A un anno di distanza dalla scomparsa di Angelo “Sigaro” Conti escono
per Hellnation Libri, quasi in contemporanea, due libri che raccontano
il mondo della Banda Bassotti. Un’esperienza musicale tra le uniche del
suo genere. Nata in un mondo nel quale la sinistra era ancora capace di
politicizzare il proletariato metropolitano e che rappresenta
l’esperienza di un gruppo di manovali, arrivato ad essere il più
importante gruppo musicale militante italiano e non solo.
Il primo volume è “Spartaco sei tu. Vita, canzoni e miracoli di Angelo "Sigaro" Conti, un operaio alla chitarra”,
curato da Filippo Andreani. Una sorta di libro caleidoscopio di 160
pagine dove, oltre alla biografia di “Sigaro”, autore e musicista della
Banda Bassotti, dei Vento dall’Est e di Lettere dalla Strada, troviamo
racconti e aneddoti della sua vita. Non si tratta di un monumento di
carta eretto a sua memoria ma il tentativo ambizioso di descrivere
questo “pontarolo e disoccupato, autore e suonatore. Poeta della
vita. Comunista nel senso più alto e profondo che si possa dare a questa
parola”, attraverso lo sguardo delle persone che lo hanno
conosciuto. E solo così poteva essere raccontato l’uomo che ha sempre
vissuto la musica come un fatto collettivo, tanto che nei primissimi
anni ai concerti della Banda salivano sul palco anche 20 persone tra
musicisti e cori, fedele all’idea che “Spartaco sei tu, Spartaco semo tutti”.
Se per Brecht il comunismo è la semplicità che è difficile a farsi,
grazie a “Sigaro” per molti di noi è diventato facile almeno a cantarsi,
soprattutto negli anni in cui definirsi così stava diventando
velocemente un tabù. I fondi raccolti dalle vendite di questo libro sono
destinati a finanziare una sala musica per bambini all’interno del
campo di Sabra e Shatila. Un progetto di solidarietà internazionalista,
attività che caratterizza da sempre l’attività della Banda. E qui
veniamo all’altro libro in oggetto.
Il secondo è “Una vita intera. Memorie di un operaio internazionalista”
di David Cacchione, anche lui membro della Banda Bassotti. Si tratta di
un libro di oltre 200 pagine, completo di selezione fotografica e che
si colloca nel solco della memorialistica rivoluzionaria con una
scrittura scarna, netta, priva di artifici letterari ma testimonianza di
un’epoca, di un ambiente sociale e di un periodo storico che parte
dagli anni Sessanta per arrivare a oggi. Attraversa tutta la vita di
David e quella della Banda Bassotti, per lungo tempo coincidenti. Il
volume descrive con un’intensità fuori dal comune l’epopea della vita di
borgata di quegli anni. La progressiva partecipazione e presa di
coscienza e la nascita spontanea di questo gruppo musicale operaio, nato
letteralmente sui ponteggi dei cantieri edili per poi arrivare in tutto
il mondo impastando con la calce due linguaggi universali: la musica e
la lotta di classe. Non si tratta di un semplice elenco di aneddoti o di
una raccolta di foto, ma di una serie di situazioni vissute, che
evocano immancabilmente, alla mente di ogni compagno, scene analoghe
alle quali ognuno di noi ha assistito. Comprese quelle che secondo
l’autore è stato “meglio non scrivere”.
Nelle pagine è ben descritta e raccontata anche l’esperienza
fondamentale, per la scena musicale italiana, della gloriosa Gridalo
Forte Records, vero e proprio braccio discografico della Banda Bassotti.
La conseguenza di una precisa scelta politico/musicale. La scelta di
produrre album e festival in grado di mescolare le sonorità punk, ska,
hip hop contemporanee con testi di lotta in italiano, comprensibili alle
persone e che affondano le radici nella tradizione dei Dischi del Sole.
Un ingranaggio fondamentale per la costruzione dell’immaginario
collettivo che tutti conosciamo.
Tutti questi episodi raccontati indicano, nel miglior modo possibile,
fino a dove può arrivare un numero anche esiguo di persone, anche
caratterizzato da una preparazione musicale da autodidatti ma che
procede “avanti unito” con una direzione chiara e precisa. Una
consapevolezza e una determinazione che sicuramente viene rafforzata
dalla matrice operaia: ossia l’abitudine di portare avanti un lavoro
dalle fondamenta fino al tetto, senza horror vacui e che permette ai
Bassotti di perseguire fino in fondo i propri obiettivi politici e
musicali. Superando così i momenti bui e quelli di difficoltà per
arrivare infine ad afferrare il pieno significato di ingegneri
dell’anima umana e rivoluzionari internazionalisti.
A qualcuno potrà sembrare strano o peculiare che vengano pubblicati
libri che non siano propriamente opera di scrittori di professione ma di
manovali, che non contengono audaci trovate letterarie o svolazzi da
scrittore. Oppure che siano scritti senza il vocabolario e la chiarezza
espositiva del ricercatore o del politicante di professione. Eppure chi,
come la Banda Bassotti, ha allenato nel corso degli anni un certo tipo
di fiuto rivoluzionario non corre mai il rischio di cadere in errori
marchiani di cui altre pubblicazioni sono piene. Non dimentica i fatti
essenziali. Comprende fino in fondo gli avvenimenti che lo circondano e naturalmente
arriva a prendere posizioni e iniziative talvolta scomode e persino di
minoranza con la certezza di stare sempre dalla parte giusta della
barricata. Com’è accaduto per molte delle questioni internazionali che
la Banda non ha mai esitato a sostenere: la lotta indipendentista dei
baschi, il Nicaragua sandinista, l’FLMN salvadoregno, le Farc
colombiane, la resistenza antifascista del Donbass, la resistenza
palestinese o quella siriana. Iniziative che nell’epoca della
distruzione della sinistra di classe li ha visti spesso come unici
testimoni organizzati. Una capacità, quella di trovarsi al posto giusto
nel momento giusto, sviluppata con lo sforzo costante di non essere
pensati ma di pensarsi da sé. Magari a tratti retorici o senza la
raffinata eloquenza che va tanto di moda ma che mescola sapientemente
pensiero e azione e lo trasforma in organizzazione, pragmatismo e
persuasione permanente.
Rivoluzionari nell’anima e dell’anima, quindi. Musicisti. Operai
comunisti che comprendono a pieno il senso storico degli avvenimenti e
il senso grande e internazionale della lotta. Da questo deriva
l’acutezza di visione senza la quale sarebbe impossibile diventare ciò
che la Banda Bassotti è ed è stata. Piccolo gruppo abituato a ricevere
10 e dare 100, direbbe Pasquale. Proveniente dal mondo della produzione e
legato intimamente alla classe lavoratrice dal compito di contribuire a
costruire la sua emancipazione ovunque nel mondo. Perché sei
antimperialista o non lo sei, direbbe Picchio.
Intervenendo in una discussione a margine di un concerto una volta un
compagno disse “in questi anni ho come la sensazione che abbiano
convinto più compagni i bassotti di tutte le iniziative a cui ho
partecipato”. Probabilmente era vero. Ed era importante fissare su carta
perché.
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