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03/06/2021

Cavaliere del non lavoro

La nomina di John Elkann a cavaliere del lavoro, da parte di Sergio Mattarella, simboleggia il mutamento genetico della nostra Repubblica, a parole fondata sul lavoro in realtà dominata dal profitto e dagli affari.

Il presidente del gruppo Stellantis, di cui i francesi gestiscono il potere, gli olandesi le tasse e gli americani i programmi produttivi in Italia, può essere cavaliere di qualsiasi impresa tranne che del lavoro.

Nelle fabbriche ex FIAT, poi FCA e infine Stellantis, in Italia dilaga la cassa integrazione e le condizioni di lavoro stanno ovunque degradando, anche se gli operai tacciono per paura ed i sindacati ufficiali per complicità.

Negli stabilimenti ex Fiat le libertà dei lavoratori sono cancellate da quando – undici anni fa – Sergio Marchionne, per conto di John Elkann, pose ai lavoratori di Pomigliano l’ultimatum: o rinunciate al contratto nazionale o rinunciate alla fabbrica.

Quel ricatto passò, non solo alla ex Fiat ma in tutto il paese, con il consenso della maggioranza dei rappresentanti sindacali, contro la Fiom e i sindacati di base, e della quasi totalità di quelli politici.

Così i lavoratori italiani ebbero al tempo stesso le delocalizzazioni, i licenziamenti e il massacro dei loro diritti. E oggi si possono legalmente offrire mansioni (non chiamiamoli lavori) a 2 euro all’ora, mentre ci sono imprenditori che si lamentano perché non trovano dipendenti per 60 ore a settimana e 300 euro al mese.

E nei luoghi di lavoro, e non solo in essi, si muore in massa perché le più elementari norme di sicurezza non vengono rispettate.

John Elkann è uno dei più ricchi rappresentanti di questo mondo ingiusto e nemico del lavoro. La sua famiglia, gli Agnelli, da più di cento anni accumula ricchezza con il contributo fondamentale dei soldi e delle istituzioni pubbliche.

Quella ricchezza si è sempre accresciuta, anche quando migliaia di lavoratori FIAT finivano in mezzo alla strada. Eppure quella ricchezza, che quella numerosissima famiglia deve ai lavoratori e a tutto il paese, è oggi accumulata in una finanziaria con sede legale e fiscale all’estero.

John Elkann è prima di tutto un erede fortunato e il suo “merito” è prima di tutto di far parte della famiglia giusta, per il resto è semplicemente il maggior azionista di una multinazionale che con il lavoro in Italia ha solo debiti, in costante crescita.

Egli è un cavaliere del non lavoro e, premiandolo, Sergio Mattarella rende vuoti ed ipocriti tutti i suoi appelli alla giustizia e all’eguaglianza.

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