La novità, per ora, è stato l’incontro di cinque ore tra le delegazioni russa e ucraina in una località dell’area di Gomel, in Bielorussia, messa a disposizione dal presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, il quale non ha sinora cessato di mantenere i contatti, oltre che con Mosca, anche col presidente della giunta golpista ucraina Vladimir Zelenskij.
Al termine dei colloqui, le parti si sono accordate per riunirsi di nuovo a distanza di pochi giorni.
Secondo Gazeta.ru, il consigliere presidenziale ucraino Mikhail Podoljak avrebbe dichiarato che «le parti hanno fissato una serie di temi prioritari, su cui sono state delineate determinate decisioni. Affinché queste decisioni abbiano una qualche possibilità di essere implementate su deliberazioni logistiche, le parti sono ripartite verso le rispettive capitali per consultazioni».
L’assistente presidenziale russo, Vladimir Medinskij, che guidava la delegazione russa, ha detto che il prossimo round di colloqui si svolgerà in prossimità della frontiera polacco-bielorussa.
Il presidente del Comitato affari internazionali della Duma, Leonid Slutskij, membro della delegazione russa, ha dichiarato che il principale aspetto dei colloqui di ieri è stato che le parti si sono reciprocamente ascoltate, che la delegazione ucraina si è mostrata disponibile ad ascoltare i rappresentanti russi e a prendere parte attiva alla discussione: «un qualche progresso può essere raggiunto nei prossimi giorni».
Mentre continuano e si intensificano le smanie belliciste dei paesi UE, come incoraggiati dalla relativa circospezione USA a presentarsi come i veri protagonisti della contesa mondiale ((in ogni caso, già da alcuni mesi, Joe Biden aveva detto che non avrebbe inviato soldati Usa a combattere in Ucraina), la giornata del 28 febbraio è stata caratterizzata ancora dalla lenta ma continua avanzata dei reparti russi rispetto alle infrastrutture militari ucraine.
Secondo fonti russe, anche le milizie delle Repubbliche Popolari sono avanzate di alcuni chilometri, liberando diversi centri del Donbass, ancora in mano a Kiev.
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato che reparti della Guardia nazionale cecena operativa nel contingente russo, hanno conquistato senza perdite un obiettivo (la Tass non specifica quale) in mano alla Guardia nazionale ucraina.
Purtroppo, anche ieri si sono registrate perdite tra la popolazione civile del Donbass: a Gorlovka, dove nei giorni scorsi due insegnanti erano rimaste uccise sotto le macerie di una scuola colpita dalle forze ucraine, ieri sono morte altre quattro persone e dieci sono rimaste ferite, all’interno di un convitto bersagliato dalle truppe di Kiev.
Non di poco conto anche la dichiarazione del Ministro della difesa russo, Sergej Šojgu, secondo cui è stato completato l’assetto di combattimento accresciuto della cosiddetta “triade nucleare” russa che, in base all’attuale composizione, comprende forze strategiche missilistiche, navali ed aeree.
Nel frattempo, Mosca ha limitato i voli delle compagnie aeree di 36 paesi, tra cui Germania, Spagna, Italia, Francia; l’Aeroflot ha annullato i voli per USA, Messico e Rep. Domenicana a partire dal 2 marzo. In serata, poi, l’annuncio di Rosaviatsija, sulle misure di risposta russe, che prevedono la chiusura dello spazio aereo russo ai velivoli di 36 paesi.
Intanto a Mosca, Vladimir Putin ha firmato il decreto per speciali misure economiche contro gli USA e i loro alleati; in particolare, si parla di controllo sulla vendita di proventi in valuta da parte degli esportatori e di divieto al credito in valuta a non residenti.
A smentire diverse voci dei media occidentali, a proposito di presunte deficienze tra i reparti russi che stanno operando in Ucraina, la Tass scrive che il Ministero della difesa russo ha dichiarato che alle operazioni prendono parte solamente ufficiali e militari professionisti, escludendo quindi la partecipazione di militari di leva.
Ancora la Tass enumera i nomi di personaggi altolocati russi (in gran parte ai primi posti delle annuali classifiche Forbes) che sono inclusi nella cosiddetta “lista nera” UE; tra questi, Sečin, Tokarev, Usmanov, Aven, Fridman, Krasovskij, Prilepin, Skabeeva, Mordašov, Timčenko. Sanzioni sarebbero state emesse anche contro il portavoce presidenziale Dmitri Peskov.
In una dichiarazione del Ministero degli esteri russo è detto che la decisione UE di iniziare a rifornire Kiev di armamento letale rappresenta un autosmascheramento di Bruxelles.
Decidendo la fornitura di armamento letale, si afferma nella dichiarazione russa, l’Unione Europea si è messa definitivamente dalla parte del regime di Kiev, che ha scatenato una politica di genocidio contro una parte della propria popolazione. Coloro che sono coinvolti in tali forniture alle forze armate ucraine, porteranno la responsabilità delle conseguenze di queste azioni.
