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19/10/2021

Cariche a Trieste, l’ennesima scelta repressiva dello Stato

I portuali di Trieste, che insieme ad un gruppo di “No Green Pass” presidiavano il porto del capoluogo friulano, sono stati sgomberati a suon di idranti e cariche della polizia.

La cronaca: una parte dei lavoratori del porto di Trieste, insieme ad un gruppo di No Green Pass, sono stati sgomberati dal presidio al porto che era stato istituto da qualche giorno.

Un’azione di protesta contro il “certificato verde” voluto dal governo come ulteriore risorsa per incentivare la vaccinazione, che all’inizio era stata annunciata come la volontà di “bloccare il porto”, e che poi si era ridimensionata in un semplice sit in al varco 4 dell’infrastruttura portuale.

Una manifestazione che – unita allo sciopero – stava creando comunque rallentamenti alle normali attività dell’importante scalo marittimo friulano.

D’altronde a cosa servono gli scioperi? A creare un problema ed attirare l’attenzione della società e della politica su una questione sindacale o sociale. E per i lavoratori del porto di Trieste, o almeno per una buona parte di loro, l’obbligo di Green Pass è una questione sindacale e sociale: un’imposizione discriminante che impedisce ad alcuni di lavorare. Questo per descrivere fatti ed intenzioni.

Ieri mattina, e poi nel corso di tutta la giornata, lo Stato ha risposto alla protesta decidendo di non poter tollerare un prolungarsi del “blocco” – se pur attenuato – e ha deciso di sgomberare il sit in.

Idranti prima, e poi cariche anche abbastanza violente: immagini note a chi negli anni si è impegnato in lotte politiche, sindacali e sociali contro lo sfruttamento, la messa a profitto dei beni comuni, le ingiustizie che costellano la storia dei rapporti tra le istituzioni e la gente nel nostro paese e nel mondo a trazione capitalista.

Un po' meno note, forse, a chi per la prima volta o quasi si confronta con il potere repressivo dello Stato: e nel movimento “No Green Pass” sono tanti, a scendere in piazza per opporsi a quella che è una ingiustizia percepita.

E dunque idranti, lacrimogeni, cariche, manganellate: questo è, quando lo Stato decide che la tua protesta ha superato il limite dell’accettabilità. Si chiama repressione, ed è sempre la stessa, anche quando viene attuata nei confronti di chi, da un certo punto di vista, “se la merita”.

Va sottolineato che lo sgombero è stata una decisione politica governativa, accettato e preteso anche da CgilCislUil, non una “risposta ad atti di violenza”. Anzi, la brutalità dell’intervento ha a sua volta innescato risposte simili da parte dei “no vax”, non dei portuali, che hanno hanno opposto resistenza passiva.

È un discorso spinoso e difficile, questo, ma riteniamo che sia doveroso affrontarlo: le immagini di ieri a Trieste, quello che è avvenuto nel capoluogo friulano, è violenza di Stato esattamente come quella subita da tante/i militanti/attiviste/i in tantissime occasioni e di cui magari nessuno ha parlato.

Il fatto che il “movimento no Green Pass” – a Trieste declinato esplicitamente come “novax” (ricordiamo che alle comunali la lista “3V” ha raccolto oltre il 4%) – presenti caratteristiche assolutamente discutibili da mille punti di vista non deve distogliere dall’evidenza del processo in atto, sempre lo stesso: la repressione violenta di qualunque cosa “disturbi il manovratore”.

Che oggi è il governo Draghi impegnato a fare quello per cui è stato incaricato, e cioè gestire i soldi del Recovery Fund e “far ripartire l’economia” ridisegnando gli equilibri del paese in senso socialmente reazionario.

E quindi chiunque sia d’intralcio a questo percorso politico e sociale, per ragioni ottime o sballate, deve essere “rimesso in carreggiata”.

Un modello di gestione del dissenso sociale che conosciamo bene, e che tante volte è stato utilizzato nei confronti delle “nostre” battaglie: la lotta per la casa, per i diritti sul luogo di lavoro, per la difesa dei beni comuni, contro lo sfruttamento dei territori, per la difesa dei diritti dei migranti... Quante lotte represse a suon di manganellate.

Ora abbiamo avuto di fronte una protesta “nuova”, portata avanti da un fronte sociale composito, in cui si parte da assunti spesso surreali (no mask, no vax), che appare una battaglia di retroguardia che distoglie da questioni socialmente e politicamente più rilevati, ma che sta subendo una repressione sempre più violenta e decisa.

Attenzione: il Green Pass, così come è stato disegnato e applicato, è una enorme (ennesima) furbata del governo, che scarica la gestione del problema della vaccinazione sulla presunta “libera scelta” dei cittadini e ha prodotto pericolosissimi fenomeni discriminatori sul posto di lavoro (ogni azienda lo sfrutta come meglio crede).

Per cui non c’è solo delirio, ingenuità, strumentalizzazione fascista, ignoranza: c’è un pezzo di società che percepisce in modo confuso di stare subendo una enorme ingiustizia, in molti casi “la più grave” della loro vita (anche se certamente lo sono di più cento altre, che non avvertono chiaramente).

E sono le manganellate, la repressione, la violenza dello Stato.

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