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27/12/2019

Fioramonti si dimette: nessun coraggio, è solo tattica politica

Quest’anno sotto l’albero sono comparse le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Un congedo “per amore dell’istruzione” stando alla sua narrazione, ma che a noi non convince per niente.

Ci sono state molte occasioni in cui poteva dimettersi – pensiamo quando a fine novembre è stato scavalcato dal PD che impose i test Invalsi e l’alternanza scuola-lavoro come requisiti di accesso agli esami di maturità – invece Fioramonti ha scelto di restare al suo posto e ora, a legge di bilancio approvata, dimettersi.

In molti lo stanno applaudendo per il coraggio e per la coerenza, ma a noi sembra molto di più un calcolo politico maturato all’interno di una crisi di governo latente ma reale, che potrebbe rapidamente precipitare difronte ai diversi nodi politici irrisolti e al risultato degli appuntamenti elettorali dei prossimi mesi.

Ci teniamo infatti a sottolineare che, oltre alle dimissioni, Fioramonti appare intenzionato a formare un proprio gruppo parlamentare filo-contiano.

Una manovra che potrebbe essere rafforzata se “dal basso” sorgesse un movimento sulle stesse parole d’ordine dell’ormai ex ministro, un generico “più soldi all’istruzione” senza tenere in considerazione la critica di un sistema scolastico e universitario profondamente ristrutturato in chiave classista ed elitaria dopo oltre vent’anni di riforme dell’istruzione, ultima per importanza la Gelmini.

Un sistema che infatti Fioramonti non ha ma messo profondamente in discussione.

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