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22/11/2020

Vietato pensare?

di Angelo D'Orsi

Non ci si può ripetere, non posso ripetere ogni settimana lo stesso concetto, sia pur scrivendo articoli diversi. Morale della favola: questo è un paese senza speranza. O, detto voltando il pessimismo della ragione in ottimismo della volontà, la speranza è nei piccoli gruppi, quelli esaltati da un filosofo che amai e che conobbi e frequentai da giovanissimo, Aldo Capitini, quelli nei quali egli vedeva la forza, che poi avrebbe dovuto contagiare via via le masse.

La speranza è in quei pochi (ma quanto pochi, in vero?) che quanto meno si rifiutano di farsi irreggimentare, incapsulare, dominare dal pensiero corrente: coloro che si ostinano a pensare con la propria testa, e che non rinunciano a studiare, a documentarsi, seriamente, prima di aprire bocca, e lo fanno solo sui temi di cui hanno contezza e competenza.

Piccoli gruppi, minoranze, esigue perlopiù; singoli individui che tentano di resistere al mainstream, o di ridestare i dormienti. Tutto ciò premesso, entro nel merito dell’attualità.

Nell’arco di 24 ore o poco più sono saliti ai disonori della cronaca due personaggi, un politico e un scienziato, non per qualcosa che abbiano fatto, ma per ciò che hanno detto, in due diverse chiacchierate con giornalisti (il che conferma che rilasciare interviste è pericoloso, e che “gli operatori dei media” sono sovente gente da cui stare alla larga).

Il primo dei due è il presidente della Commissione Antimafia, certo Nicola Morra, in quota 5 Stelle. A “Radio Capital”, costui, residente in Calabria da decenni (benché non calabrese di origine), è stato intervistato in merito alle vicende grottesche di cui abbiamo avuto notizia nell’ultima settimana, con un succedersi di candidature farlocche a un improbabile ruolo di “commissario” alla Sanità calabrese, e dulcis in fundo con l’arresto del presidente del Consiglio Regionale, certo Domenico Tallini, in quota Forza Italia, accusato addirittura di “concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso”.

Chi avesse letto o ascoltato i commenti di rappresentanti politici e di osservatori “professionali” prima di conoscere le parole del senatore Morra, sarebbe indubbiamente rimasto a dir poco turbato.

“Parole indegne... Non gli restano che le dimissioni” (Tajani, Forza Italia). “Sono pronta a bloccare i lavori dell’Antimafia fino a quando questo signore non se ne andrà” (Mariastella Gelmini, Forza Italia: e intanto mi chiedo che cosa ci faccia la signora nell’Antimafia). “Parole vomitevoli... si dimetta” (Matteo Salvini, Lega: no comment). “Le sue parole sono indifendibili ed insopportabili... Si scusi subito” (Andrea Marcucci, capogruppo al Senato PD).

“Le parole del senatore Morra sono indegne e ingiuriose e volgari... Il senatore Morra avrebbe già dovuto scusarsi da molte ore” (Emanuele Fiano, PD). ”La frase di Morra disonora le istituzioni” (Elisabetta Casellati, Presidente del Senato, quella che aveva garantito che Ruby era la “nipote di Mubarack”). “Non può restare impunita una volgarità così bassa” (Nicola Spirlì, il neofascista che ha preso il posto della Santelli scomparsa). E dulcis in fundo: “Morra dovrebbe chiedere scusa per quanto affermato. Quanto detto è inaccettabile” (Davide Crippa, capogruppo M5S alla Camera).

Ebbene che cosa ha dichiarato Morra? Ha ricordato che l’ultimo arrestato, Domenico Tallini, era stato inserito nella poco onorevole lista degli “impresentabili” dalla Commissione Antimafia. Naturalmente Forza Italia l’ha candidato e il soggetto ha fatto il pieno di voti, pare sia stato il più votato nell’intera regione, di sicuro della Provincia di Catanzaro. E che tra i suoi sostenitori vi era stata la berlusconiana (accanitamente tale, devo rammentare) Jole Santelli, divenuta poi presidente della Giunta Regionale, morta qualche tempo fa.

Ricordare ora che Santelli era intima di personaggi come Tallini, cosa ovvia, essendo lei un pezzo da Novanta sostenuta personalmente dal Cavaliere, di cui si ricordano le ultime spiritosaggini sessual-politiche nel comizio a sostegno della Santelli.

Ma questo è un paese cattolico e ipocrita, come ricordò Eduardo De Filippo, alla morte di Pasolini, un paese in cui quando si muore tutti diventano buoni e se ne cantano le lodi. Ma non è così. C’è morto e morto, disse Eduardo. E Pasolini era grande da morto come da vivo.

Invece a Morra sono toccati gli improperi di tutti, le richieste di scuse o persino di dimissioni, da parte di gente che non ha battuto ciglio davanti a quello che accadeva in Regione Lombardia, e alle losche faccende del presidente Fontana.

