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20/10/2021

La Von der Leyen minaccia la Polonia

Volano sportellate a Strasburgo. Che la Polonia, suo malgrado, sia un paese da sempre causa e vittima delle tragedie nella storia europea, è un fatto. Quanto si è sentito nell’aula del Parlamento Europeo di Strasburgo, nel durissimo botta e risposta tra la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e il premier polacco Mateusz Morawiecki, sembra esserne l’ennesima conferma.

La Von der Leyen ha infatti apertamente sfidato le autorità polacche dal sostenere la sentenza della Corte Costituzionale della Polonia, la quale ha affermato che i Trattati europei non possono essere prevalenti rispetto alle costituzioni nazionali dei singoli stati membri.

Una posizione questa a nostro avviso corretta, se non fosse che viene ancora una volta agitata dal paese sbagliato e su una questione sbagliata. È comunque il caso di ricordare che la stessa Germania mantiene questo principio, e infatti le sentenze della sua Corte Suprema sulle decisioni europee sono sempre attese con molta apprensione, viste le dimensioni e il ruolo di Berlino nella UE.

“Per il Recovery Fund le regole sono chiarissime e una delle le riforme raccomandate alla Polonia è il ripristino dell’indipendenza della giustizia e questo significa che eliminare la sezione disciplinare e il regime disciplinare e il ripristino dei giudici illegittimamente licenziati. Lei ha detto che lo farete e io vi dico: fatelo!”, ha minacciato la von der Leyen, rivolgendosi al premier polacco, Mateusz Morawiecki, nel dibattito in plenaria al Parlamento europeo sullo Stato di diritto in Polonia.

“La Commissione europea sta analizzando la sentenza della Corte suprema polacca, ma posso già dirvi oggi che sono fortemente preoccupata perché essa mette in discussione la base dell’Unione Europea. Costituisce una sfida diretta all’unità degli ordinamenti giuridici europei”.

Affermando una verità parziale, la Von der Leyen ha detto che “È la prima volta in assoluto che il tribunale di uno Stato membro rileva l’incompatibilità dei Trattati Ue con la Costituzione nazionale. E questo ha gravi conseguenze per il popolo polacco perché la decisione ha un impatto diretto sulla protezione della magistratura”.

Poi c’è stato un affondo le cui conseguenze potrebbero essere pesanti, per la Polonia sicuramente, ma non solo. “La Commissione è guardiana del trattato ed è pertanto mio dovere tutelare i diritti dei cittadini dell’UE, ovunque vivano sul territorio dell’Unione”.

Per questo, ha aggiunto la Von der Leyen, “non possiamo permettere e non permetteremo che i nostri valori comuni siano messi a rischio. La Commissione agirà e le opzioni sono tutte note. La prima opzione è la procedura d’infrazione per impugnare legalmente la sentenza del Tribunale costituzionale polacco. Un’altra opzione è il meccanismo di condizionalità e altri strumenti finanziari. Il Governo polacco – ha sottolineato – deve spiegarci come intende proteggere i fondi europei, vista questa sentenza della sua Corte costituzionale”.

Non si è fatta attendere la replica del primo ministro polacco, Morawiecki , il quale ha affermato che “parlare di violazioni dello Stato di diritto o di Polexit, sono menzogne” e ha esortato a dire “le cose come sono”. “Comprendo lo stupore per la sentenza, ma io andrei a leggerla”, ha aggiunto.

“In Polonia la fiducia per l’Europa resta ai livelli più alti, oltre il 56% dei polacchi dice chiaramente che la Polonia è e resterà membro dell’Unione. E il mio governo e la maggioranza parlamentare è parte di questa maggioranza pro-europea in Polonia”.

“Questo non vuol dire che non ci siano preoccupazioni circa l’indirizzo che assume l’Unione, una preoccupazione purtroppo giustificata”, ha aggiunto Morawiecki, accusando “il doppio standard dell’Europa”.

“Respingo la lingua delle minacce e delle imposizioni. Non sono d’accordo che dei politici minaccino e terrorizzino la Polonia. Il ricatto è diventato un metodo di fare politica verso alcuni Stati membri, ma non è così che agiscono le democrazie”.

Ma subito dopo, come la storia tragica della Polonia ha dimostrato, Mazowiecki è andato a toccare tasti che sicuramente aprono il sipario di ambizioni retrograde e revansciste (ma è già stato dimostrato, con la Grecia del primo Tsipras, che l’identico atteggiamento europeo viene tenuto anche e soprattutto nei confronti di ambizioni più democratiche e socialmente attente).

“Noi siamo un Paese fiero, orgoglioso, la Polonia è uno dei Paesi con la più lunga storia di sviluppo della democrazia in Europa”, ha aggiunto il premier polacco.

“Nel ventesimo secolo due volte abbiamo pagato con tante vittime e la nostra lotta per la democrazia nel 1920 salvando Parigi e Berlino dagli attacchi bolscevichi e poi ancora contro il terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, poi ancora una volta negli anni Ottanta”, ha aggiunto.

“La Polonia non è entrata nell’Ue a mani vuote. L’adesione della Polonia ha offerto grandi opportunità commerciali ai francesi, ai tedeschi”, ma anche “a imprenditori e società di quei Paesi che hanno davvero beneficiato dell’adesione della Polonia. Mi riferisco ai trasferimenti di dividendi e benefici dai Paesi più poveri dell’Europa centrale, come la Polonia, verso i Paesi più ricchi dell’Europa occidentale. Vogliamo – ha sottolineato Mazowiecki – che l’adesione della Polonia sia una vittoria per tutti” e “vogliamo partecipare alla trasformazione energetica post-pandemica e alla trasformazione economica”.

Infine, ma non certo per importanza, il premier polacco ha messo i piedi nel piatto affermando che “L’Unione europea non è uno Stato, come i 27 Stati membri dell’Unione europea che rimangono sovrani, al di sopra dei Trattati, e sono gli Stati membri che decidono quali competenze vengono trasferite all’Ue”, ha dichiarato in maniera netta.

“Il primato del diritto dell’Unione non può essere sopra le Costituzioni, non può violare dunque le Costituzioni. Nei Trattati Ue abbiamo delegato molte competenze, ma non tutte, all’Unione europea. Non ci sono dubbi che il diritto Ue abbia supremazia sul diritto nazionale in quelle aree (di competenza, ndr) che sono state delegate dagli Stati membri all’Ue”.

Parole pesanti su entrambi i versanti dunque. Una tecnocrate tedesca che minaccia un politico reazionario polacco è decisamente uno spettacolo cui non eravamo abituati, ma non è certo il primo al quale assiste l’Europa ancora prima della nascita dell’Unione Europea.

Qui e lì – come sul Corriere della Serasi ventilano scenari di Polexit, cioè di una uscita della Polonia dalla UE sull’onda di quanto fatto nel 2016 dalla Gran Bretagna. Scenari estremi, ma non per questo impossibili.

Resta da chiedersi se la Polonia sarebbe in grado di reggerli, stretta come sarebbe tra una UE a guida tedesca – a quel punto ostile (a parte alcuni paesi dell’Europa orientale) – e la Russia.

Scenari estremi, eppure il ruolo sistematico della Polonia nelle tragedie europee li ha già prima realizzati e poi subìti.

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