Alla fine le è scappato, come era inevitabile che succedesse. Intervenendo alla Camera per relazionare sui fatti del 9 ottobre a Roma e nei giorni successivi, la Ministra dell’Interno Lamorgese ha confermato l’esistenza di un doppio standard nella gestione dell’ordine pubblico, ricalcando in diversi punti il senso delle relazioni annuali che gli apparati di sicurezza e di intelligence forniscono al Parlamento in materia di “minacce eversive”.
In questo senso la Ministra Lamorgese, alto dirigente che viene dal mondo delle prefetture, ha dato il segno della continuità con un impianto rimasto ben saldo e immutato sin dal dopoguerra nelle istituzioni preposte all’ordine pubblico: “se c’è da bastonare si bastoni a sinistra”.
Di fronte alle accuse sul clima da strategia della tensione (strumentalmente agitate dalla Meloni, di certo la meno titolata a farle, ndr) la ministra ha replicato: “Devo respingere fortemente questa lettura”, le sue parole, “perché essa, oltre a non tenere conto del susseguirsi dei fatti, insinua il dubbio che le forze di Polizia, a cui dobbiamo la difesa delle istituzioni ed il mantenimento della pace sociale, si prestino ad essere strumento di oscure finalità politiche.
È un’ingiusta accusa, che getta un’ombra inaccettabile sull’operato delle Forze dell’ordine, le quali nella manifestazione del 9 ottobre scorso hanno pagato un tributo di ben 41 feriti, anche per fronteggiare i facinorosi intenzionati ad assaltare le sedi istituzionali”.
Quindi la ministra è passata a rispolverare lo scenario degli opposti estremismi, descrivendo quanto accaduto il 9 ottobre a Roma e nei giorni successivi a Milano: “È palese che non si sia riusciti a contenere tutti i propositi criminali da cui era mossa la parte violenta dei manifestanti, specie quella istigata dagli elementi più politicizzati”.
Ma più avanti ha sottolineato come l’iniziativa di Roma abbia visto “come noto, una partecipazione eterogenea di gruppi sia della destra radicale che della sinistra antagonista (?!) e anche di semplici cittadini. Un numero di persone tra le 10 e le 12 mila”.
Si è però dimenticata un “piccolo” dettaglio. A Roma i fascisti alla sede della Cgil ci sono arrivati tranquillamente e l’hanno devastata davanti agli occhi di un plotone di carabinieri, rimasti fermi su un lato della sede e solo successivamente schieratisi davanti all’entrata e qui aggrediti dai fascisti.
A Milano invece, è propria la Ministra ad affermare testualmente che: “La composizione dei partecipanti è stata variegata, con circa 80 persone riconducibili all’area anarchica. I manifestanti hanno espresso l’intenzione di dirigersi alla Camera del Lavoro, ma gli è stata preclusa questa possibilità. A seguire lo sparuto gruppo di militanti anarchici ha provato a fare un’ulteriore deviazione per raggiungere la sede della regione Lombardia: anche in questo caso sono stati immediatamente bloccati. Tutti i tentativi di portare la manifestazione verso uno scenario di guerriglia urbana sono stati respinti dalle Forze dell’ordine”.
Relativamente alle proteste nel porto di Trieste la ministra ha affermato che: “Nei momenti di maggiore tensione, in cui si è prefigurato un chiaro pericolo di degenerazione dell’ordine pubblico, è stato necessario ricorrere all’uso di idranti e lacrimogeni per superare la resistenza opposta dai manifestanti più esagitati. Si è fatto ricorso ad un intervento tecnico-operativo con modalità analoghe a quelle avvenute vicino a palazzo Chigi e Montecitorio, a Roma”, sottolineando soddisfatta che: “L’area portuale è tornata pienamente agibile e non si registra alcuna criticità nell’attività dello scalo”.
Nulla quindi sul fatto che, mentre nel pomeriggio era in corso un incontro nella Prefettura di Trieste con i portuali, sia partita un’altra carica della polizia dopo quella della mattina.
Praticamente irricevibile, e ad un passo dalle comiche, è stata la versione della Ministra sull’agente di polizia in borghese ripreso prima insieme ai manifestanti che scuotevano un blindato su via del Muro Torto e poi mentre pesta un manifestante. Secondo la ministra Lamorgese “L’agente in borghese stava semplicemente studiando la forza ondulatoria sul blindato” (ahahaha!).
Infine, inesorabilmente, è arrivata agli scenari dei prossimi giorni con le possibili manifestazioni contro il vertice del G20 convocato a Roma per fine mese: “Ci attende un periodo ancora molto impegnativo che vedrà a fine ottobre lo svolgimento del G20. È, perciò, prezioso l’apporto informativo teso a focalizzare ogni elemento di rischio. Garantisco – dice Lamorgese – nella mia responsabilità di ministro dell’Interno, che saranno sempre tutelati la libera manifestazione del dissenso e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini”.
Inutile ricordare che le uniche manifestazioni di protesta contro il G20 sono quelle ventilate da organizzazioni della sinistra.
Una linea di condotta che, ad esempio, abbiamo visto all’opera la mattina dell’11 ottobre a Roma, quando il corteo per lo sciopero generale dei sindacati di base è stato bloccato prima di Piazza Venezia da un imponente schieramento di polizia (assente durante le manifestazioni del 9 ottobre), cercando di impedirgli di raggiungere la piazza (autorizzata) in SS. Apostoli, dove già erano convenuti gli altri cortei sindacali provenienti dai ministeri.
L’esistenza di questo doppio standard nella visione e gestione dell’ordine pubblico la denunciamo e la documentiamo sistematicamente da anni.
Prendere per buone le argomentazioni della Ministra degli Interni non è un buon servizio alla democrazia. Ma a spellarsi le mani abbiamo visto soprattutto i parlamentari del PD, mentre a starnazzare erano quelli della destra.
Un paradosso? No, la realtà.
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