello di fare della Russia una grande potenza indipendente tra Europa e Cina; una stretta alleanza con una Cina in ascesa va contro questo obiettivo. Le tensioni lungo un esteso confine, le rivalità commerciali e i sospetti russi sui disegni cinesi nei territori dell'Estremo Oriente tendono a separare i due paesi. Dato il lento declino della Russia e la rapida ascesa della Cina, alcuni si aspettavano che la Russia avrebbe sostenuto gli sforzi occidentali per riequilibrare la Cina piuttosto che comprometterli.

Mosca sembra invece aver concluso che la porta verso l'Occidente è chiusa. L'Unione Europea è troppo debole, troppo indecisa e troppo liberale per servire da partner strategico per la Russia di Putin. Il Presidente Trump è troppo impulsivo e il Congresso troppo ostile affinché gli Stati Uniti possano soddisfare le esigenze della Russia. Per questo, occorre scegliere tra un'alleanza con la Cina e l'isolamento.

C'è un altro fattore che spinge Mosca e Pechino insieme. L'atmosfera circense della presidenza Trump a volte lo oscura, ma negli ultimi anni si è assistito a un notevole aumento del potere americano. La portata di Washington si sta espandendo, la sua capacità di imporre la propria volontà agli altri è cresciuta, ed è diventata più disponibile e capace di usare il suo potere in modo dirompente. Inoltre, come dimostrano le recenti proteste a Mosca e Hong Kong, le idee liberali hanno ancora il potere di sfidare gli autocrati del mondo. La Russia e la Cina hanno deciso di lavorare più strettamente insieme per lo più perché entrambi i paesi sono più preoccupati dagli Stati Uniti.

Persone intelligenti non sono d'accordo sulla saggezza della politica dell'amministrazione Trump sull’Iran, il cui successo è tutt'altro che certo: ma come dimostrazione del potere americano, l'isolamento economico di un grande produttore di petrolio nonostante la rigida opposizione europea, cinese e russa è uno spettacolo straordinario. Per la Russia, un altro grande produttore di petrolio dipendente dal commercio con l'Occidente che ha sentito il morso delle sanzioni americane, è terrificante.

Tre fattori contribuiscono a questo aumento della potenza americana. In primo luogo, il successo del fracking petrolifero e delle tecnologie correlate, che insieme all'aumento dell'uso delle energie rinnovabili in Occidente, rende i mercati energetici mondiali più resistenti. I prezzi del petrolio sono stabili e relativamente bassi, anche se l'Iran e il Venezuela sono stati essenzialmente costretti ad uscire dal mercato.

In secondo luogo, la crescente sofisticazione delle tecnologie dell'informazione implica che le autorità statunitensi sono in grado di monitorare transazioni complesse e di applicare sanzioni secondarie in misura senza precedenti. I governi europei sono rimasti scioccati nello scoprire di non poter proteggere dagli effetti della legge americana le aziende nazionali che desiderano fare affari con l'Iran. Mosca e Pechino non possono fare a meno di notare che un giorno questi strumenti potrebbero essere rivolti contro di loro.

Il terzo fattore è il presidente Trump. Usando il commercio e i dazi come armi in negoziati non correlati, il presidente ha aumentato il peso dell'America. Gli sforzi europei per resistere alle sanzioni statunitensi contro l'Iran, per esempio, devono essere portati avanti all'ombra delle minacce di Trump di imporre massicci dazi sui principali prodotti europei per motivi di "sicurezza nazionale" vagamente definiti.

I critici di Trump sostengono che Washington non può permettersi di alienare gli alleati di lunga data, ora che gli avversari si uniscono tra loro contro gli Stati Uniti. E le aziende di tutto il mondo hanno bisogno di quel tipo di prevedibilità politica che la diplomazia dell'era Trump sta costantemente erodendo.

È vero, e preoccupante, ma il nuovo disordine mondiale ha cause più profonde di Trump. Ci sono due grandi potenze in crescita nel mondo di oggi, non solo una, e gli Stati Uniti, così come la Cina, sta sviluppando una visione più ampia dei suoi interessi man mano che il suo potere cresce.

La Cina ha risposto alla nuova situazione competitiva internazionale approfondendo le sue relazioni con un partner strategico. Combinare le ambizioni sconvolgenti di due potenze mondiali in ascesa con le conseguenze economiche, militari e culturali dirompenti della rivoluzione dell'informazione, ed ecco che le cause del nostro disordine sono più facili da capire anche se non, purtroppo, da risolvere.

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