Lo sciopero generale sanitario annunciato per il 30 aprile si è rivelato un flop clamoroso. C’è un responsabile di questo: la CUT. Questo sindacato, obtorto collo e trascinato a viva forza dalla potente lotta dei portuali, aveva dovuto proclamare lo sciopero generale, sapendo già che l’avrebbe fatto fallire.
Ha messo in atto una rappresentazione di conflitto facendo una convocazione allo sciopero solo formale e che si è guardata bene dall’organizzare dal basso, come invece hanno fatto altri sindacati, strutture e assemblee popolari che però purtroppo non hanno la sua stessa potenza numerica e peso politico.
Cos’è successo? Semplice: hanno venduto la lotta prima ancora di iniziarla. Hanno programmato un incontro con la presidente del senato (DC) per dare a Piñera una via d’uscita cavandosela con qualche concessione utile a “passa’ a nuttata”.
Questo con grande probabilità permetterà di terminare regolarmente il suo mandato al criminale presidente che ha dichiarato guerra al popolo cileno e di cui da tempo questo stesso popolo chiede le dimissioni.
Questa volta era davvero arrivato a un passo dal crollare, dopo le ultime prove di disprezzo verso la popolazione che a gran voce nelle piazze (malgrado le difficoltà dovute alla pandemia) chiedeva il diritto di riavere i propri soldi sottratti a viva forza dal machiavellico marchingegno delle AFP.
Ci voleva una dirigente del maggior sindacato dei lavoratori del paese, la CUT, una dirigente del PC, Barbara Figueroa, per tendere a Piñera la ciambella di salvataggio proprio nel momento in cui stava davvero finalmente e miseramente affogando nella sua stessa arroganza e incapacità.
Gli altri sindacati, ovviamente, non hanno apprezzato questa manipolazione e, malgrado fossero già in corso i colloqui della direzione centrale della CUT con la presidente del Senato Yasna Provoste (DC) per il salvataggio di Pinera (a questo link si possono “apprezzare” i colloqui in diretta. I primi minuti mancano dell’audio), ad Antofagasta, nel nord del paese, è stata convocata una conferenza stampa da Lester Calderón (del Sindacato Orica e candidato governatore alla regione di Antofagasta) nella quale chiarisce che: “Il cammino da seguire è quello dei Portuali, non i negoziati con questo Governo criminale“.
Ma, purtroppo, il peso in politica di un sindacato come la CUT supera di gran lunga una minoranza sindacale sia pur cosciente, conflittuale e responsabile. E questo carica ancora più di responsabilità negativa un sindacato così importante come la CUT, che ha utilizzato la convocazione allo sciopero generale come ponte per procurarsi i colloqui e gli accordi parlamentari con quegli stessi partiti che oramai da tempo non hanno alcun credito presso la popolazione, di qualsiasi colorazione politica vogliano ammantarsi.
È ancora pesantemente scottante la prima grossa fregatura, il primo “pasticcio cucinato” nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 2019, in cui l’Accordo per la Pace (siglato dai vari rappresentanti di partiti tra cui spiccava la firma di Gabriel Boric, che era “la sinistra” della situazione...) ha legato mani e piedi alla possibilità di una vera Assemblea Costituente che possa riscrivere in maniera sovrana una nuova Costituzione. A onor del vero il PC quella volta non partecipò allo scempio ed è per questo che aveva conservato ancora un piccolissimo credito di dignità.
Tornando alla fine di aprile del 2021, si può senz’altro dire che alcuni risultati sembravano già raggiunti prima ancora che iniziasse la giornata di sciopero generale. La pressione popolare, e soprattutto il blocco portuale e le minacce di blocco generale, stavano già portando i primi risultati.
Infatti, era già uscita fuori la proposta di un progetto di legge per l’abolizione delle AFP e la creazione di un sistema pensionistico “normale”.
Questa proposta di legge prevede l’abolizione delle AFP; la contestuale creazione di un Istituto di Sicurezza Sociale, che sarebbe un organismo pubblico e decentrato che nazionalizzerebbe i fondi pensione; l’istituzione di più tipi di pensione: una Pensione Basica Universale equivalente al Salario Minimo Garantito, una Pensione di Vecchiaia, una pensione d’Invalidità e una Pensione di Sopravvivenza.
I senatori che hanno fatto questa proposta di legge sembrano aver accolto quasi integralmente le istanze del movimento NO+AFP, tanto che lo storico rappresentante di questo movimento, Luis Mesina, se ne dichiarava piuttosto soddisfatto. Chissà adesso (dopo gli accordi salva capre e cavoli) se il progetto di legge verrà più presentato e/o se lo sarà nella versione originale o riveduta e corretta alla luce del mutamento di clima politico.
Certo, l’identità dei promotori avrebbe potuto, maliziosamente, far pensare anche in quel caso a un tentativo estremo di impedire che la rivolta popolare avesse il sopravvento e si volesse prendere “tutto”, non solo le pensioni degne di questo nome, che sono tra le richieste più forti, oltre alla nuova Costituzione, espresse fin dal primo momento nell’”esplosione sociale” iniziata nell'ottobre 2019.
Si tratta infatti di esponenti di vari partiti che finora non hanno brillato per la loro verve rivoluzionaria, ma che, invece sono stati a pieno titolo nella Concertacion e Nueva Mayoria.
Per il 30 aprile la popolazione organizzata nelle Assemblee Territoriali e nei vari sindacati ha messo in atto manifestazioni legate allo sciopero generale sanitario, promosso dalle avanguardie operaie portuali e proclamato per quella data da tantissime sigle sindacali e territoriali.
Le esigenze espresse dalla popolazione, infatti, non sono di singoli aggiustamenti legislativi più o meno parziali. Non lo sono state fin dall’inizio, e meno che mai adesso. Il cambiamento richiesto è totale e complessivo del sistema economico e dell’intera classe politica. Era un momento molto favorevole per ottenere la testa del Presidente, chiesta a gran voce dalla popolazione.
Ma i giochi di potere della CUT e, purtroppo, anche del PC, che qualche speranza aveva fatto balenare con la candidatura di Daniel Jadue a Presidente della Repubblica, hanno evidenziato che la volontà di queste forze politico sindacali è quella di cambiare qualcosa perché nulla cambi di fondo, come ci insegna anche la politica nostrana immortalata da Tommasi di Lampedusa.
Qua di seguito un articolo pubblicato in Cile ieri stesso appena si è saputo della riunione tra la presidente della camera dei senatori Yasna Provoste (DC), il presidente della camera dei deputati Diego Paulsen (RN) e Piñera per discutere un accordo in materia di aiuti sociali e di governabilità, e, successivamente della riunione tra la dirigenza della CUT e la presidente del senato.
Ha messo in atto una rappresentazione di conflitto facendo una convocazione allo sciopero solo formale e che si è guardata bene dall’organizzare dal basso, come invece hanno fatto altri sindacati, strutture e assemblee popolari che però purtroppo non hanno la sua stessa potenza numerica e peso politico.
Cos’è successo? Semplice: hanno venduto la lotta prima ancora di iniziarla. Hanno programmato un incontro con la presidente del senato (DC) per dare a Piñera una via d’uscita cavandosela con qualche concessione utile a “passa’ a nuttata”.
Questo con grande probabilità permetterà di terminare regolarmente il suo mandato al criminale presidente che ha dichiarato guerra al popolo cileno e di cui da tempo questo stesso popolo chiede le dimissioni.
Questa volta era davvero arrivato a un passo dal crollare, dopo le ultime prove di disprezzo verso la popolazione che a gran voce nelle piazze (malgrado le difficoltà dovute alla pandemia) chiedeva il diritto di riavere i propri soldi sottratti a viva forza dal machiavellico marchingegno delle AFP.
Ci voleva una dirigente del maggior sindacato dei lavoratori del paese, la CUT, una dirigente del PC, Barbara Figueroa, per tendere a Piñera la ciambella di salvataggio proprio nel momento in cui stava davvero finalmente e miseramente affogando nella sua stessa arroganza e incapacità.
Gli altri sindacati, ovviamente, non hanno apprezzato questa manipolazione e, malgrado fossero già in corso i colloqui della direzione centrale della CUT con la presidente del Senato Yasna Provoste (DC) per il salvataggio di Pinera (a questo link si possono “apprezzare” i colloqui in diretta. I primi minuti mancano dell’audio), ad Antofagasta, nel nord del paese, è stata convocata una conferenza stampa da Lester Calderón (del Sindacato Orica e candidato governatore alla regione di Antofagasta) nella quale chiarisce che: “Il cammino da seguire è quello dei Portuali, non i negoziati con questo Governo criminale“.
Ma, purtroppo, il peso in politica di un sindacato come la CUT supera di gran lunga una minoranza sindacale sia pur cosciente, conflittuale e responsabile. E questo carica ancora più di responsabilità negativa un sindacato così importante come la CUT, che ha utilizzato la convocazione allo sciopero generale come ponte per procurarsi i colloqui e gli accordi parlamentari con quegli stessi partiti che oramai da tempo non hanno alcun credito presso la popolazione, di qualsiasi colorazione politica vogliano ammantarsi.
È ancora pesantemente scottante la prima grossa fregatura, il primo “pasticcio cucinato” nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 2019, in cui l’Accordo per la Pace (siglato dai vari rappresentanti di partiti tra cui spiccava la firma di Gabriel Boric, che era “la sinistra” della situazione...) ha legato mani e piedi alla possibilità di una vera Assemblea Costituente che possa riscrivere in maniera sovrana una nuova Costituzione. A onor del vero il PC quella volta non partecipò allo scempio ed è per questo che aveva conservato ancora un piccolissimo credito di dignità.
Tornando alla fine di aprile del 2021, si può senz’altro dire che alcuni risultati sembravano già raggiunti prima ancora che iniziasse la giornata di sciopero generale. La pressione popolare, e soprattutto il blocco portuale e le minacce di blocco generale, stavano già portando i primi risultati.
Infatti, era già uscita fuori la proposta di un progetto di legge per l’abolizione delle AFP e la creazione di un sistema pensionistico “normale”.
Questa proposta di legge prevede l’abolizione delle AFP; la contestuale creazione di un Istituto di Sicurezza Sociale, che sarebbe un organismo pubblico e decentrato che nazionalizzerebbe i fondi pensione; l’istituzione di più tipi di pensione: una Pensione Basica Universale equivalente al Salario Minimo Garantito, una Pensione di Vecchiaia, una pensione d’Invalidità e una Pensione di Sopravvivenza.
I senatori che hanno fatto questa proposta di legge sembrano aver accolto quasi integralmente le istanze del movimento NO+AFP, tanto che lo storico rappresentante di questo movimento, Luis Mesina, se ne dichiarava piuttosto soddisfatto. Chissà adesso (dopo gli accordi salva capre e cavoli) se il progetto di legge verrà più presentato e/o se lo sarà nella versione originale o riveduta e corretta alla luce del mutamento di clima politico.
Certo, l’identità dei promotori avrebbe potuto, maliziosamente, far pensare anche in quel caso a un tentativo estremo di impedire che la rivolta popolare avesse il sopravvento e si volesse prendere “tutto”, non solo le pensioni degne di questo nome, che sono tra le richieste più forti, oltre alla nuova Costituzione, espresse fin dal primo momento nell’”esplosione sociale” iniziata nell'ottobre 2019.
Si tratta infatti di esponenti di vari partiti che finora non hanno brillato per la loro verve rivoluzionaria, ma che, invece sono stati a pieno titolo nella Concertacion e Nueva Mayoria.
Per il 30 aprile la popolazione organizzata nelle Assemblee Territoriali e nei vari sindacati ha messo in atto manifestazioni legate allo sciopero generale sanitario, promosso dalle avanguardie operaie portuali e proclamato per quella data da tantissime sigle sindacali e territoriali.
Le esigenze espresse dalla popolazione, infatti, non sono di singoli aggiustamenti legislativi più o meno parziali. Non lo sono state fin dall’inizio, e meno che mai adesso. Il cambiamento richiesto è totale e complessivo del sistema economico e dell’intera classe politica. Era un momento molto favorevole per ottenere la testa del Presidente, chiesta a gran voce dalla popolazione.
Ma i giochi di potere della CUT e, purtroppo, anche del PC, che qualche speranza aveva fatto balenare con la candidatura di Daniel Jadue a Presidente della Repubblica, hanno evidenziato che la volontà di queste forze politico sindacali è quella di cambiare qualcosa perché nulla cambi di fondo, come ci insegna anche la politica nostrana immortalata da Tommasi di Lampedusa.
Qua di seguito un articolo pubblicato in Cile ieri stesso appena si è saputo della riunione tra la presidente della camera dei senatori Yasna Provoste (DC), il presidente della camera dei deputati Diego Paulsen (RN) e Piñera per discutere un accordo in materia di aiuti sociali e di governabilità, e, successivamente della riunione tra la dirigenza della CUT e la presidente del senato.
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Si tratta di un accordo tra i partiti del regime per mantenere gli abusi di 30 anni blindando Piñera con concessioni che permettano loro di calmare le acque, senza risolvere nessuno dei problemi fondamentali dei lavoratori.
Durante la mattinata di questo venerdì, mentre si svolge la chiamata per lo Sciopero Sanitario convocato dalla Centrale Unitaria dei Lavoratori [CUT], la presidente del Senato Yasna Provoste (DC) e il Presidente della Camera dei Deputati Diego Paulsen (RN), si sono incontrati con Piñera alla Moneda per discutere un accordo in materia di aiuti sociali e governabilità.
Questo, dopo la sconfitta del governo sul terzo ritiro e l’enorme crisi e debolezza della presidenza, dopo gli scioperi portuali, i cacerolazos e la minaccia di una sua estensione a sindacati e popolazioni, che hanno messo il governo alle corde.
Dopo di che, l’opposizione, a livello centrale la Concertación attraverso Yasna Provoste (DC) ha teso la mano a Piñera per un “grande accordo” di “governabilità”. La sua dottrina è che “non possiamo infliggere nuove sconfitte al governo”. Piñera ha accettato, più indebolito che mai, e li ha convocati all’incontro di oggi a La Moneda, per avviare un “grande accordo” tra Chile Vamos e l’opposizione.
Piñera e il suo governo criminale, in uno dei loro momenti peggiori, vengono salvati dalla mano della vecchia Concertación che cerca un nuovo “pasticcio cucinato” per ricomporre la “governabilità”. E lo fanno con un discorso mimetizzato dagli aiuti di cui le persone hanno bisogno, quando hanno approvato quasi tutte le misure di Piñera in cui i lavoratori continuano a pagare per la crisi.
Nell’incontro a La Moneda, tenutosi oggi in mattinata, si è concordato di implementare “aiuti sociali diretti per le famiglie e le PMI”. Il presidente della Camera dei Deputati, Diego Paulsen, ha sottolineato che “abbiamo fissato una scadenza di una settimana”.
Da parte sua, Yasna Provoste ha spiegato che Piñera ha promesso di lavorare su uno “strumento universale che raggiunga rapidamente le famiglie nel più breve tempo possibile”. “La risoluzione del tribunale Costituzionale apre una strada che deve essere compresa da tutti. Nessuno può negare un’agenda minima”, ha detto. Hanno concordato una commissione comune che vedrà queste misure.
L’incontro, per sostenere Piñera strappandogli alcune misure di base (come un reddito universale di emergenza che l’opposizione chiede, al di sotto del paniere familiare di base!), è un tentativo da parte dell'”opposizione” di dimostrare che stanno gestendo misure favorevoli al popolo, e aprire così una strada che permetta loro di uscire dalla crisi acuta. Ma a livello centrale, cerca di proteggere e blindare la figura presidenziale, perché la Concertación non vuole colare a picco se Piñera cade. Il Parlamento è una delle istituzioni più odiate dal popolo.