Forse ciò che ha disturbato, dietro la foglia di fico del rispetto dei morti e dei malati oncologici (ma che c’entra!?), è che Morra ha messo in evidenza ciò che in realtà è noto anche ai ciechi e ai sordi: che “Forza Italia ha un problema. E questo problema si chiama Dell’Utri”.

FI è profondamente imbevuta di mafiosità, insomma, e le indagini giudiziarie ce lo confermano settimanalmente (e bene stanno, in prossimità, e contiguità con i berlusconiani, i partiti di Salvini e di Meloni, a dire il vero).

Sarà spiacevole quel che ha detto dopo, Morra, ma si tratta di parole sbagliate? “Era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia”.

In sostanza, Santelli, Tallini e gli altri sono stati votati dai calabresi. I quali ora hanno poco da lamentarsi. La sola frase che avrei evitato è la seguente: “La Calabria è irrecuperabile”. Ma se si legge il seguito diventa anch’essa, almeno parzialmente, condivisibile; il seguito è, infatti: “lo è fin quando lo Stato non affronterà la situazione con piena consapevolezza”.

In sostanza, ciò che ha dichiarato Morra non fa una piega, e stiamo assistendo a un coro di ipocriti che con queste polemiche stanno raggiungendo un bell’obiettivo, oscurare la notizia, gravissima, sull’arresto del super-votato Tallini, e in generale impedire sul nascere una riflessione seria sulla situazione calabrese, e sull’intreccio mafia/politica su cui solo il procuratore Nicola Gratteri, vox clamantis in deserto, lancia gridi di allarme, sempre più isolato.

E invece, dàlli al reprobo, la colpa non è dei politici collusi, o degli 'ndranghetisti che spadroneggiano, la colpa è di chi mette il dito nella piaga.

E vengo all’altro caso, e andiamo nel campo oggi ahinoi più frequentato dai media, quello sanitario in relazione al Coronavirus.

Il protagonista è un noto microbiologo, Andrea Crisanti dell’Università di Padova. Sempre in una intervista (ah, se gli scienziati non si fossero lasciati sedurre dalla televisione!), alla domanda: “Lei, prenderebbe il vaccino, oggi?” E lui ha risposto: “Senza dati, no”.

Apriti cielo. Accusato di esser un “no vax” (orrore orrore!), di spargere pessimismo (siamo sempre al “ce la faremo”!), di non sapere nulla del virus e del vaccino (un ignorante, insomma), e via seguitando. Il Crisanti svillaneggiato dal presidente dell’Agenzia del Farmaco (ovviamente, che sponsorizza il vaccino, quale che sia), dal Consiglio superiore di sanità (di nomina governativa...), e direttamente dall’autorità di governo, da quel ministero della Salute.

Il cui titolare, Speranza, si è messo in luce per varie topiche, la migliore delle quali è il libro che ha scritto qualche mese fa (quando ne ha trovato il tempo? Non era impegnatissimo a predisporre le risorse contro il virus?), dal titolo “Perché guariremo” Sottotitolo: “Dai giorni più duri a una nuova idea di salute” (ahimè, Feltrinelli editore).

Il libro è stato bloccato in magazzino prima che venisse distribuito con la motivazione che il ministro ora non ha tempo per le presentazioni (sic!). Insomma, prima che gli italiani e le italiane lo tirassero in testa all’inclito scrittore/studioso/politico.

Ed ecco che Crisanti, il quale già in passato aveva frenato sugli stolti ottimismi di questo ministrello, viene gettato nella bolgia degli infami. La sua colpa? Avere detto che di norma occorrono anni per creare, sperimentare produrre un vaccino, e che sono necessari test complessi e reiterati su ampi campioni di popolazione.

E insomma, mentre tutti – sospinti dalle società farmaceutiche impegnate nella produzione di vaccini concorrenti tra loro: business is business – gridano: “Vaccino! Vaccino subito! Un vaccino qualunque...!”, uno scienziato ha messo in guardia.

Contro Big Pharma, e contro la politica in cerca di facile consenso, forse dovremmo tutti essere un po’ Crisanti, ossia almeno attivare il dubbio critico. Tutto qui. Se ci dicono che non possiamo farlo noi profani di medicina, possiamo almeno accettare che lo faccia chi di mestiere si occupa di tali argomenti? No, a quanto pare non si può.

Insomma, la caccia all’untore, la semplicistica attribuzione di colpa ai “cittadini che non rispettano le regole”, con parallela implicita assoluzione della classe di governo, centrale e locale, che ha sulle sue spalle buona parte dei morti e degli ammalati di Covid-19, sta diventando ora caccia al “disfattista”.

Il caso Morra e il caso Crisanti sono due campanelli d’allarme. Non i primi e certo non gli ultimi, ma la loro concomitanza inquieta.

Non si tratta di schierarsi con Morra o contro, con Crisanti o contro. Ma di riflettere. A me pare che siamo su una brutta, bruttissima china. Tra le tante limitazioni, presto sarà decretata anche quella al libero pensiero? Ci sarà concesso soltanto di pensare pensieri “autorizzati”?

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