Venerdì gli Stati Uniti non avevano ancora un verdetto certo uscito dalle urne su quale sarà il nuovo presidente, anche se formalmente è ormai certo che vincerà Biden.
Per quanto i media mainstream provino disperatamente a spiegarci il contrario, il giocattolo si è rotto. Tre giorni d’attesa ed alcun risultato, con Trump che dalla sera del 3 novembre parla di voto rubato, i suoi sostenitori che a seconda delle situazioni vogliono fermare lo spoglio dei voti o imporre di ricontarli – spesso fisicamente fronteggiati dal composito gruppo di sostenitori di Biden – vuol dire che la democrazia Nord-americana ha fallito.
Biden certo prende più voti della Clinton, ma Trump incrementa il proprio consenso più di quanto lo sfidante democratico migliori la prestazione di Hilary.
Biden si è ripreso gli Stati del Midwest che il partito democratico aveva perso nel 2016 (Michigan, Wisconsin e probabilmente Pennsylvania). Allora come oggi per una manciata di voti, nell’ordine di grandezza di quelle 80 mila schede elettorali che furono decisive 4 anni fa. Ed il vantaggio in Georgia, che comunque riconterà i voti, od in Nevada non è certo esaltante.
Intanto Trump ha migliorato la sua prestazione in Florida dove – grazie al suo anticomunismo e la sua accesa ostilità contro Cuba e Venezuela – ha fatto il pienone tra la comunità cubano-americana e conserva il Texas, anche se diminuisce i consensi, (grazie alla regola “The winner takes it all“), tra l’altro incassando il voto di una parte dei Latinos.
Unica vera eccezione, l’Arizona, dove il vero campo di battaglia del futuro – il voto degli ispano-americani – grazie ad una pregresso processo di organizzazione e protagonismo vota “contro Trump”, si è orientato in direzione di Biden.
Chi ha seguito le primarie di Bernie Sanders e le mobilitazioni contro gli omicidi polizieschi dovrebbe sapere di cosa stiamo parlando.
Certamente, non tutti coloro che avevano contribuito alla vittoria di Trump e ne avevano costituito un megafono importante di consolidamento del consenso (Fox News e l’impero editoriale di Murdoch) lo hanno seguito nella sua crociata contro le evidenze elettorali, ma è l’unica vera defezione nel suo campo.
Lì il Deep State deve probabilmente aver consigliato il magnate a non eccedere, astenendosi dal buttare altra benzina sul fuoco.
Intanto, in un venerdì che ancora non ha fornito risultati certi, i veri numeri che spiccano sono quelli dei nuovi contagi da Covid-19. Circa 120 mila, un nuovo record in pieno secondo picco pandemico.
Se si conferma l’esito positivo per Biden, gli USA si troveranno di fronte ad un mix di austerità interna e rilancio del progetto atlantico all’estero, ma con una agenda meno “isolazionista”, nel tentativo di riaffermare la propria leadership nel consesso internazionale, attraverso un ruolo più marcato della NATO e un pressing costante sulla Cina.
Una bestia ferita e feroce, largamente divisa al suo interno, non è meno pericolosa.
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