La Russia potrebbe dover affrontare le stesse questioni che gli USA hanno affrontato al momento del crollo dell’URSS. Traduciamo un’intervista al politologo ucraino Rostislav Ishchenko che dà un’idea molto sorprendente su come dall’altro lato della nuova cortina di ferro si percepisca con inedite preoccupazioni l’attuale crisi sistemica occidentale, che creerà un “vuoto da riempire” e un fardello di responsabilità globali.
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Intervista a Rostislav Ishchenko, di Aleksey Peskov - Traduzione dal russo a cura di Pino Cabras
Alla data del 24 febbraio, si sono compiuti esattamente due anni dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale (SVO). Allora sembrava a tutti che, anche se ci sarebbero state difficoltà, queste non sarebbero durate a lungo, gli aeroporti “intorno all’Ucraina” sarebbero rimasti chiusi inizialmente solo per una settimana. Si sbagliavano.
Poi intervennero i paesi occidentali, e anche lì l’orizzonte della pianificazione era calcolato in settimane, al massimo mesi: armiamo l’Ucraina, colpiamo la Russia con sanzioni, e tutto lì crollerà come un castello di carte. Ma si sbagliavano anche loro.
In due anni, la Russia ha potenziato i muscoli e allenato il cervello, mentre l’Occidente sta vivendo dissidi interni e gravi problemi economici. E a qualcuno viene l’idea, in questo momento, che ci convenga prolungare il conflitto, tipo: “aspettiamo – e l’Occidente crollerà da solo”. Sarebbe bello, giusto?
Ma le speranze che, non appena i paesi occidentali si siano rotti, tutti i problemi della Russia finiscano all’istante, sono state dissipate nel corso di una conversazione con «Svobodnaya Pressa» («Stampa Libera») dal politologo, commentatore di MIA “Russia Today”, Rostislav Ishchenko...
SP: Rostislav Vladimirovich, quando è iniziata l’operazione SVO contro l’Ucraina, si trattava solo dell’Ucraina – ma in poco più di un mese la situazione si è trasformata in un nostro confronto con l’Occidente, con la NATO. E si è scoperto che la NATO non è così potente come pensavamo noi e loro stessi, e che in due anni di confronto con la Russia, la situazione per i paesi occidentali è diventata piuttosto infelice, e soprattutto – non si vedono tendenze al miglioramento. Possiamo in qualche modo utilizzare l’attuale situazione a nostro vantaggio?
La Russia ha iniziato l’attuale campagna, tra l’altro, non contro l’Ucraina, ma per l’Ucraina. E l’ha iniziata per la sicurezza comune, e non solo per la propria.
La Russia, come ha dichiarato e continua a dichiarare, aderisce al principio della “indivisibilità della sicurezza”: non può essere che io stia bene e voi stiate male. Se vi sentite in assoluta sicurezza a mie spese, mentre io mi sento in pericolo, cercherò in qualche modo di uscire da questa situazione. E in un bel momento scoprirete di non essere più al sicuro.
Quindi la posizione della Russia è chiara. Come è chiara la posizione degli Stati Uniti e della NATO che sta sotto il loro controllo. Negli USA, la stabilità interna dipende dalla posizione dell’America come egemone globale, perché altrimenti non potrebbero garantire un eccesso di consumi all’interno del paese.
Se la posizione cambia, inizieranno a impoverirsi, e la situazione potrebbe rapidamente sfuggire di mano. In altri termini, hanno bisogno di trovare una qualche risorsa esterna che assicuri sia l’egemonia sul pianeta che la stabilità interna.
SP: Quindi, si tratta di derubare qualcuno?
Esattamente. E contavano di trovare le risorse necessarie derubando la Russia e la Cina. Poiché non sono riusciti a realizzare il loro piano immediatamente, hanno pensato di risolvere il problema entro un periodo di tempo prevedibile.
Quando anche questo periodo prevedibile non ha portato ai risultati sperati, gli Stati Uniti hanno deciso che prima avrebbero derubato l’Europa Occidentale e poi si sarebbero occupati della Russia e della Cina.
Sì, hanno cominciato a derubare l’Europa, ma non hanno considerato che se derubi il tuo stesso alleato, finisci per indebolire te stesso.
