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02/04/2021

Accordo tra Microsoft e Pentagono. Nemmeno i morti saranno più al sicuro

Microsoft ha chiuso un accordo con il Dipartimento americano della Difesa per la fornitura all’esercito di un visore a realtà aumentata (RA). Un dispositivo RA incrementa la percezione sensoriale naturale con informazioni raccolte, elaborate e inviate a chi lo indossa da sistemi di intelligenza artificiale (IA).

L’accordo, della durata di 10 anni e che prevede la fornitura di 120 mila dispositivi, ha un valore di 21,9 miliardi di dollari.

HoloLens – questo è il nome del visore – non è una novità, né per ciò che riguarda la tecnologia che utilizza, né per il software di base (firmware) che lo gestisce. Il prodotto si trova da tempo sul mercato, ed è utilizzato da studi di architettura, ospedali, università, case automobilistiche, persino dalla Nasa (bbc.com). La versione prodotta appositamente per l’esercito si chiama Visual Augmentation System (IVAS).

Ieri, 31 Marzo, sul blog di Microsoft sono stati forniti dettagli sull’accordo con l’Esercito (blogs.microsoft.com). In particolare, è stato detto che il visore IVAS è potenziato dai servizi cloud Microsoft Azure.

Il cloud Azure, dicono a Microsoft, renderà i soldati più efficienti e più sicuri, fornirà una maggiore consapevolezza della situazione, consentirà la condivisione di informazioni e collaborerà nella presa di decisioni in diversi scenari.

Questo segmento Cloud dell’infrastruttura militare fa parte di un precedente progetto chiamato JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure), oggetto di un contratto di fornitura di servizi alla cui gara, indetta sempre dal Pentagono, avevano partecipato, tra gli altri, Amazon, Google, Oracle e la stessa Microsoft.

Dopo il ritiro di Google e le riserve di Oracle, e dopo una serie di schermaglie legali, il contratto, che sembrava tagliato su misura per Amazon, fu affidato a Microsoft per la cifra di 10 miliardi di dollari.

Senza il supporto JEDI il visore è un innocuo gadget HighTech. Il cloud Azure non è un semplice deposito inattivo di informazione o una memoria decentrata o una bruta potenza di calcolo. Il cloud Azure funziona come una memoria potenziate che si attualizza volta per volta in base alle esigenze del momento.

Si tratta di pacchetti di informazioni ricombinati da un’intelligenza (artificiale) capace di formulare giudizi predittivi. Un po’ come si cerca di fare per il processo telematico, dove, con l’applicazione dell’intelligenza artificiale (banche dati – memoria + intelligenza – algoritmo) si cerca di prevedere l’esito delle controversie legali (unive.it).

L’uso dei giudizi predittivi in ambito bellico può trasformare radicalmente il concetto di Guerra, di Fronte e di Nemico.

L’infrastruttura JEDI raccoglie informazioni a 360 gradi. Il suo potenziale teatro di guerra è il mondo intero – amici compresi.

JEDI raccoglie informazioni prive di significato. Conta i passi, i batti cardiaci, la nostra velocità media a piedi o in macchina, i percorsi delle nostre corsette lungo il Naviglio Grande, le calorie che assumiamo e quelle che bruciamo, i libri che scarichiamo sull’Ebook reader, le righe che sottolineiamo, le parole che cerchiamo su wikipedia, eccetera. Memorizza informazioni che non dicono niente e che noi forniamo proprio in quanto non dicono niente – “non abbiamo nulla da nascondere” o “non siamo autorizzati a nascondere nulla”?

Per JEDI queste informazioni sono “Memoria in Potenza” in attesa di essere “Attualizzata”. JEDI articola storicamente il passato, il che non significa che lo riproduce sul visore del soldato come propriamente è stato.

JEDI (per dirla con Benjamin) si impadronisce di un ricordo come esso balena nell’istante di un pericolo. Il bit di memoria viene inteso a partire dal presente, anzi, dal futuro, da come si vuole che le cose vadano a finire – anche i morti non saranno più al sicuro.

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