Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

19/11/2020

Calabria - “Ci voleva un microbo per capire che la sanità è vicina allo zero”

La Sanità pubblica calabrese, da parecchio tempo ormai, è diventata una fitta rete di corruzione, un ignobile reticolo di clientelismo politico-affaristico con ai vertici figure imposte da una politica becera, arrogante e banditesca divenuta ormai un cancro, che ha fatto dello scambio di voti e dell’inquinamento sociale una dottrina.

Da qualche decennio, in Calabria si assiste a una emorragia di risorse economiche per foraggiare i grandi ospedali del nord a causa della famosa e triste migrazione sanitaria e le cliniche private calabresi quasi sempre in mano a faccendieri e quasi sempre collusi.

Ma anche per mantenere una struttura commissariale, conseguenza degli scioglimenti, per infiltrazioni mafiose, delle Asp calabresi, con funzionari incapaci e incompetenti frutto della spartizione politica, i quali della salute dei cittadini calabresi se ne fottono altamente.

Ci voleva un microbo per far capire come la sanità pubblica in Calabria sia vicina allo zero. Per anni è stata una miniera di soldi per gli affaristi di cliniche e aziende private. Una fonte inesauribile di bandi personalizzati per le forniture, nomine truccate di dirigenti, intrecci con consorterie malavitose e i clan politico-massoni. Tanti politici che hanno amministrato la regione Calabria finora e altri che sono stati piazzati più in alto a Roma, hanno sempre sguazzato con tali porcherie, facendo le loro fortune sulle malattie e la salute dei cittadini.

Commissari ad acta cacciati dopo che essi stessi hanno scoperto per caso, davanti a una telecamera del servizio pubblico, di avere la responsabilità della stesura di un piano anticovid rivelandosi incompetenti, davanti a tutto il popolo calabrese, con pantomima finale di scuse e le giustificazioni più stravaganti che suscitano pena e... tantissima rabbia.

Ma anche, ancora, nuovi commissari nemici della utilissima mascherina. Capi di protezione civile che non sanno cosa sono i ventilatori. Presidenti di regione che ammettono spudoratamente la propria ignoranza sulla situazione delle terapie intensive in regione e dati taroccati forniti per non incorrere nelle restrizioni del DPCM che inserisce la Calabria in zona rossa.

Milioni di euro accreditati alla regione per potenziare il sistema in previsione della seconda ondata di contagio da coronavirus e mai spesi, lasciando che il bacillo galoppasse infettando tutti alla velocità di un tornado.

Questa è la politica calabrese e così è la sanità in Calabria.

Quaggiù, la salute da molto tempo non è più un diritto costituzionale ma un accessorio o addirittura un lusso. Forse pezzi di magistratura illuminata cominciano ad aprire qualche fascicolo, la speranza è che tutte le procure calabresi facciano altrettanto e finalmente comincino ad alzare il tiro mettendo nel mirino gli ‘incappucciati’ che pervadono, saccheggiano e derubano questa terra.

E se anche l’antimafia si svegliasse... Gino Strada commissario? Ci sarebbe semplicemente da esserne fieri e orgogliosi, ma i calabresi continueranno a distrarsi seguendo il mago di turno, con tarantelle, cortometraggi superpagati e qualche zeppolata, cercando sempre un colpevole e un capro espiatorio ai problemi, senza capire che in ‘cabina’ di voto sono i primi della filiera, perché la politica è tutto.

Come dice Orwell. Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri e traditori, non è vittima! È complice!

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento