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22/11/2020

L’inquinamento uccide più del virus ma è sparito dall’agenda

Insomma, l’inquinamento uccide più del virus. Non che si debba fare una classifica delle tragedie, tutte hanno il loro tremendo peso. Proprio per questo quelle che vengono “dimenticate” dicono molto sulle priorità sistemiche. E in questa accoppiata sono esattamente le stesse: il profitto di pochi.

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In Italia i morti per Covid-19 sono stati fino ad oggi 48.569. Sono tantissimi. Ma, sempre in Italia, l’inquinamento atmosferico ha causato, nel corso di quest’anno, già 56.000 morti premature. E non parliamo delle centinaia di migliaia di persone che soffrono di gravi patologie respiratorie, cardiovascolari e tante altre causate proprio dall’aria avvelenata che infesta larghe zone del paese.

Nel mondo, poi, i morti per Covid-19 sono stati ad oggi 1,34 milioni, mentre, dall’inizio dell’anno, quelli causati dallo smog sono circa 4,5 milioni.

Insomma, l’inquinamento uccide più del virus.

Tuttavia non si vede all’opera nessun comitato tecnico-scientifico che affianchi, ad esempio, il nostro governo per debellare questa purulenta piaga che, solo nel nostro paese, in meno di un anno ha già cancellato dalla faccia della terra un numero di esseri umani pari o superiore a quelli che abitano una città come Cuneo.

Di più, diversi studi hanno indicato come vi sia una stretta relazione tra tassi di inquinamento e diffusione del coronavirus.

Ad esempio, una recentissima ricerca italiana, condotta dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima), frutto di una collaborazione con ricercatori delle Università di Bologna, Bari e Trieste, ha avvalorato ulteriormente l’ipotesi che sia proprio il particolato atmosferico a trasportare il virus e che quindi ambienti particolarmente inquinati (come la Pianura Padana) diventino una sorta di «autostrada per la diffusione del Covid-19»,

Ma allora, perché l’inquinamento non viene affrontato per quel che è, ovvero, come una gravissima emergenza?

La Lombardia, con i suoi 20.190 morti, è la regione che ha registrato la mortalità da covid-19 più alta del mondo in rapporto al numero di abitanti. E la causa di questa strage di massa non è solo riconducibile allo scempio che hanno fatto della sanità pubblica i suoi governanti regionali, ma anche all’inettitudine ed al servilismo criminaloide di questi ultimi nei confronti del grande padronato locale, ed alla conseguente assoluta mancanza di politiche che abbassino quei terrificanti tassi di inquinamento che ne fanno una delle zone più inquinate della terra. In primis, quelle orientate ad una mobilità alternativa.

Inutile chiedere il perché ai servi messi ai posti di potere a suon di finanziamenti leciti ed illeciti.

Chiedetelo direttamente ai mandanti/committenti. Ossia a quella Confindustria locale (Assolombarda) per la quale non c’è virus che tenga: prima i profitti! Ai grandi marchi dell’agricoltura che usano massicciamente diserbanti e pesticidi. A quelli che si arricchiscono con gli allevamenti intensivi. Alle grandi compagnie energetiche che si vestono di “green” per prendere soldi pubblici, ma poi vanno ad alimentare mega-centrali a carbone. Alle grandi, medie e piccole imprese che scaricano gas e liquami nell’aria e nell’acqua per mezzo delle mafie, che fanno incassi miliardari con lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici.

La lista sarebbe anche più lunga e tutti questi signori – a differenza del virus e nonostante gli appelli accorati che provengono dalla comunità scientifica mondiale – continuano a dormire, nonostante tutto, sonni tranquilli.

E paradossalmente, uno degli effetti della devastante pandemia del Covid-19, è stato l’impatto di breve termine sulle emissioni di carbonio. E tuttavia, si tratta di un dato che non modifica la previsione catastrofica di un innalzamento della temperatura, nel lungo periodo, di +3,9°C, ovvero, ben al di sopra tanto dei +2°C indicati dagli accordi di Parigi come obiettivo a lungo termine, quanto della fatidica soglia dei 1,5°C che ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti drammatici dei cambiamenti climatici in atto.

Ecco, quando si parla di “next generation”, bisognerebbe pensare, anche e soprattutto, a tutto questo.

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