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08/12/2019

Giovane fuori, vecchio dentro...

Care Sardine, si è parlato molto in queste settimane di chi sia il ragazzo che insieme ad altri tre amici ha lanciato la brillante idea comunicativa delle sardine, che ha permesso a centinaia di migliaia di persone di rincontrarsi nelle piazze, di superare la paura, di recuperare protagonismo e speranza.

Vado subito al punto: non mi interessa tanto sapere se il sig. Santori abbia mai avuto la tessera del PD o se vuole presentare i suoi punti a Bonaccini o alla Schlein o a Topo Gigio. Penso sia più interessante invece entrare nel merito di alcune scelte e opinioni che Santori ha espresso in passato e sta portando avanti oggi rispetto alla costituzione del neonato movimento.

Cominciamo dal passato. Come ha denunciato Augusto de Sanctis, non un complottista da tastiera, ma uno storico attivista dei movimenti ambientalisti e del forum per l’acqua pubblica, il sig. Santori ha espresso nei suoi articoli delle posizioni veramente “vecchie” riguardo all’energia e all’ambientalismo in generale.

Ha scritto articoli con Assomineraria (i petrolieri, per intenderci) per appoggiare le trivellazioni in Italia sostenendo il “no” al referendum, quando l’86% delle persone votanti si espresse chiaramente per il “sì”, per fermare le trivellazioni, per immaginare e costruire un futuro energetico sostenibile, anticipando la denuncia di Greta Thunberg che sta mobilitando milioni di giovani in tutto il mondo con Fridays for Future.

Insomma mentre milioni di giovani e centinaia di movimenti, associazioni, comitati ambientalisti lottano sui loro territori per la transizione ecologica, lui sta con i petrolieri, con le grandi opere, con l’idea neoliberista che gli investimenti possono venire solo dal mercato, quindi o accettiamo il mercato o arrivederci ragazzi, non ci sarà futuro per il paese.

Non a caso gli piaceva Renzi, come ha dichiarato, anche se ora si smarca perché chiaramente non conviene mica tanto associarsi al personaggio adesso.

Venendo all’oggi a me sembra altrettanto allucinante il modo in cui pensa di gestire in maniera completamente antidemocratica, questa prospettiva di “congresso” delle Sardine del 15 dicembre.

Nell’ultimo articolo di Open a riguardo, si parla di un congresso in cui saranno presenti 150 delegati dei vari territori, per presentare un manifesto da sottoporre al centro sinistra e alla destra moderata.

Secondo voi il problema della democrazia e della rappresentanza si può mai affrontare così? Raccogliendo 150 delegati mai eletti da nessuno, che non hanno manco mai fatto un’assemblea sui loro territori, per un pacchetto chiuso, calato dall’alto che prevederà semplicemente, da quello che leggo, 3/4 generici punti per appianare l’odio nel paese?

Quando in quel gruppo fb dell’Arcipelago delle Sardine nemmeno vengono accettati i post che pongono elementi critici ma propositivi, per sviluppare dal basso le istanze delle persone che si sono riunite, che vogliono continuare a partecipare?

Giovane fuori, vecchio dentro.

Io nella piazza di Napoli, quella a cui ho personalmente partecipato, ho visto qualcosa di diverso. Forse mi sbaglio, ma credo che ci siano delle nette differenze territoriali nell’espressione delle sardine, che ci siano tantissime persone che sentono un “vuoto di rappresentanza” reale, che vorrebbero partecipare, mobilitarsi, non essere blindati in regole rigide che qualcuno ha deciso per loro. Che vorrebbero nuotare in mare aperto, ma che non appena vedranno la rete enorme che gli è stata preparata, torneranno a casa, di nuovo scoraggiati e delusi.

E altrettanti che potevamo intercettare che non verranno mai. Come Gennaro, 75 anni, operaio “a nero” da 40, che l’altra sera mentre stavamo entrambi ordinando da mangiare mi dice:

“Scusa Chiara, ma mi vuoi spiegà che voglion sti sardin? Ho visto le piazze, bella ciao, bellissimo, ma che vann truvann? Stann cu nuje? No perchè se davvero vogliamo combattere Salvini e l’odio che ha scatenato verso la povera gente straniera dobbiamo parlare a quella gente che ha fomentato, io li conosco tanti so frustrati, ignoranti e non, ma soprattutto frustrati dalla miseria in cui vivono dallo schifo che li circonda e quann è così è facile ca poi ti appassioni a un bugiardo che si fa pure chiamare capitano, ma non è gente persa, è gente anche nostra“

È per Gennaro, per tutti quelli che come noi subiscono la crisi, la povertà, la precarietà, il cui nemico reale sono i ricchi, i padroni, i privilegiati, le multinazionali, le banche, il privato che mortifica il pubblico e la collettività che il nostro messaggio in quella piazza diceva una cosa semplice “PER SPEGNERE L’ODIO, REDISTRIBUIAMO LA RICCHEZZA!”

Un messaggio che questo giovane vecchio non condivide, un messaggio per dire che vogliamo sì l’amore e non l’odio, ma perché vogliamo tornare ad amarci e ad aiutarci noi! Lavoratori, disoccupati, precari, insieme per rispondere determinati all’odio di chi ci odia da sempre, e ce lo dice ogni giorno con l’umiliazione nei luoghi di lavoro, la prepotenza verso i territori, l’avidità, la brama di potere e di danaro.

Chissà se romperemo la rete che ci stanno ponendo davanti. Quel che è certo è che siamo veramente stanchi di questi giovani vecchi, intelligenze anche brillanti, ma al servizio di un mondo vecchio, che sta morendo, ma che ancora impedisce al nuovo di nascere.

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