Non poteva essere altrimenti visto che, nonostante le “zone rosse” dichiarate dal governo, molte attività lavorative non si sono affatto fermate.
I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del 31 ottobre sono 66.781, pari al 15,8% del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno e al 9,8% dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.
A renderlo noto è l’Inail spiegando che, dopo il rallentamento post lockdown, il mese di ottobre, con 12mila casi in più, ha confermato la recrudescenza delle infezioni di origine professionale già rilevata a settembre.
I casi mortali sono saliti a 332, cioè 13 in più rispetto al monitoraggio precedente al 30 settembre (quattro decessi sono avvenuti a ottobre, i restanti sono riferiti a mesi precedenti per effetto del consolidamento dei dati) e pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno, con un’incidenza dello 0,9% rispetto ai casi mortali da Covid-19 comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità.
Alla data del 30 settembre, i casi segnalati all’Inail erano stati invece 54.128, pari a circa il 15% del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno, con un’incidenza del 17,2% rispetto al totale dei contagi nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data e concentrati soprattutto nei mesi di marzo (51,2%) e aprile (33,8%).
Rispetto al monitoraggio precedente, effettuato al 31 agosto, le denunce in più sono 1.919, di cui 1.127 relative a infezioni avvenute in settembre e le altre 792 nei mesi precedenti, per effetto del consolidamento dei dati.
Gran parte dei decessi sono concentrati tra gli uomini (84,0%) e nelle fasce di età tra i 50-64 anni (69,9%) e gli over 64 anni (19,4%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. In quasi nove casi su 10 (89,3%) si tratta di lavoratori italiani, mentre tra gli stranieri le comunità più colpite sono quelle peruviana (con il 17,6% dei decessi occorsi agli stranieri), rumena (14,7%) e albanese (11,8%).
Secondo l’Inail i settori di attività lavorativa più colpiti sono la sanità e assistenza sociale il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei decessi. Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – con il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei casi mortali codificati precede l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità (Asl) e dipendenti regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono l’8,7% delle infezioni denunciate e il 10,2% dei decessi.
Gli altri settori più colpiti sono i servizi alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione e il commercio all’ingrosso.
La disaggregazione dell’analisi territoriale sulla maggiore incidenza di contagi e morti sul lavoro a causa del Covid-19, evidenzia che più della metà delle denunce presentate all’Istituto (53,1%) proviene dal Nord-Ovest, seguito dal Nord-Est (22,3%), dal Centro (13,2%), dal Sud (8,3%) e da Sicilia e Sardegna (3,1%).
Concentrando l’attenzione sui decessi, la percentuale del Nord-Ovest sale al 55,6%, mentre il Sud, con il 16,6% dei casi mortali denunciati, precede il Nord-Est (13,3%), il Centro (12,7%) e le Isole (1,8%). Con un terzo dei contagi denunciati (33,1%) e il 41,3% dei decessi la Lombardia si conferma la regione più colpita.
Le province con il maggior numero di contagi sono Milano (11,3%), Torino (7,7%), Brescia (4,4%), Bergamo (3,8%), Roma (3,5%) e Genova (3,0%). Quella di Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di infezioni di origine professionale denunciate nel mese di ottobre, seguita da Napoli e Roma.
Le province in cui sono avvenuti più decessi, invece, sono quelle di Bergamo (11,4%), Milano (8,1%), Brescia (7,5%), Napoli (6,3%), Cremona (5,4%) e Roma (4,2%).
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