Ha destato scandalo, due giorni fa, la dichiarazione di Letizia Moratti, assessora al welfare della Lombardia, che annunciava l’inizio della vaccinazione degli ultraottantenni, in regione, per la fine di marzo. In effetti, tutte le altre regioni hanno annunciato che tale fase della vaccinazione sarà iniziata in febbraio e alcune hanno già predisposto le prenotazioni.
Tuttavia, nella mattinata di martedì 2 febbraio Letizia Moratti ha estratto il coniglio dal cappello, nelle sembianze di Guido Bertolaso, nominato ufficialmente consigliere (o commissario?) al piano vaccinale lombardo, nonostante ne esistesse già un altro che è stato cacciato. Tutto è cambiato, come per incanto.
Bertolaso ha fatto la sua sceneggiata nella conferenza stampa di presentazione del piano vaccinale rassicurando che in Lombardia la vaccinazione degli ultraottantenni partirà il 24 febbraio e che entro la fine di giugno tutti i lombardi saranno vaccinati, lavorando 24 ore su 24 e per sette giorni a settimana.
Anche perché – ha dichiarato sempre lui – “da aprile saremo inondati da ingenti consegne di almeno quattro diversi vaccini”. Sulle certezze di Bertolaso è lecito nutrire qualche dubbio, poiché al momento nulla è stato predisposto. Si sa solo che gli ultraottantenni dovranno prenotarsi via internet, strumento poco conosciuto in quella fascia d’età, ma in seguito dovranno attendere una telefonata di conferma.
Parliamo di 700.000 telefonate da fare, quando è noto che molte persone, certamente molte di meno, cadute ammalate di Covid che chiedevano assistenza o tamponi, non sono mai state richiamate dalle ATS.
Bertolaso sostiene che nella campagna vaccinale saranno coinvolti i farmacisti e i medici di base, che al momento non sono stati neanche contattati, e quindi non si conoscono le loro reali possibilità e disponibilità di partecipare al progetto. Peraltro, non è facile trasformare una farmacia in centro vaccinale, ma forse Bertolaso non lo capisce.
Forse non si rende nemmeno conto che per raggiungere il suo obiettivo si dovrebbero vaccinare 140.000 persone al giorno, traguardo ben lontano dalle possibilità di un servizio sanitario distrutto nelle strutture (non ci sono nemmeno i frigoriferi) e privo di personale.
Il presidente Fontana ha dichiarato di essere “onorato” della collaborazione di Bertolaso, “che già tanto bene ha fatto in Lombardia”. Ricordiamo che nel marzo scorso, quando la Regione era in grave difficoltà per la quantità di ricoveri necessari in terapia intensiva, Bertolaso, allora consulente di Fontana, anziché riaprire e riattrezzare strutture pubbliche chiuse dalla giunte Formigoni-Maroni-Fontana, che potevano tornare a essere luoghi di cura permanenti, scelse di costruire il nuovo Ospedale della Fiera.
Tale ospedale effimero fu aperto con grande ritardo, con personale sottratto ad altri istituti e ospitò pochissimi pazienti, a fronte di una spesa di circa 25.000.000 di euro (più o meno, dato che i conti non sono mai stati resi pubblici).
Un enorme spreco di denaro pubblico e di donazioni private per un modello che tuttavia Bertolaso non si vergognò di proporre altrove, come nelle Marche. Naturalmente con analoghi, fallimentari, risultati.
La nomina di Bertolaso è l’ennesima manovra propagandistica della giunta lombarda per nascondere la propria incapacità di combattere la pandemia nella regione che, non a caso, continua ad avere un tasso di mortalità tra i più alti al mondo in rapporto alla popolazione.
Ma pensano proprio che crediamo ancora a Babbo Natale?
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento