Non siamo virologi o epidemiologi, diciamo spesso. Ma alcune cose si potevano capire fin dal primo momento, ascoltando gli scienziati più seri e ragionando su parametri logico-scientifici abbastanza semplici.
E infatti fin da subito abbiamo detto e scritto che chi voleva difendere a tutti i costi il Pil, anche a prezzo di fare una strage nella popolazione, non sarebbe riuscito nel suo intento. Accumulando così due disastri in uno: oltre 120.000 morti (finora, ma andando avanti così si potrà certamente “far di meglio”...) e una caduta della ricchezza prodotta che ha sfiorato il 9%. Con la “ripresa” che tarda anche perché, ogni volta che la saturazione degli ospedali si avvicina al punto limite, i nuovi confinamenti parziali esercitano il loro peso.
Ora arriva anche uno studio scientifico vero e proprio che dimostra le differenze abissali tra i paesi che hanno scelto di “mitigare” gli effetti della pandemia (quella strategia qui nota come “convivere con il virus e lasciare aperti i luoghi di lavoro”) e quelli che invece hanno perseguito l’obbiettivo “zero covid”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet. Prende in considerazione soltanto i paesi Ocse “occidentali” in senso lato (quelli “normalmente capitalistici”) e non include Cina, Vietnam, Cuba, ecc, che avrebbero inevitabilmente mostrato una differenza ancora più abissale.
La presentazione che ne fa Alessandro Ferretti è comunque illuminante e dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che siamo governati (in Italia, Unione Europea, Usa, Gran Bretagna, ecc.) da un branco di criminali decisamente idioti e autolesionisti.
Questa “strategia” ora è implementata, da veri criminali, con le riaperture semitotali anche in presenza di numeri (per contagiati, ricoverati, morti) tutt’altro che “sotto controllo”. Draghi ha parlato di “rischio calcolato”. Vorremmo sapere quanti morti sono previsti, nei suoi calcoli...
È un problema di “sistema”, come direbbero ai vertici della Rai, non di persone. E un “sistema” criminogeno va rovesciato il prima possibile. Ne va della vita di tutti e della vivibilità del pianeta (perché quello che hanno fatto sulla pandemia lo fanno ogni giorno anche e soprattutto sul piano ambientale).
Buona lettura.
Ora arriva anche uno studio scientifico vero e proprio che dimostra le differenze abissali tra i paesi che hanno scelto di “mitigare” gli effetti della pandemia (quella strategia qui nota come “convivere con il virus e lasciare aperti i luoghi di lavoro”) e quelli che invece hanno perseguito l’obbiettivo “zero covid”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet. Prende in considerazione soltanto i paesi Ocse “occidentali” in senso lato (quelli “normalmente capitalistici”) e non include Cina, Vietnam, Cuba, ecc, che avrebbero inevitabilmente mostrato una differenza ancora più abissale.
La presentazione che ne fa Alessandro Ferretti è comunque illuminante e dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che siamo governati (in Italia, Unione Europea, Usa, Gran Bretagna, ecc.) da un branco di criminali decisamente idioti e autolesionisti.
Questa “strategia” ora è implementata, da veri criminali, con le riaperture semitotali anche in presenza di numeri (per contagiati, ricoverati, morti) tutt’altro che “sotto controllo”. Draghi ha parlato di “rischio calcolato”. Vorremmo sapere quanti morti sono previsti, nei suoi calcoli...
È un problema di “sistema”, come direbbero ai vertici della Rai, non di persone. E un “sistema” criminogeno va rovesciato il prima possibile. Ne va della vita di tutti e della vivibilità del pianeta (perché quello che hanno fatto sulla pandemia lo fanno ogni giorno anche e soprattutto sul piano ambientale).
Buona lettura.
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L’altro ieri su Lancet è apparso un confronto tra i risultati della strategia di mitigazione (interventi graduali di contenimento mirati a non sovraccaricare il sistema sanitario) e quelli conseguiti tramite la strategia #zerocovid di eliminazione radicale del contagio.
Dal confronto emergono tre dati:
– per quanto riguarda la salute pubblica, i decessi da COVID-19 per 1 milione di abitanti nei paesi OCSE che hanno optato per l’eliminazione (Australia, Islanda, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud) sono stati circa *25 volte inferiori* rispetto ai paesi OCSE che hanno preferito la mitigazione, tra cui l’Italia (prima immagine)
– per quanto riguarda l’economia, nei cinque paesi che hanno optato per l’eliminazione, la crescita del PIL è tornata ai livelli pre-pandemia all’inizio del 2021 mentre la crescita è ancora negativa per gli altri 32 paesi OCSE (seconda immagine)
– sorpresa sorpresa: per quanto riguarda le restrizioni, le libertà sono state più gravemente colpite nei paesi OCSE che hanno scelto la mitigazione. Infatti le misure di blocco rapide, adottate dai paesi che puntano all’eliminazione, sono state meno rigide e più brevi (terza immagine)
Alcuni credono che il dibattito tra mitigazione ed eliminazione sia ormai accademico, perchè presto il vaccino risolverà ogni problema. In realtà, la storia ci insegna che i vaccini da soli non sono risolutivi e richiedono comunque tempi lunghi. L’eradicazione del vaiolo ha richiesto sforzi concertati e decennali in cui la vaccinazione è stata accompagnata da campagne di comunicazione e impegno pubblico, oltre a testare, tracciare e isolare.
Le conclusioni del commento sono tanto cristalline quanto lapidarie: agire solo a livello nazionale è insufficiente ed è necessario un chiaro piano globale per uscire dalla pandemia. I paesi che scelgono di convivere con il virus rappresenteranno probabilmente una minaccia per altri paesi, in particolare quelli che hanno meno accesso ai vaccini COVID-19. L’incertezza dei tempi, della durata e della gravità del blocco soffocherà la crescita economica poiché le aziende sospenderanno gli investimenti e la fiducia dei consumatori si deteriorerà. Il commercio globale e i viaggi continueranno a risentire della situazione.
Nel frattempo, è probabile che i paesi che optano per l’eliminazione tornino quasi alla normalità.
In definitiva: oggi come ieri, accontentarsi di stabilizzare i contagi sugli elevati livelli attuali ci condanna a subire restrizioni in modo permanente con gravi conseguenze sul piano economico, sanitario e della libertà di movimento. Chi ancora oggi sostiene il contrario dimostra solo crassa incompetenza e/o poderosa malafede.
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