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10/02/2022

Sulla crisi con la Russia, Stati Uniti e Germania non parlano la stessa lingua

Biden è andato decisamente oltre le righe quando durante la conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha dichiarato: “Se la Russia invade non ci sarà più il Nord Stream 2. Porremo fine a tutto questo“, poi rivolto a Scholtz ha aggiunto: “Prometto che saremo in grado di farlo“, anche se ha rifiutato di fornire dettagli su come garantirebbe la fine del gasdotto.

Più che una dichiarazione è stata una minaccia “all’alleata Germania”, anche perché gli Usa dovrebbero intervenire su un impianto di proprietà di società tedesche e russe, quindi ben oltre la tradizionale interferenza statunitense sugli affari europei respinta tre giorni fa anche dal capo della CDU oggi all’opposizione in Germania.

Il cancelliere Scholz, ancora una volta è stato però evasivo. Ha affermato che è importante “non precisare tutto in pubblico“, aggiungendo che “misure di vasta portata” sono state “ben preparate” da entrambi i paesi. Ma il cancelliere tedesco ha ripetutamente evitato qualsiasi domanda sul destino dell’oleodotto e si è persino rifiutato di menzionare il North Stream 2.

“Dove si colloca il cancelliere Olaf Scholtz?” titola il Washington Post. “Scholz fa tattica su Nord Stream 2 e attira le critiche” scrive il giornale tedesco Handesblatt.

“Il leader tedesco ha detto che la Nato è unita, ma è stato meno schietto di Joe Biden sulle conseguenze per la Russia. Scholtz usa frasi evasive sulla Russia”, commenta il britannico Telegraph a proposito della visita del cancelliere tedesco a Washington.

Come noto, secondo l’agenzia di statistica Eurostat, la Russia ora fornisce il 55% delle importazioni di gas della Germania – rispetto al 40% di venti anni fa – contro circa il 40% in media dell’Unione europea.

Ciò significa che qualsiasi taglio dell’offerta da parte russa colpirebbe duramente Berlino e questo spiega in parte perché la Germania non è stata molto entusiasta della retorica aggressiva di Usa e Gran Bretagna. Insomma la “riluttanza” di Scholtz sui furori bellicisti di Biden e la contemporanea visita di Macron a Putin per la de-escalation, cominciano a diventare segnali molto importanti.

In tal senso è interessante questo articolo comparso su uno dei principali giornali tedeschi: il Frankfurter Allgemeine Zeitung del 7 febbraio e che pubblichiamo qui di seguito.

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Scholz scatena l’allarme negli Stati Uniti

Majid Sattar – Frankfurter Allgemeine Zeitung

A Washington si parla ancora dei rapporti privilegiati tra Russia e Germania e del fatto che Berlino divide l’Occidente. Scholz deve limitare i danni.

La prima impressione è quella che conta. Il cancelliere potrebbe aver perseguito l’obiettivo di spianare la strada a Putin verso una distensione delle tensioni. Ma Olaf Scholz ha sottovalutato l’effetto devastante della suo messaggio negli Stati Uniti.

Con il suo modo all’inizio esitante e poi criptico di affermare l’ovvio, ossia il fatto che il gasdotto Nord Stream 2 non entrerà in funzione in caso di un’invasione russa in Ucraina, il Cancelliere ha più che irritato il più importante alleato della Germania. La possibilità di sanzioni, che per il Cancelliere rimane comunque sul tavolo, è in fondo il presupposto dell’accordo della scorsa estate tra Angela Merkel e Joe Biden. Accordo che lui aveva sostenuto da Vicecancelliere.

Avrebbe dovuto essere chiaro a Scholz che una posizione diversa da questa, fosse stata anche solo una sfumatura diversa, avrebbe fatto scattare l’allarme nella capitale degli USA e avrebbe potuto denotare un cambio di linea. Soprattutto perché anche sul tema della fornitura di armi erano stati dati segnali irritanti.

A Washington non si conosce ancora il nuovo Cancelliere, se non in una ristretta cerchia che si occupa di politica finanziaria internazionale. Quello che si sa però è che il fatto di provenire dalle file dello stesso partito di Gerhard Schroeder (ndr: nel cda di Gazprom) non è certo un vantaggio per lui.

Pochi giorni prima della visita di presentazione del Socialdemocratico alla Casa Bianca l’iniziale accordo tra i ministri degli esteri Blinken e Baerbock era già quasi dimenticato. L’opinione pubblica statunitense parla di nuovo dei rapporti privilegiati tra Russia e Germania e del fatto che Berlino divide l’Occidente.

Dal punto di vista di alcuni esperti di politica estera a Washington si stanno avverando i peggiori timori. Dopo che Biden è entrato in carica la nuova amministrazione ha reso chiara l’intenzione di voler riparare l’alleanza transatlantica danneggiata.

Proprio la Germania, che doveva fungere da capro espiatorio nell’era di Trump, poteva venire incontro in questo. C’era anche in gioco il riconoscimento del fatto che la Merkel era riuscita a tenere insieme l’alleanza occidentale, quando la sua egemonia era venuta meno.

Biden non ha soltanto rivisto la decisione di Trump, pensata come azione punitiva, di ridurre le truppe americane in Germania. Era anche intenzionato a evitare nuove sanzioni contro il progetto North Stream 2 – nonostante ritenesse che fosse un grave errore geopolitico e nonostante questa decisione lo esponesse a ostilità nel Congresso. Il presidente voleva evitare una rottura con la Germania.

La Merkel era un’ancora di stabilità


Il presupposto per venirsi incontro consisteva nel fatto che Berlino dovesse assumere un ruolo guida e assicurarsi che Mosca smettesse di intimorire Kiev. Si riteneva che la Merkel, pensata come ancora di stabilità in Europa, potesse assumere questo compito. Ma ora che la Merkel è archiviata, si pensa che la Germania sia di nuovo sulla strada dei rapporti privilegiati con la Russia.

In realtà, il punto di vista americano, secondo cui la Merkel avrebbe dato prova di una posizione più dura nei confronti di Putin mentre ora invece la Germania si pone per così dire su un piano di equidistanza tra est e ovest, è una distorsione dei fatti. Infatti anche l’ex Cancelliera si è lasciata scappare varie occasioni per staccare la spina al Nord Stream 2.

Non ci sono più molti conoscitori della Germania a Washington, dove si occupano più che altro in modo ossessivo della Cina. I pochi che ci sono ancora rimproverano a Scholz di trascinarsi la zavorra di una politica socialdemocratica in Est Europa che sarebbe anacronistica. Non nascondono però che è stata la Merkel con l’abbandono precoce del nucleare ad aumentare di fatto la dipendenza energetica e politica dalla Russia.

I diplomatici americani cercano da settimane di spiegare all’opinione pubblica americana la posizione di Berlino e di calmare le acque. Nei confronti del governo e del Congresso, ci si sente in dovere di sottolineare la lealtà della Repubblica Federale. In caso di invasione dell’Ucraina, la Germania sosterrà severe sanzioni contro Mosca. Questa si chiama limitazione dei danni diplomatici.

L’alleanza occidentale dovrebbe effettivamente essere rinnovata dopo gli anni dirompenti di Trump. In effetti, le minacce di Mosca hanno messo in luce profonde crepe nella NATO. Putin può prendersi il merito di questo. Se il suo calcolo alla fine funzionerà dipende anche dal fatto che Biden e Scholz riescano a fare qualcosa di più che migliorare la facciata della loro alleanza. Il Presidente chiarirà al Cancelliere che la Germania non potrà tenere la testa bassa e stare a distanza.

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