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06/02/2022

Le Olimpiadi della propaganda di guerra

Immaginiamo se nel 1936 alle Olimpiadi nella Berlino nazista, sotto gli occhi compiaciuti di Hitler, l’ultimo tedoforo, quello che accende il braciere olimpico, fosse stato un ebreo.

Ecco, ho fatto questa riflessione quando ho visto sui nostri mass media che l’ultima tedofora alle Olimpiadi di Pechino è stata un’atleta uigura. Cioè parte di quel popolo di origine turca e di religione musulmana che vive nel nord ovest della Cina e che, secondo una campagna occidentale, sarebbe sottoposto al genocidio, anzi addirittura all’Olocausto.

Un falso smentito clamorosamente dalla tedofora uigura, un falso che è un altro atto di quel revisionismo storico occidentale verso il nazifascismo che sempre più mostra la sua funzione reale: giustificare la politica guerrafondaia della NATO verso la Cina e la Russia e soprattutto far dimenticare che il razzismo moderno è un’invenzione europea e bianca.

Questo non vuol dire che non ci siano violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese verso gli uiguri, di fronte al rischio di spinte indipendentiste o di fondamentalismo islamista.

Così come fanno regolarmente gli USA a Guantanamo, la UE in Libia, la NATO in mezzo mondo. Ogni violazione dei diritti umani dovrebbe essere condannata con la stessa misura e allo stesso modo.

E se così fosse tutto l’Occidente dovrebbe essere sotto accusa per la reclusione di Julian Assange e soprattutto per il sostegno all’apartheid di Israele in Palestina.

Invece è la Cina il nuovo impero del male, come Reagan definì l’Unione Sovietica, e i mass media occidentali applicano rigorosamente nei suoi confronti la regola della trave e della pagliuzza.

In questi giorni le cronache dei telegiornali sulle Olimpiadi sembrano scritte dai complottisti di QAnon, con i “mostruosi” cinesi che manipolano il virus e che usano lo sport per conquistare il mondo.

Davvero un brutto spettacolo e soprattutto preoccupante perché così, coi falsi e le infamie, comincia sempre la propaganda di guerra.

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