di Guido Salerno Aletta
Va di moda parlare di prezzi, visto che in questo periodo aumenta un po' di tutto, dal gas ai carburanti ed all'energia elettrica.
Non c'è dubbio che ci sia una forte tensione anche geopolitica sui prodotti energetici, ma il fatto è che stanno aumentando anche i prodotti agricoli come il grano duro. Anche qui, ci sono tante ragioni che influiscono sulla sua disponibilità: ma l'aumento dei prezzi non deriva dalla scarsezza della produzione mondiale.
Si cita spesso il caso del Canada, uno dei più grandi produttori mondiali di grano, per via del fatto che lì il raccolto è stato particolarmente deludente a causa delle temperature elevatissime, oltre 50°, registratesi in estate, con un calo stimato in 1 Mt (milione di tonnellate) rispetto al 2020. Lo stesso vale per l'Argentina, che avrebbe prodotto 0,5 Mt in meno.
C'è da rilevare, però, che il raccolto è andato assai bene in Europa, con +18,4 Mt rispetto al 2020 grazie all'aumento della produzione in Francia (+7,9 Mt), Romania (+3,7 Mt) e Bulgaria (+1,9 Mt), mentre è calato in Spagna (-0,4 MT). Buoni risultati sono stati registrati anche in Australia (+1,5 Mt), India (+1,5 Mt) e Cina (+0,9 Mt).
Per quanto riguarda la Russia, si ha notizia di una riduzione dell'export di grano: non è chiaro se ciò dipenda da un raccolto inferiore alle attese per via delle avverse condizioni climatiche dopo il record del 2020, ovvero dalla riduzione della superficie coltivata (10,3 milioni di ettari rispetto agli 11 milioni della campagna precedente), oppure ancora dall'aumento della tassa sull'export che è stata portata da 50,9 $ a 53$ a tonnellata per tenere il passo con la tendenza all'aumento del prezzo a livello internazionale.
Fatto sta che, a livello mondiale, il raccolto di grano nel 2021 è andato assai meglio rispetto al 2020, con un aumento della produzione che è stato stimato in +4,5 Mt, passando da 775,8Mt a 780,3 Mt, secondo i dati diffusi a fine settembre dall'USDA (United States Department of Agricolture).
Addirittura ancora meglio, sempre secondo l'USDA è andata nel 2021 la produzione mondiale del mais, con un incremento di 80,7 Mt rispetto al 2020, passando complessivamente da 1.117,1 Mt a 1.197,8 Mt. Ciò deriva in particolare dell'aumento della produzione negli Stati Uniti (+6,3 Mt), Cina (+5 Mt) e Argentina (+2 Mt).
Se il raccolto del grano è andato a livello globale assai bene, c'è da chiedersi per quale motivo ci sia una tensione sul livello dei prezzi: quello appena raccolto in Italia, a fine giugno, era stato venduto a 280 euro/tonnellata. Gli agricoltori nostrani, che si lamentavano per la flessione al ribasso che li penalizzava rispetto ai 300/350 euro/tonnellata che erano riusciti a spuntare negli anni precedenti, addebitavano il ribasso all'arrivo "non casuale" di navi cariche di grano dal Canada: visto che il prezzo si fa sulla base del bilanciamento tra domanda ed offerta, l'arrivo del grano canadese aveva temporaneamente depresso il mercato.
Ed infatti, in questi giorni il prezzo del grano duro è quasi raddoppiato rispetto alla fine di giugno scorso: in Italia, la forbice va dal minimo di 446 al massimo di 527 euro/tonnellata. Gli agricoltori che hanno venduto a luglio il loro grano si sono visti sfumare una fortuna a favore degli intermediari e dei grandi compratori.
Gli agricoltori che non hanno ancora venduto il raccolto, aspettano ancora, sperando in qualche altro piccolo aumento in vista del Natale.
Per il grano siamo in periodo di semina, e la questione si complica assai visto che l'aumento del prezzo dei fertilizzanti e del gasolio per uso agricolo incide fortemente sui costi degli agricoltori. Chi ha venduto a giugno/luglio, e sono coloro che avevano fretta di farlo per saldare i debiti, sta nei guai: probabilmente non semina affatto, o riduce la superficie seminata. Chi ancora non ha venduto sta stretto con i tempi: deve affrettarsi per ricominciare il ciclo produttivo. E già fa il conto per capire a quanto dovrà vendere il nuovo raccolto per coprire i maggiori costi che sta per affrontare.
Gli agricoltori sono ancora una volta l'anello più debole della catena del valore: per quanto possa essere ampia la superficie di terreno che ciascuno di loro coltiva, i prezzi del grano hanno un andamento a livello nazionale e globale che non possono assolutamente controllare, così come non controllano i costi delle sementi, dei fertilizzanti, del gasolio per le macchine agricole.
Viviamo dunque in un continuo paradosso.
I prezzi salgono anche se la produzione mondiale è aumentata.
Il Prezzo del Grano e la Catena del Potere.
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