Per quando riguarda l’economia russa, l’Unione Europea non riuscirà a rovinarla e anzi le sue mosse non rimarranno senza dura risposta. La Russia, è detto nella dichiarazione del Ministero degli esteri, continuerà anche in futuro a realizzare i propri interessi nazionali, senza curarsi delle sanzioni e delle minacce dell’Occidente.
Il Primo ministro Mikhail Mišustin ha dichiarato che le sanzioni occidentali non giungono inattese, così che il piano per attutirne gli effetti era stato messo a punto da tempo.
Da notare come negli ultimi giorni si siano intensificati gli attacchi elettronici a vari istituti russi. Il quotidiano economico Kommersant rileva che il volume di attacchi hacker a società russe, agenzie governative, banche e mezzi di comunicazione, tra il 24 e il 28 febbraio è stato di almeno tre volte superiore al numero di attacchi verificatisi nel febbraio dello scorso anno. La capacità di alcuni attacchi ha superato i 750 Gbps.
Ultime notizie:
dalla Tass
In una dichiarazione video, il presidente ucraino Vladimir Zelenskij ha affermato che, nei colloqui con Mosca, Kiev non ha ancora ottenuto il risultato sperato e le autorità ucraine decideranno sul passaggio al secondo round di negoziati dopo il rientro della delegazione e l’analisi del processo negoziale.
«La Russia ha esposto le proprie posizioni», ha detto Zelenskij; «da parte nostra si è risposto con altri punti, per porre fine alla guerra. Alcuni segnali li abbiamo ricevuti. Quando la delegazione rientrerà a Kiev, analizzeremo ciò che abbiamo ascoltato e decideremo come procedere al secondo round di negoziati». Nel video, Zelenskij si è rivolto nuovamente ai paesi occidentali, perché introducano severe sanzioni contro Mosca.
da RT
La UE condurrà una guerra economica e finanziaria totale contro la Russia, ha dichiarato il Ministro delle finanze francese Bruno Le Maire. Contro l’istituto di stato “Sberbank”, la più grande banca generale di Russia e dell’Europa dell’est, la Gran Bretagna ha introdotto sanzioni che prevedono il divieto di conti di corrispondenza e operazioni di compensazione in sterline.
E, a proposito di Gran Bretagna, in un ampio e documentato servizio la russa RT scrive che, nel corso di quattro anni, Londra ha speso oltre 60 milioni di sterline nell’addestramento di militari ucraini. Questo è quanto riportato in documenti della UK Intelligence Community Foundation
da Gazeta.ru
Nelle Repubbliche popolari del Donbass, anche oggi Gorlovka continua a essere bersagliata; le artiglierie ucraine martellano i villaggi di Bajrak e Russkij Kraj. Il QG della difesa territoriale della DNR informa della liberazione di 29 villaggi, finora sotto controllo ucraino.
Nella serata di ieri, l’ufficio di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento, aveva riferito che tutti i 43 veicoli della Missione di monitoraggio OSCE stavano lasciando il territorio della repubblica.
Oggi, scrive la Tass, sempre dalla DNR affermano che bande neonaziste, nell’area di Kramatorsk, si sarebbero impossessate di una ventina di quelle auto: ignota la sorte dei funzionari OSCE. Supponiamo, ha detto il portavoce delle milizie della DNR, Eduard Basurin, che «servendosi di quelle auto, essi intendano organizzare qualche provocazione».
Basurin ha anche detto che nella giornata di oggi Mariupol sarà completamente accerchiata; milizie popolari e reparti russi organizzeranno due corridoi umanitari per consentire ai civili di lasciare la città entro il 2 marzo, lungo i percorsi Mariupol-Manguš e Mariupol-Bezymennoe.
Il leader della DNR, Denis Pušilin, ha dichiarato che il ritmo delle operazioni militari in Donbass è «in anticipo sui tempi» previsti, mentre i militari ucraini che hanno deposto le armi «a oggi si contano a centinaia».
Al di fuori del teatro di azioni belliche propriamente detto, alcuni giorni fa le agenzie avevano dato notizia della decisione turca di chiudere lo stretto dei Dardanelli alle navi russe e ucraine, in base all’art. 19 della Convenzione di Montreux, secondo cui, durante un conflitto, se la Turchia non è paese belligerante, le navi da guerra dei belligeranti non possono passare attraverso lo stretto.
La Bielorussia avrebbe messo in assetto di guerra i propri sistemi di difesa contraerea; ma «l’esercito bielorusso non ha preso e non prenderà parte ad alcuna azione di guerra e possiamo dimostrarlo a chiunque», ha dichiarato il presidente Aleksandr Lukašenko.
Fonte
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