Con questo, cercano di chiudere e sviare il malcontento di milioni di persone di fronte alla crisi economica, sociale e politica acuita dalla pandemia, che la classe operaia si è caricata sulle spalle, mentre i padroni del Cile, i banchieri, le compagnie minerarie e le grandi imprese, hanno guadagnato come mai prima d’ora.
Si tratta di un accordo tra i partiti del regime per mantenere gli abusi di 30 anni blindando Piñera con concessioni che permettano loro di calmare le acque, senza risolvere nessuno dei problemi fondamentali del popolo lavoratore.
Parallelamente, oggi la CUT chiede uno “Sciopero Generale Sanitario”, in cui abbiamo assistito a proteste fuori dai luoghi di lavoro e alcune mobilitazioni che, uttavia, si sono rivelate deboli, soprattutto per la politica delle loro direzioni che ha deciso per uno sciopero solo testimoniale, nonostante il malcontento di ampi settori e nonostante il fatto che molti settori si siano organizzati indipendentemente dalle conduzioni, come all’ospedale Barros Luco.
Bárbara Figueroa, presidente della CUT e leader del Partito Comunista, ha dato un’intervista a Radio Cooperativa in cui propone di dialogare con la democristiana Yasna Provoste, attuale presidente del Senato: “Speriamo di incontrare più tardi il presidente del Senato per scoprire di cosa avrà discusso nel suo incontro con il presidente Piñera“, ha detto Figueroa. Ma mentre lei chiede accordi a chi fa incontri con Piñera per salvarlo dalla crisi, Piñera stesso ne approfitta e manda la polizia alla CUT per arrestarli.
Devono essere respinti questi accordi con Piñera, che saranno misure che non permetteranno di uscire dalla crisi e garantire un reddito di emergenza secondo il paniere familiare di base (e non sulla soglia di povertà), non proibiranno licenziamenti e sospensioni, stipendi e pensioni di 550mila pesos, fine alla precarietà sanitaria, fine delle AFP. Né verranno toccati i profitti delle compagnie minerarie, delle grandi fortune e delle multinazionali. Questa lotta è più attuale che mai, per una via d’uscita a vantaggio del popolo lavoratore.
L’unica cosa che il PC e il FA faranno è rafforzare le manovre del regime contro il popolo, i loro pasticci, ora rivestiti da concessioni per calmare le acque per un po’ e poi mantenere tutto uguale.
Dobbiamo fare affidamento sulle forze di mobilitazione dei lavoratori, dei giovani, delle donne e del popolo. Per rompere la tregua che le direzioni della CUT stanno portando avanti, è necessario promuovere assemblee e comitati di sciopero dalla base nei luoghi di lavoro e coordinare la lotta. Nessuno sciopero rappresentativo per sedersi al tavolo a negoziare le briciole con il governo criminale, o per riporre fiducia in una “opposizione” complice del governo, come è consuetudine di Bárbara Figueroa, dirigente del Partito Comunista.
La chiave è che noi lavoratori ci organizziamo in assemblee e stabiliamo coordinamenti permanenti, perché ci sono forze per vincere tutte le misure di emergenza di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, la lotta per la salute, l’istruzione, l’alloggio, le pensioni, non possiamo lasciarli per domani, perché i soldi ci sono! In questo momento, il rame è a 4,5 dollari per libbra, vicino al suo valore massimo nella storia del metallo rosso. Non possiamo continuare a pagare la crisi mentre le grandi imprese, i banchieri e i padroni del Cile stanno guadagnando come mai prima d’ora, a cominciare dalla famiglia Luksic e dallo stesso presidente Piñera.
Solo la forza della classe operaia e del popolo, la loro unità, organizzazione e mobilitazione indipendente, con un piano di lotta per preparare lo sciopero generale, potremo rovesciare Piñera e il suo governo. Come ha dimostrato ancora una volta la frode dell’accusa di incostituzionalità, non sarà con le manovre parlamentari che saremo in grado di sconfiggerlo.
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