Gli Stati Uniti hanno indebolito l’Europa, ma non hanno risolto il loro problema strategico. E ora si trovano in una situazione di “zugzwang” (la posizione dello scacchista per cui ogni mossa è svantaggiosa, ndt) aggravata dalla pressione del tempo, senza più alcuna mossa per evitare lo scacco matto e senza tempo per escogitare qualcosa o semplicemente aspettare che passi il brutto momento.
Devono affrontare la Cina, la Russia, in più fare qualcosa per il Medio Oriente, l’Europa... e allo stesso tempo risolvere numerosi e seri problemi interni.
SP: E a noi che ci viene di male? Siediti e aspetta che passi il cadavere del nemico...
L’ondata di problemi del nostro avversario sta crescendo, ma la Russia non dovrebbe cercare benefici in questo. Dobbiamo pensare a come evitare di ritrovarci con uno stato nucleare che salta in aria dall’interno.
Ricordate cosa preoccupava di più gli Stati Uniti nei primi anni ’90? Il crollo dell’URSS e la dispersione delle armi nucleari tra le ex repubbliche sovietiche. E finché non le hanno raccolte tutte in un unico posto, in Russia, la loro percezione era di assoluto allarme. E se ora gli USA esplodessero dall’interno, e le armi nucleari finissero in diversi stati, anche noi saremmo molto preoccupati.
E i problemi in Occidente stanno crescendo. Prendete, per esempio, le proteste degli agricoltori. Quando tutto è iniziato, gli esperti occidentali – sottolineo, occidentali – che conoscono bene tutti i problemi dei loro movimenti di opposizione, sindacali, alternativi, dicevano: che faranno i contadini? Usciranno, bloccheranno le strade per un po’, poi se ne andranno, non saranno supportati dalla massa principale dei lavoratori, perché hanno interessi diversi.
E invece: i contadini non se ne vanno, anzi, il loro movimento diventa internazionale, sono supportati dai lavoratori di altri settori, dai trasportatori e – cosa che sembrava incredibile – dai residenti delle città che rimangono bloccati dagli agricoltori.
Il sistema è entrato in risonanza e non è più in grado di stabilizzarsi da solo. Si sta disintegrando davanti ai nostri occhi.
E tutti questi problemi sono sorti per l’Occidente perché, invece di trovare un accordo con la Russia, ha scelto la via del confronto, valutando erroneamente sia le risorse russe sia le proprie. Ma a causa di quanto sta accadendo, non ci saranno vantaggi per la Russia, solo nuovi problemi.
SP: Di quali problemi stiamo parlando?
Proprio come l’Occidente ha affrontato il problema di privatizzare lo spazio che l’Unione Sovietica si è lasciato alle spalle, così anche noi dovremo affrontare compiti simili. Lo spazio non viene mai abbandonato. Non ammette il vuoto.
Si può dire quanto si vuole che non ci serve l’Ucraina, non ci serve l’Europa, ma se da lì se ne va un padrone, se ne deve necessariamente presentare un altro. Soprattutto se i popoli locali non sono in grado di governarsi da soli, e sono sempre alla ricerca di un nuovo padrone.
Questa è la sorte dei limitrofi, e il mondo intero è principalmente composto da limitrofi. Ci sono da due a otto grandi potenze, a seconda dei criteri di grandezza, e tutte le altre semplicemente gravitano intorno a loro. E a questo punto graviteranno verso la Russia.
Sì, in questo momento ciò è vantaggioso per noi, poiché queste oscillazioni ci sostengono a danno degli Stati Uniti. Non tutto il mondo è con loro, ma il 60% del mondo è già con noi, e questo ci aiuta, ma...
Ma poi ci troveremo nella stessa situazione in cui gli Stati Uniti si sono trovati con la scomparsa dell’URSS: gli USA sono diventati l’egemone mondiale. Supponiamo che non ci troveremo in questa situazione da soli – ci sarà la Cina, ci sarà qualcun altro, ma in ogni caso – la responsabilità della pace ricadrà su di noi. Almeno – anche su di noi.
