Carpenedolo (Brescia). Si chiamava Aidan aveva 43 anni e faceva l’operaio. Questa mattina è morto sul colpo cadendo dal tetto di un capannone. E’ soltanto l’ultima di una lunghissima serie di vite stroncate di donne e uomini che stavano, solo e semplicemente, lavorando per vivere e che, invece, non sono più tornate/i a casa. Più di 20.000 negli ultimi 15 anni e milioni di infortuni che in molti casi producono menomazioni ed invalidità permanenti: sono i numeri di una vera e propria guerra nei confronti del lavoro.
Sindacalisti Cgil Cisl e Uil, intervistati oggi dai vari TG su quest’ennesima morte di un lavoratore, ripetono la solita stanca litania sulla “mancanza di formazione” e sulla “mancanza di controlli” quando sanno benissimo quali sono principalmente le cause di questa strage permanente di lavoratrici/ori. Quali sono? Sono una serie di norme che hanno ridotto il lavoro in una condizione di semi-schiavitù e che sono state volute ed approvate, invariabilmente, dai governi di centro-sinistra e dai governi di centro-destra. Provo ad elencarle, di seguito, molto sinteticamente:
1) La famigerata ed ancora in vigore Legge Bossi-Fini del 1998 che vincola il permesso di soggiorno legato ad un contratto di lavoro dacchè una massa incalcolabile di migranti, privi di qualsiasi diritto e tutela, è costretta ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione posta com’è in una condizione di perenne ricatto.
2) La Legge Biagi (d.lgs 276/2003) che consente l’affidamento di lavori in appalto/subappalto anche ad aziende completamente prive di patrimonio e che permette la costituzione di false aziende e cooperative che durano, al massimo, due anni e che lasciano, poi, puntualmente, i lavoratori in mezzo ad una strada. Queste false aziende e cooperative, grazie alla norma che glie lo consente, aggirano sistematicamente ogni regola, soprattutto, quelle atte a garantire la sicurezza e la salute dei propri lavoratori.
3) Il c.d. “Pacchetto sicurezza” del 2009 (Legge 15 luglio 2009, n. 9) con cui gli allora Ministri Maroni e Alfano decisero di far diventare un vero e proprio reato l’immigrazione “clandestina” . Una norma che, in combinato disposto con la legge Bossi-Fini, permette condizioni di lavoro di vera e propria schiavitù per i migranti privi di documenti e/o in attesa di asilo o altre tutele internazionali. Una norma resa ancora più dura dal Decreto Legge 113/2018 voluto da Salvini che ha abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari (non vi è più nessuna sua traccia nel “Testo Unico Immigrazione” e nel relativo Regolamento di attuazione).
4) Il D.Lgs. 22/2015 comunemente noto come “Jobs Act”, ovvero, la controriforma del mercato del lavoro di Renzi che rendendo facili i licenziamenti ha posto sotto ricatto del padrone di turno tutti i lavoratori del settore privato avendo come misura centrale l’abolizione della tutela dell’articolo 18 per i licenziamenti ingiusti. Tutti gli assunti dopo l’entrata in vigore di quella legge infame – giovani al primo lavoro o anziani che il lavoro l’hanno perso – sono rimasti senza la tutela dell’articolo 18, cioè il loro contratto a tempo indeterminato in realtà è un contratto precario e possono essere licenziati in qualsiasi momento.
5) Last but not least, la mancanza di una norma che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi sul posto di lavoro in presenza di una situazione in cui prevale sistematicamente l’impunità dei responsabili perchè anche nel caso di omissioni gravi, dolo ed intenzionalità accertate nelle situazioni in cui si verificano incidenti gravi o mortali nei posti di lavoro, le sanzioni nei confronti dei responsabili sono lievi a tal punto da rendere conveniente per il padrone di turno l’inosservanza delle norme e delle regole anche più elementari poste a tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ma perché Cgil Cisl e Uil non fanno mai il benché minimo accenno a tali questioni?
Semplice: perché queste organizzazioni sindacali, oltre a non voler – per ormai consolidata tradizione – disturbare troppo il grande padronato, sono strettamente ed organicamente legate a doppio filo al mondo della cosiddetta cooperazione ampiamente coinvolta nel sistema dei sub-appalti basato principalmente sul lavoro somministrato e precario massicciamente presente in tutti i settori: dai servizi alla logistica, dalla grande distribuzione commerciale alle grandi filiere agro-alimentari, dall’edlilizia al “terzo settore”, dal grande al piccolo indotto dei pochi distretti industriali rimasti nel notro paese.
Grazie a questo famigerato quadro normativo (ed al silenzio delle tre grandi centrali sindacali) si producono enormi profitti proprio a partire dallo sfruttamento intensivo dei lavoratori, dalle paghe da fame e dai risparmi provenienti dai mancati investimenti sulla sicurezza negli ambienti di lavoro.
La domanda da rivolgere a partiti e sindacati è: siete disposti a rimuovere queste norme criminali e ad approvare, contestualmente, una norma che sanzioni adeguatamente le lesioni gravi e gli omicidi sul posto di lavoro?
Data la tragica attualità del tema, resto in attesa di un sollecito riscontro.
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