Il nostro paese ha cambiato relativamente fisionomia sociale. Negli ultimi 20 anni le persone straniere residenti in Italia sono passata da quasi 922mila nel 1998 a 6,222 milioni presenti (regolari e non) al 1 gennaio 2019, su una popolazione di 60,360 milioni di residenti: in pratica circa uno poco più di un immigrato ogni dieci abitanti. Quelli provenienti da paesi extra europei sono complessivamente 4,443 milioni.
Questi dati sono stati elaborati dalla Fondazione Iniziative e studi sulla multietnicità (Ismu) di Milano, che ha presentato il suo “XXV Rapporto sulle migrazioni”.
Rispetto al 1 gennaio 2018, l’incremento di cittadini stranieri presenti nel nostro Paese è stato solo dell’1,9%, tra il 2017 e il 2018 era stato del 2,5%. Ma questo incremento è dovuto in gran parte alla componente “irregolare “(+5,4%), pari a 562mila unità, ma inferiore rispetto al 2017 (+8,6%) e al 2016 (+12,9%).
Tra i cittadini stranieri presenti oggi in Italia l’84,5% è ormai regolarmente iscritto all’Anagrafe, il 6,5% è regolare ma non iscritto in anagrafe, mentre solo il 9% è privo di un valido titolo di soggiorno.
Le acquisizioni di cittadinanza italiana dal 1998 al 2018 hanno riguardato 1.365.812 persone e per la stragrande maggioranza dei migranti residenti in Italia l’integrazione sta procedendo.
Nel 2018 sono stati rilasciati 242mila nuovi permessi di soggiorno, con una riduzione dell’8% rispetto al 2017 dovuta al calo di quelli per motivi di asilo o umanitari. Sono aumentati invece i permessi di soggiorno rilasciati per lavoro, studio e ricongiungimenti familiari. La componente femminile dell’immigrazione nel 2018 rappresenta oltre il 45% dei nuovi ingressi, contro il 39% del 2017.
Nel 2019 si è assistito anche a un forte rallentamento degli sbarchi che, al 28 novembre scorso, sono stati 10.707. Ma se gli sbarchi si sono ridotti, la negazione delle richieste di asilo per chi è riuscito ad arrivare ed è passata dal 30% delle decisioni di prima istanza del 2013, all’80% nei primi sette mesi del 2019.
Gli immigrati rappresentano il 10,2% della popolazione in età attiva, il 10,6% degli occupati, il 14,5% dei disoccupati e l’8,6% degli attivi. Il tasso di disoccupazione è più alto tra gli stranieri (il 14% rispetto al 10,2 degli italiani), che svolgono anche i lavori meno qualificati: nel 2018 i lavoratori extracomunitari hanno percepito una retribuzione media annua pari a 13.992 euro, inferiore del 35% a quella media dei lavoratori “italiani”.
Per quanto riguarda invece la scuola, nell’anno scolastico 2017/18 il numero degli alunni stranieri con cittadinanza non italiana è cresciuto di 15mila unità, a fronte di una diminuzione di 93mila alunni italiani. In totale gli alunni stranieri sono 842mila, pari al 9,7% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado. ISMU stima che al 1° gennaio 2019 la presenza complessiva delle seconde generazioni in Italia di età compresa tra gli 0 e i 35 anni (nate in Italia da almeno un genitore straniero o giunte minorenni) è di 2.825.182.
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