Possiamo riconoscerlo o no, ma saremo chiamati a risponderne. La gente busserà da noi.
Stanno già arrivando: per sedare delle controversie, risolvere contraddizioni, chiedere aiuto. E quando diciamo, per esempio, che abbiamo preso buone posizioni in Africa, significa che prima la gente del posto andava con i propri problemi dai francesi e dagli americani, ma ora per scoprire chi è il leader principale e chi è secondario, vengono da noi. E chiunque venga nominato leader, il secondo sarà ridimensionato. E anche questo sta diventando un nostro problema.
E poi: ci sono anche gli stessi nostri problemi con il crollo dell’Occidente, con il quale dovremo fare qualcosa. Non si fermeranno nelle loro attività suicide, avendo già superato molti traguardi intermedi dove avrebbero potuto fermarsi. E se non distruggeranno il mondo intero, non si fermeranno sulla strada dell’autodistruzione, e dovremo fare qualcosa al riguardo. Noi.
E non perché lo vogliamo ardentemente o per qualche inclinazione alla beneficenza. Un Occidente distrutto è un problema per la nostra sicurezza.
SP: Quindi, quanto più velocemente l’Occidente si disintegra, tanto più la Russia deve essere pronta a prendersi la responsabilità della pace. E pronta non solo a parole, ma in grado di assumersi questa responsabilità. Tecnicamente.
Assolutamente. Non esiste potere senza responsabilità. E se ci sono coloro che passano alla nostra zona di influenza, insieme al potere su di loro riceviamo anche una certa quota di responsabilità per loro.
Proprio come eravamo responsabili per l’intero Patto di Varsavia, per il COMECON e per tutto il sistema mondiale del socialismo. Solo che ora sarà chiamato in modo diverso.
Gli Stati Uniti erano anche responsabili per i loro alleati, ma ascoltate cosa dice ora Trump riguardo alla NATO e agli europei. È più o meno lo stesso discorso che si faceva da noi al momento del crollo dell’Unione Sovietica. “Noi abbiamo dato da mangiare alle repubbliche, ora se ne andranno e staremo anche meglio”.
Egli afferma che non sosterrà quei paesi della NATO che spendono per l’alleanza meno del 2% del loro bilancio. Dice che non sosterrà Taiwan, perché ha rubato l’industria agli americani.
Da un lato è un approccio pragmatico, ma dall’altro è un approccio che priva gli Stati Uniti dei propri alleati.
Gli alleati non sono lì per amore, ma per reciproco beneficio. Ci deve essere un ritorno. Che sia uno spazio strategico, o vantaggi economici o altro, ma otteniamo qualcosa di necessario per noi. E anche gli alleati vogliono ricevere un qualche ritorno. Tutte le relazioni alleate sono sempre state costruite in questo modo: voi a noi, noi a voi.
Pertanto, non appena gli alleati americani si indeboliscono e fanno pendere l’equilibrio verso la nostra parte, tutta la responsabilità che era loro ricade su di noi.
SP: Quindi, il crollo dell’Occidente non dovrebbe renderci felici, perché ci porterà enormi problemi?
Enormi problemi, sì. Ecco perché bisogna negoziare. Putin ha cercato di negoziare con l’Occidente non perché ami particolarmente l’Occidente. Ama molto la Russia e non voleva causarle problemi inutili. Diceva: facciamo un accordo e tutto andrà bene, voi avete il vostro giardino, noi abbiamo il nostro. Voi non interferite con noi e noi non tocchiamo voi.
Ma l’Occidente non poteva vivere fisicamente nel regime proposto, il sistema che hanno costruito negli ultimi 30 anni non lo consente. Sebbene la proposta fosse molto ragionevole per loro. Ma non sono stati in grado di ristrutturarsi e non hanno voluto.
Ci troveremo davanti allo stesso problema, perché il sistema che ha lottato e vinto, e il sistema che deve essere costruito e sviluppato, sono sistemi diversi.
Quindi, il nostro problema principale non è la vittoria sull’Occidente, soprattutto perché questa vittoria la vediamo già, ma il problema è la costruzione del mondo futuro.
Un mondo che non sia solo confortevole e comodo, ma anche vantaggioso per tutti.
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