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31/12/2019

'ndrangheTav. Lo Stato arresta Nicoletta per difendere il business mafioso

L’arresto di Nicoletta Dosio è un’infamia grave e sarà meglio ricordare a tutti “il contesto” entro cui avviene. L’opposizione popolare alla “grande opera inutile” è considerata un reato grave, mentre non lo è – o perlomeno non è considerata altrettanto “pericolosa” – la massa di interessi mafiosi che si sono coagulati intorno a questa “occasione di business”.

Nei giorni scorsi, per citare solo un esempio recente, è finito in galera Roberto Rosso, cinque volte parlamentare parafascista (Fratelli d’Italia), proprio come quel Giancarlo Pittelli, avvocato di primo piano ed ex parlamentare di Forza Italia, accolto con la fanfara dalla “legalitaria” Giorgia Meloni quando – declinando Berlusconi – cambiò velocemente cavallo.

Nelle stesse ore, con meno fragore mediatico (finché non scattano le manette, gli affari si fanno in silenzio), si veniva a sapere degli incontri “riservati” tra boss della ‘ndrangheta e altri esponenti politici, di entrambi gli schieramenti che dicono di essere in feroce opposizione reciproca. Tema: far ripartire velocemente i lavori del Tav, fermi per innumerevoli problemi (oltre alla resistenza della Valsusa).

Vi proponiamo qui un articolo di NOTav.info che ci sembra decisamente chiarificatore. Nicoletta e gli altri compagni arrestati vengono puniti per essersi opposti a criminali “normali” e “politici”. I partiti “SìTav” sono pappa e ciccia con le mafie, e non c’è tra loro nessuna “sinistra”. Solo chiacchiere, prepotenza e “monopolio della violenza”.

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Mentre ieri l’attenzione di tutti si concentrava sull’arresto per scambio politico-mafioso di Roberto Rosso, una notizia bomba tichettava nelle carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Piemonte. Negli atti dell’inchiesta, ancora secretati ma usciti grazie a una fuga di notizia, non c’è solo l’assessore degli striscioni sitav in comune ma si parla anche di un altro incontro tra esponenti politici di altissimo livello e le cosche piemontesi.

È il 24 febbraio 2019. A Nichelino si incontrano Francesco “Franco” Viterbo, portavoce del boss Onofrio Garacea, e alcuni onorevoli. Garacea è esponente del clan Bonavota ed è considerato “il reggente dei calabresi” tra Genova e Torino. Come riferirà Viterbo al patron delle cosche del basso Piemonte, all’incontro sono presenti esponenti di spicco della politica nazionale, tra gli altri, “Napoli e Bertoncino”.

Osvaldo Napoli il 10 novembre,
in piazza per si al tav
Si tratta con tutta probabilità della candidata alle europee per +Europa, Maurizia Bertoncino e del deputato di Forza Italia, Osvaldo Napoli. Il colonnello forzista è uno dei più accaniti sostenitori del TAV in Piemonte, da oltre 15 anni instancabile garante degli interessi opachi che si nascondo dietro la nuova Torino-Lione: già sindaco di Giaveno, promotore di uno dei primissimi esprimenti di movimento sitav nel 2010, non perde occasione per chiedere di arrestare i notav come terroristi, accoglie con giubilo ogni avanzamento dell’opera, elargisce solidarietà a profusione ai poliziotti che proteggono il cantiere, pretende la chiusura dei centri sociali torinesi accusati di dare manforte ai valsusini nella battaglia contro l’alta velocità. Più importante ancora, l’on. Napoli dal 2013 ha affiancato Paolo Foietta come vice-presidente dell’Osservatorio ministeriale alla realizzazione dell’asse Ferroviario Torino-Lione.

Quanto a +Europa, il partito di Bonino in Piemonte sta facendo del TAV letteralmente la sua bandiera durante la campagna elettorale, arrivando a battezzare la lista per le europee “+EUROPA-SITAV”.

In quei giorni, il dibattito sulla seconda Torino-Lione imperversa in tutta Italia. Non sono passate neanche due settimane da quando l’analisi-costi benefici del MIT ha attestato che l’opera, oltre ad avere un impatto ambientale devastante sull’arco alpino, è in perdita per diversi miliardi di euro. Dopo 20 anni di battaglie, il progetto TAV sembra ormai arrivato finalmente al capolinea e molti stanno sudando freddo. È in questo momento che boss e deputati convengono sulla necessità di “dover prendere il paese in mano”. Che cosa significa? Come riferisce l’inchiesta, il punto di convergenza individuato tra le parti nell’incontro del 24 febbraio è sulla necessità che “i lavori presso i cantieri della TAV di Chiomonte devono proseguire”.


Il resto è storia. Nel maggio 2019 il futuro consigliere regionale di FDI Roberto Rosso compra tramite Garacea pacchetti di voti dalle ‘ndrine calabresi e viene eletto con il record di preferenze nella giunta di Alberto Cirio. Il 23 luglio il governo gialloverde, per bocca del presidente del consiglio Conte smentisce clamorosamente l’analisi costi benefici e annuncia che il TAV verrà regolarmente finanziato. Il deputato Osvaldo Napoli dichiara “la Tav va avanti, come il buon senso vuole è una vittoria per l’Italia con ciò si conferma che l’ideologia della decrescita felice è stata e rimane il più grande ostacolo allo sviluppo dell’Italia. Con la decisione sulla TAV, Conte si pone come naturale punto di equilibrio fra la maggioranza e le opposizioni”. Il 9 agosto, a poche settimane dall’insediamento, Cirio visita il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte in compagnia del direttore di TELT Mario Virano e del consigliere Rosso e dichiara “l’opera è irreversibile è venuto il momento di far ripartire i lavori”.


Questi fatti sono noti da ieri in tutte le redazioni del nostro paese. Nessun quotidiano nazionale né TG però ne sta parlando se non su qualche sperduto trafiletto. Per mesi hanno pompato ogni minchiata riguardante il TAV, sperticandosi sui dettagli della cromatura della talpa Federica o il guardaroba delle madamin, ma il fatto che la ‘ndrangheta ordini a dei parlamentari di continuare con la più controversa opera pubblica in Italia non è degno di nota. Come definire un’informazione del genere? Distratta? Complice? Collusa?

Quanto a questa vomitevole macchina che vuole spolpare il nostro territorio anche nota come TAV, che pieghino armi e bagagli e non si facciano mai più vedere. A cambiare i cartelli della Val di Susa in Val di Scusa ci pensiamo noi.

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