Da tempo contro il leader del Labour Party è in corso una campagna da parte degli apparati ideologici dello stato israeliano. E nel clima elettorale che si delinea in Gran Bretagna, questi apparati stanno intervenendo pesantemente. Il giornale web Fanpage rivela che il rabbino Jonathan Romain, ha preso una decisione senza precedenti: ha scritto ai membri della sua sinagoga, invitandoli a votare per qualunque partito politico che abbia le migliori possibilità di battere i candidati laburisti di Jeremy Corbyn nelle prossime elezioni generali. Il rabbino della sinagoga di Maidenhead ha rivelato di aver inviato la lettera a 823 famiglie, membri della comunità ebraica della contea del Berkshire, suddivisa in 16 diversi collegi elettorali, sottolineando che “un governo guidato da Corbyn costituirebbe un pericolo per la vita ebraica come ben sappiamo”.
La lettera contro Corbyn e i Laburisti è stata inviata la scorsa settimana ma occorre dire che altri rabbini britannici si sono detti in disaccordo con Romain, sostenendo che non si sarebbe dovuto occupare di politica o di partiti politici.
Il rabbino Johathan Roamin ritiene invece che fosse necessaria un’azione più incisiva prima delle elezioni generali del 12 dicembre. Nella sua lettera, il rabbino Romain ha scritto: “Tengo a sottolineare che il problema non è il Partito Laburista di per sé, con la sua lunga storia di lotte contro la discriminazione e il pregiudizio, ma il vero problema è Jeremy Corbyn. Il Partito Laburista guidato da Corbyn, nella migliore delle ipotesi, ha permesso all’antisemitismo di sorgere tra le sue fila o nella peggiore delle ipotesi, l’ha incoraggiato. Questo non è mai accaduto sotto nessun precedente leader laburista, sia con Tony Blair a destra, o con Neil Kinnock al centro né con Michael Foot a sinistra, quindi il dito della responsabilità sembra davvero puntare su Jeremy Corbyn. Propongo dunque di accantonare ogni altra considerazione e di votare per qualunque partito abbia più probabilità di sconfiggere il Partito Laburista in qualsiasi circoscrizione elettorale ci troviamo – anche se normalmente non voteremmo mai per quel partito”.
In realtà quello del rabbino Romain non è il primo colpo di clava contro Corbyn. Già lo scorso anno l’ex rabbino capo britannico, Lord (Jonathan) Sacks, in un’intervista alla Bbc aveva dichiarato che con l’ascesa di Corbyn gli ebrei stanno affrontando una “minaccia esistenziale” in Gran Bretagna e che molti stanno pensando di lasciare il nazione. L’ex rabbino, una delle personalità ebraiche più influenti e rispettate al mondo, aveva già descritto Corbyn come “un antisemita” che ha “dato sostegno a razzisti, terroristi e mercanti di odio”.
Un anno fa in Gran Bretagna era uscito un sondaggio secondo cui il 40 per cento degli ebrei britannici “sta seriamente pensando di emigrare” in caso di vittoria di Corbyn alle prossime elezioni.
Gli attacchi delle lobby sioniste contro Corbyn sono iniziati nel 2018 dopo la pubblicazione di una foto del 2014 in cui si vede il leader del Labour Party deporre una corona al cimitero di Tunisi dove sono sepolti diversi militanti e dirigenti palestinesi vittime del Mossad tra cui gli autori dell’attentato di Monaco del 1972.
Come è stato messo in luce anche dall’eccellente documentario di Al Jazeera “The Lobby”, dall’elezione di Jeremy Corbyn il gruppo della lobby filoisraeliana ha instancabilmente esaminato ogni tweet, ogni post su Facebook e ogni discorso che ha fatto da quando ha iniziato la sua vita politica, per distruggerlo in quanto antisemita.
A spiegare come stanno le cose, è lo storico israeliano Ilan Pappe, costretto ad emigrare in Gran Bretagna per l’ostracismo subito in Israele.
“Non era facile trovare prove di ciò, in quanto Corbyn è assolutamente contrario ad ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo. Tuttavia alla fine hanno scoperto che aveva appoggiato, in nome della libertà di espressione, un murale che avrebbe potuto essere interpretato come antisemita (e, secondo alcune informazioni, venne definito come tale dall’artista). Come ammise all’epoca lo stesso Corbyn, avrebbe dovuto analizzare il murale con maggiore attenzione. Non lo fece. Chiese scusa. Caso chiuso”.
Ilan Pappe ci tiene a chiarire che: “Corbyn non è un antisemita e il partito Laburista, fino alla sua elezione, è stato un bastione filoisraeliano. Quindi la tempistica e la risposta sproporzionata alla questione del murale sono, a dir poco, bizzarre – oppure no. In realtà non è così strano, se si capiscono le macchinazioni della lobby sionista in Gran Bretagna”.
Secondo Pappe, gli attacchi a Corbyn sono cominciati quando le forze militari israeliane nel 2018 hanno attaccato e bombardato una marcia pacifica dei palestinesi nella Striscia di Gaza, uccidendo 17 palestinesi e ferendone altre centinaia. “Il dividendo per la lobby sionista in Gran Bretagna è stato che Corbyn sarebbe dovuto rimanere in silenzio di fronte al nuovo massacro a Gaza” – come spesso avviene anche in paesi come l’Italia aggiungiamo noi – “senza di lui, abbiamo ben pochi politici coraggiosi che osino dire una parola nella nuova atmosfera di intimidazione” sottolinea Pappe.
E pensiamo che questo sia esattamente il problema e il punto di connessione tra gli interessi strategici dello Stato di Israele e i suoi apparati ideologici attivi negli altri paesi. Lo dimostra la codardia politica verso la politica coloniale e di apartheid israeliana che vediamo in gran parte delle forze politiche italiane.
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