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03/06/2021

Naufragi e war games

Le unità navali di Stati Uniti, Italia e altri undici paesi europei ed africani si esercitano alla guerra aeronavale nel Mediterraneo centrale mentre a poche miglia di distanza centinaia di migranti affogano nel tentativo di raggiungere le coste siciliane.

Lunedì 17 maggio, dopo una cerimonia ufficiale al Centro nazionale di cartografia di El Aouina, Tunisia, ha preso il via dalla base navale di La Goulette l’esercitazione Phoenix Express 2021 sotto la direzione di U.S. Africom (il comando delle forze armate statunitensi per le operazioni nel continente africano) e del comando delle forze navali Usa in Europa e Africa di stanza a Napoli.

I war games nelle acque del Canale di Sicilia si sono conclusi venerdì 28 maggio e hanno visto la partecipazione di unità aeronavali di Stati Uniti d’America, Tunisia, Algeria, Belgio, Egitto, Francia, Grecia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Spagna e Italia.

L’edizione 2021 di Phoenix Express è la più imponente della sua lunga storia (16 le attività navali di questa tipologia già effettuate negli anni). “L’esercitazione navale in nord Africa è pianificata per rafforzare la cooperazione regionale, la capacità di risposta, lo scambio di informazioni e l’interoperabilità tra i suoi partecipanti in questa regione critica”, spiega l’ammiraglio Robert P. Burke, comandante di U.S. Naval Forces Europe-Africa. “Il Mediterraneo è la linfa vitale del commercio mondiale e la sicurezza regionale e la stabilità sono cruciali per la prosperità globale”.

Tra gli obiettivi prioritari dell’esercitazione pure quello di migliorare la collaborazione e il coordinamento degli alleati statunitensi nel Mediterraneo nelle attività di contrasto ai flussi migratori sulla rotta Africa-Europa.

“Una parte di Phoenix Express 2021 è focalizzata alla sfida delle forze navali nordafricane, europee e Usa contro le migrazioni irregolari e i traffici illegali di beni e materiali”, ha dichiarato Harry Knight, l’ufficiale di US Navy a capo dell’esercitazione.

Peccato che proprio il giorno successivo all’avvio dei giochi di guerra in acque tunisine, martedì 18 maggio, si è verificata una delle peggiori tragedie in mare del 2021, il naufragio di un’imbarcazione e la morte di oltre 50 migranti a poche miglia di distanza dalla città di Sfax.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero della Difesa tunisino, Mohamed Zekri, 33 persone sono state soccorse in mare dai lavoratori di una piattaforma petrolifera off-shore, mentre sarebbe stata del tutto inutile la ricerca dei dispersi da parte di alcune unità della marina tunisine “prontamente” inviate nell’area del naufragio.

L’OIM, l’organizzazione internazionale delle migrazioni, ha accertato che i 33 sopravvissuti sono tutti di nazionalità bengalese, mentre nell’imbarcazione – presumibilmente partita da Zuwara (Libia occidentale) – erano stipati perlomeno 90 migranti, anch’essi provenienti dal Bangladesh e da alcuni paesi africani.

Sempre l’OIM ricorda che dall’inizio dell’anno sono stati già cinque i naufragi con morti a largo della Tunisia.

Il 17 maggio, cioè proprio il giorno in cui ha preso il via Phoenix Express 2021, le motovedette tunisine avevano soccorso vicino Djerba un’imbarcazione con a bordo 113 migranti provenienti da Bangladesh, Sudan, Eritrea ed Egitto, molti dei quali minori di età. Anche in questo caso i migranti sarebbero partiti dal porto libico di Zuwara.

In questi giorni sono in aumento le segnalazioni da parte delle organizzazioni non governative internazionali di imbarcazioni in avaria nel Mediterraneo centrale. Centinaia e centinaia di migranti in fuga dagli innumerevoli conflitti africani e mediorientali volutamente ignorati o “non intercettati” dagli aerei-spia, dai droni e dai satelliti di Frontex, o dai radar delle innumerevoli unità da guerra Usa, Nato e nordafricane in addestramento bellico.

Sono donne, uomini e bambini condannati a restare senza nome, invisibili, vittime innocenti della cinica guerra alle migrazioni.

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