Quello che vi mostriamo è di una gravità inaudita. La sede del consolato dell’Ucraina a Milano si era candidata – tramite un post circolato ieri in rete e poi rimosso – a fungere da centro di arruolamento per gli italiani che volessero combattere contro l’esercito russo.
“Le porte del consolato generale d’Ucraina a Milano sono aperte agli aspiranti legionari”, si leggeva a chiare lettere nel messaggio che riportava contatti telefonici e istruzioni per l’eventuale colloquio pre-arruolamento con il personale della sede diplomatica.
L’iniziativa del consolato milanese dell’Ucraina contrasta però apertamente con l’ordinamento legislativo italiano, che non consente l’istituzione di un centro di arruolamento per miliziani, ancor meno se gestito da un paese estero, sul proprio territorio; motivo per cui il post è stato eliminato. Ma forse qualche chiarimento in più il ministro degli Esteri Di Maio e quello degli interni Lamorgese dovrebbero chiederlo e ottenerlo dalle autorità politiche e diplomatiche dell’Ucraina.
Con la guerra Ucraina-Russia, si è creata “una legione internazionale” di volontari dall’estero “per la difesa territoriale” di Kiev, aveva annunciato pochi giorni fa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, spiegando che “questo dimostra chiaramente il sostegno al nostro Paese”.
La prima potenza Nato a facilitare questa operazione è stata la Gran Bretagna, ma se si andasse a dare un’occhiata in Polonia e Repubbliche Baltiche (aderenti all’Unione Europea) si troverebbero uffici analoghi a quello venuto fuori a Milano.
Sul canale Telegram Ukraine Now, sono state pubblicate le istruzioni e i passi da seguire per gli stranieri che volessero arruolarsi in questo reparto sul fronte ucraino. Una volta definiti i particolari del viaggio i volontari di questa ‘legione straniera’ potranno finalmente – al loro arrivo in Ucraina – presentarsi nei punti di raccolta e “andare a combattere contro gli occupanti russi”.
Nel 2015 il Parlamento ucraino ha permesso l’inclusione e regolarizzazione di stranieri ed apolidi nelle proprie forze armate, compreso chi ha combattuto nei battaglioni di volontari. L’idea era quella di creare un settore nazionale di compagnie militari private che, tuttavia, risultano ancora vietate dalla legge. Sotto controllo governativo operano invece numerose compagnie di sicurezza private.
Eppure non si tratta del primo “incidente” in Italia su questo terreno. Qualcuno forse ricorderà dei centri di arruolamento in Italia per i miliziani del’Uck in Kossovo già dalla fine del 1998. I servizi di intelligence italiani sapevano esattamente in quali bar o locali notturni venivano effettuati gli arruolamenti, ma il governo non mosse un dito. Certo questa attività era meno sfacciata di quella del consolato ucraino, ma era nota, evidente ed ampiamente tollerata dal governo italiano dell’epoca. Anche in quella guerra della Nato contro la Federazione Jugoslava i “legionari” dell’Uck erano “nostri alleati”. Anzi sono stati sostenuti con i bombardamenti della Nato nella secessione e poi nella nascita e il riconoscimento del Kossovo come uno stato indipendente. Vi ricorda qualcosa?
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