È un confronto tra mentitori seriali, senza alcuna possibilità di affidare a qualcuno la difesa di quel che resta di strumenti in mano allo Stato italiano, perlomeno in materia economica, finanziaria e fiscale.
Il governo, con Giuseppe Come e il ministro Gualtieri, assicurano di aver ottenuto “modifiche migliorative” nella riunione dell’Eurogruppo (i ministri economici della zona euro). Agli altri ministri partecipanti, nonché ai vertici della Ue, non risulta; hanno definito quel testo “ormai inemendabile” (c’è stato l’accordo politico tra tutti il 21 giugno, quando c’era il governo gialloverde, con Salvini vicepremier), dunque si va avanti così. C’è inoltre da dubitare che Conte (avvocato) e Gualtieri (professore di storia) abbiano realmente capito cosa significa concretamente quel trattato. Ma, in ogni caso, mentono.
La Lega grida allo scandalo a finge di raccogliere firme. Ma, come appena detto, era al governo quando l’accordo è stato “convenuto” nelle sue linee essenziali. E se pure Salvini – questo è certo – non sa un piffero di economia, tra i leghisti non mancano quelli che ne masticano parecchio (Bagnai, Borghi, Garavaglia e “il fido” Giorgetti). Dunque quel testo l’hanno letto e capito, arrendendosi come tutti gli altri alla realpolitik (la bozza è stata stesa nell’autunno del 2018, quando i gialloverdi pietivano un po’ di “flessibilità” sulla manovra da fare entro Capodanno; dunque hanno detto sì in cambio di un deficit al 2,04%). Sono un po’ vigliacchi, come tutti i razzisti, ma in ogni caso mentono.
Altrettanto fa tutto lo schieramento sedicente “democratico” (dal Pd ai renziani, dai cespuglietti alle sardine-guida, da Repubblica al Corriere della Sera), che si sgola per rassicurare: “il Mes non crea problemi all’Italia, il nostro debito è sostenibile e dunque non c’è pericolo”. In queste fila la maggior parte non sa di cosa si parla, semplicemente si schiera. E dunque, con il solito candore, mente.
Di berlusconiani e melonisti è quasi inutile parlare, perché si tratta di formazioni che hanno la menzogna nel dna.
I Cinque Stelle, poveretti, cercano all’ultimo momento di smarcarsi, di risultare “non responsabili” di una tragedia annunciata. Lo fanno con difficoltà, spaccati tra chi – pur di rimanere al governo e “capo politico” – è disposto a spacciare una settimana di ritardo nella firma per un “grande successo” e chi, più confusamente, vede arrivare l’ora del giudizio e non sa da che parte buttarsi. Nel complesso, anche loro mentono.
E allora? Cosa bisogna pensare? E soprattutto, cosa bisogna fare?
Vista la schiera dei mentitori, quel trattato è come se fosse già firmato. Servirebbe infatti che il Parlamento al completo o quasi bocciasse l’accordo, costringendo l’Unione Europea a ricominciare da capo con le trattative. E invece, per il momento, ci sarà in piazza soltanto Eurostop, che ha invitato a partecipare le forze della “sinistra extraparlamentare”, con una manifestazione, anche se ovviamente insufficiente a spostare di una virgola i rapporti di forza.
Però, per sapere cosa ci riserva il prossimo futuro in seguito alla sua approvazione e successiva “entrata a regime”, sarà bene vedere ancora un volta cosa c’è dentro questo trattato.
L’organismo che gestirà il Mes, alla cui testa c’è da tempo il “falco” tedesco Klaus Regling (considerato il “vero padre” dell’euro), funzionerà come una qualsiasi società “privata”, non come un organismo politico. Assumerà decisioni che riguardano, al limite, mezzo miliardo di persone, senza essere imputabile di alcunché.
Abbiamo scritto più volte che si tratta di un trattato salva banche tedesche e ammazza Stati del Sud Europa. Ossia di un meccanismo che serve a provocare crisi finanziarie in modo mirato, così come avviene per le frane “provocate” in montagna. Unendo poche decisioni “tecniche” e normali “dinamiche di mercato”. Decisioni prese da pochissimi “tecnici” penalmente irresponsabili e dinamiche altrettanto svincolate da qualsiasi finalità generale (l’unico scopo di ogni “operatore di mercato” è “massimizzare i dividendi degli azionisti”).
Come facciamo a sostenere una tesi così tagliente?
Aiutiamoci con un analista di professione, Guido Salerno Aletta, che ha scritto questa volta per l’Agenzia TeleBorsa un editoriale dal titolo piuttosto chiaro: Mes, gli avvoltoi ringraziano.
Il nuovo Mes contiene infatti due sistemi di intervento:
“il primo tipo di aiuto ha carattere precauzionale, e può essere chiesto dagli Stati sulla base di una semplice Lettera di Intenti. Sono ammessi solo quelli che rientrano nei parametri del Fiscal Compact sul deficit strutturale e sulla riduzione del debito eccedente il 60% del PIL, e che non presentano rischi macroeconomici sulla base dei criteri definiti dalla Unione europea. Ottengono la linea di credito a pronta cassa, perché sono già ritenuti affidabili. Si impegnano, con la richiesta, a rispettare la sostenibilità del debito ed a restituire il prestito ottenuto”.Nell’attuale panorama europeo non sono molti i paesi che possono accedere a questo tipo di intervento, obbiettivamente poco “invasivo”. A rispettare infatti la regola del debito pubblico sotto il 60% e altri parametri (di Maastricht o seuccessivi) sono infatti soltanto la Germania (59,7% del Pil), l’Olanda (49,2) e l’Irlanda (59,3). Tutti gli altri sono lontanissimi da questo obbiettivo (anche l’Austria dei “falchi” sta al 70%). Peggio di tutti la Grecia (oltre il 170%), ovviamente l’Italia (135,7), ma anche Belgio (101,5), Portogallo (119,3), Spagna (95,9), Francia (98,9), ecc.
