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11/02/2022

Mosca “mette alla porta” la ministra degli Esteri britannica. Diplomazie europee al lavoro

Se la parole hanno un senso, anche in un mondo “felpato” come quello della diplomazia, la Russia ha dato il benservito alla ministra degli Esteri britannica, liquidando la Gran Bretagna come un interlocutore inutile in questa tesissima fase di lavorìo diplomatico per fermare l’escalation tra USA/NATO e Russia sull’Ucraina.

Il colloquio con il capo del Foreign Office, Liz Truss, è stato come una conversazione “tra un muto e un sordo“, secondo le parole del ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, al termine dell’incontro con la ministra arrivata da Londra.

Lavrov ha affermato, parlando tra l’altro in presenza della ministra britannica al termine dei colloqui, che si sono protratti circa un’ora oltre il previsto, che parlare con Liz Truss è stato come parlare a una persona sorda “che è qui ma non è in grado di sentire“; e ha accusato la Gran Bretagna di “ignorare le dettagliate spiegazioni” russe sulla crisi in corso.

“Lavrov mi ha detto che la Russia non ha intenzione di invadere l’Ucraina. Ma queste parole devono essere seguite dai fatti. E invece le truppe si sono spostate altrove“, ha replicato la ministra britannica degli Esteri Liz Truss, al termine del colloquio con Lavrov.

Insomma, quantomeno un colloquio “infruttuoso”, come del resto era facilmente prevedibile viste le premesse. La Gran Bretagna pare pervasa da un furore interventista che sembra mutuato dalla russofobia britannica dell’Ottocento e dalla contrapposizione totale durata un secolo e nota come “Il Grande Gioco”.

Non solo. La Gran Bretagna continua a inviare truppe e armamenti sul teatro di crisi e ha cominciato a farlo già da mesi. Ed è curioso che un paese che invia truppe sul fronte di un altro paese chieda poi all’interlocutore di “ritirare le truppe” dal proprio stesso territorio.

In conferenza stampa con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il premier britannico Johnson aveva evocato un quadro a tinte fosche: “Io non credo che il presidente Vladimir Putin abbia già preso la decisione di procedere con la guerra, ma questo non vuol dire che sia impossibile che qualcosa di disastroso possa accadere presto: la nostra intelligence dipinge un quadro fosco, nei prossimi giorni si affronterà il passaggio più pericoloso e dobbiamo fare bene, con una combinazione tra sanzioni, impegno militare e diplomazia“, aveva detto Johnson, pur accennando che questo è il momento della “de-escalation”.

Intanto il ministero della Difesa russo ha confermato in un comunicato l’inizio delle manovre congiunte in Bielorussia (denominate Union Resolve 2022), in programma fino al 20 febbraio, che si concentreranno sulla “soppressione e il respingimento di aggressioni esterne“.

Nelle trattative diplomatiche, tese a disinnescare l’escalation della crisi e uno scontro militare, si fa però largo l’opzione europea di lavorare piuttosto sugli accordi di Minsk per determinare un altro spazio negoziale tra Russia e Ucraina, ma senza interlocutori ingombranti e bellicisti come Usa e Gran Bretagna.

Si tratta del poco noto “formato Normandia” nel quale gli attori negoziali sono le due maggiori potenze europee – Francia e Germania – con Russia e Ucraina.

Francia e Germania – la prima più esplicitamente, la seconda in modo più evasivo – hanno lasciato intendere chiaramente che allo scontro istigato sul territorio dell’Europa da Usa e Gran Bretagna, preferiscono la de-escalation e una soluzione negoziata.

In tal senso occorre riconoscere che già da dicembre anche l’Italia si era pronunciata su questa lunghezza d’onda. È la newsletter Affari Internazionali a rammentare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi e riportata dalle agenzie il 22 dicembre scorso.

Secondo Draghi “Le relazioni tra Ucraina e Russia sono disciplinate dagli Accordi di Minsk, che non sono stati osservati da nessuna delle due parti. Quindi un’osservanza di questi accordi potrebbe essere il primo passo”.

L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha spiegato di aver risposto “a nome degli Stati membri dell’Ue alle lettere che hanno ricevuto dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Le tensioni e i disaccordi devono essere risolti attraverso il dialogo e la diplomazia. Chiediamo alla Russia di allentare la tensione e di invertire il suo rafforzamento militare in Ucraina e nei dintorni e in Bielorussia“.

Un cambiamento di linguaggio, rispetto alle dichiarazione precedenti.

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