Le banche tedesche e olandesi, insomma, potranno essere “aiutate” con soldi pubblici (messi dai singoli Stati per costituire il fondo comune del Mes), a condizione abbastanza favorevoli e senza chiedere agli Stati d’appartenenza sacrifici mortali.
Tutt’altro è previsto per chi sfora quei parametri. Leggiamo ancora Aletta:
“il secondo tipo di aiuto ha carattere “rafforzato“, e può essere concesso ai Paesi che non rispettano uno o più parametri stabiliti per la ammissibilità alla concessione degli aiuti precauzionali. In questo caso, dopo aver verificato la sostenibilità complessiva del debito, visto che oltre a quello già esistente bisogna aggiungere anche la restituzione del nuovo prestito che viene richiesto al MES. In questo caso, l’aiuto è soggetto ad una serie di severe condizioni: lo Stato richiedente deve firmare un MoU, un Accordo vincolante come quello che fu imposto dalla Troika alla Grecia. In pratica, è una resa incondizionata, con la perdita di qualsiasi autorità in materia fiscale, di spesa, e finanziaria.”Se andate in Grecia e sussurrate in pubblico la parola “memorandum” vedrete sguardi terrorizzati. Qualcuno potrebbe anche cercare di picchiarvi...
In pratica, prevedendo questi due diversi tipi di “intervento” il Mes seleziona i paesi che vanno messi sotto torchio, espropriati dell’autonomia decisionale sul patrimonio dello Stato e dei cittadini (i depositi bancari, in primo luogo), costretti a svendere il patrimonio pubblico e le imprese statali, distruggere i sistemi sanitari e pensionistici, l’istruzione e l’università pubblica, la manutenzione delle strade e del territorio (alle autostrade ci pensa già Benetton…). Fin quando quei magici “parametri” non saranno stati raggiunti.
Memorandum of understanding a parte, è bene guardare alle “dinamiche di mercato”, perché saranno queste a distruggere il sistema bancario e svalorizzare i patrimoni individuali (mobiliari e immobiliari, per chi ne ha).
Cosa succederà?
“Poiché l’Italia non rispetta i requisiti per avvedere agli aiuti precauzionali, è costretta a subire l’esame di sostenibilità del debito. Può darsi che si decida che non è sostenibile, ed allora partono i rimedi: una patrimoniale notturna, con il congelamento delle disponibilità sui conti correnti, sui conti di deposito, sui conti di gestione dei titoli. Ipoteche legali sulle case, e così via. È una misura cautelativa, in vista del prelievo di almeno 500 miliardi di euro, che va fatta per evitare che si facciano trasferimenti di fondi all’estero o che si trasformino i depositi in assegni circolari. Questo prelievo patrimoniale sui cittadini italiani servirà a ridurre il debito in circolazione: con l’incasso prelevato, si chiamano all’asta le singole emissioni, e si comincia a rimborsare”.Già così sarebbe una catastrofe sociale, tale da spingere la gente verso qualsiasi imbonitore-truffatore, al punto che Salvini sembrerebbe un “moderato di centro”.
A essere mazzolati, infatti, non sarebbero soltanto i lavoratori dipendenti con qualsiasi tipo di contratto, ma anche il mitico ceto medio, il bot people che magari cerca di integrare la pensione con le cedole (ormai quasi inesistenti) dei titoli di stato. Sì, perché
“anche i detentori di titoli del debito pubblico potrebbero essere chiamati a contribuire, come è successo in Grecia. In pratica, i titoli in circolazione vengono sostituiti da altri, che hanno un valore inferiore: un taglio, detto ‘haircut’, che può andare dal 10% in su. Questa è la perdita sull’investimento che deriva dalla ristrutturazione”.A quel punto gli amministratori del Mes dovrebbero solo stare a guardare la mattanza, come in un lager nazista una volta chiuse le porte delle camere a gas.
“Come è accaduto in Grecia, i Fondi Avvoltoio comprerebbero i titoli anche al 40% del valore facciale. Per la paura, si svende: nessuno sa come andrà a finire.Tutto in modo asettico, pulito. Anzi, con il rovesciamento della colpa (shuld, in tedesco, che vuol dire – guarda un po’ – anche debito) sui disgraziati avviati al macello: “gli italiani sono abituati a spendere tutto in donne e champagne”, ebbe a dire qualche tempo fa l’ex presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem...
E così saranno gli speculatori a guadagnare: incasseranno la differenza tra il prezzo a cui hanno comprato i titoli sul mercato in un momento di panico e l’incasso che otterranno al momento del rimborso, seppure parziale, a seguito della ristrutturazione del debito.”
Per questo, come detto all’inizio, è inutile guardare a come si schierano i vari partiti politici sulla questione del Mes. Mentono tutti, per motivi simili e diversi.
L’essenziale è capire come funziona. E prepararsi alla lotta nelle nuove condizioni.
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