Il colpo di stato imposto mercoledì scorso dalle forze armate egiziane,
con il consenso dell’opposizione liberale e nazionalista e quello di
Unione Europea e Stati Uniti sta gettando l’Egitto nel caos.
Gli aggiornamenti
15.30 - Le forze di
sicurezza egiziane sono entrate nella redazione del Cairo di Al Jazira.
Lo ha riferito la stessa emittente. Un portavoce dello stesso canale
informativo dal Qatar si è limitato a rendere noto che il responsabile
della sede cairota era stato portato via dalla polizia per essere
interrogato, ma che è poi stato rilasciato.
14.30
- Le Forze Armate egiziane hanno chiuso tutti gli accessi al settore
orientale del Cairo, così da impedirvi l'afflusso dei Fratelli
Musulmani, che per oggi hanno convocato due nuove manifestazioni di
protesta contro il colpo di stato militare. I militanti
islamisti intendono concentrarsi in piazza Rabia Adaouiya e davanti al
quartier generale del corpo scelto della Guardia Repubblicana, nel
sobborgo di Nasser City, zona in cui i partigiani di Morsi ritengono sia
detenuto da qualche parte il presidente deposto dell'Egitto.
13.30
- L'Egitto sta scivolando verso la guerra civile e rischia di fare la
stessa fine di un altro Paese della regione, la Siria: lo ha dichiarato
il presidente russo Vladimir Putin a margine di una visita ufficiale ad
Astana, capitale del Kazakhstan. "La Siria si trova già nella morsa
della guerra civile", ha ammonito il leader del Cremlino, "e
l'Egitto sta procedendo nella medesima direzione".
13.00
- La Procura generale egiziana ha ordinato l'arresto di due dirigenti
del Partito Libertà e Giustizia, il braccio politico dei Fratelli
Musulmani, con l'accusa di istigazione a uccidere manifestanti. Si
tratta di Esam el Arian, vicepresidente del Partito, e del membro
dell'esecutivo Mohamed el Beltagui. Un ordine di arresto è stato emesso
anche a carico del religioso Safwat Higazi. Le accuse si riferiscono
alle indagini sulla morte di alcuni manifestanti nelle recenti
manifestazioni di protesta contro il presidente ora destituito Mohamed
Morsi.
12.30 - ''Gli eventi che hanno portato
l'esercito egiziano a destituire il presidente Mohamed Morsi hanno messo
le forze armate di fronte a una semplice scelta: intervento o caos''.
E' quanto scrive l'ex premier britannico e inviato speciale del
Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, sulle pagine domenicale del
The Observer. Secondo l'ex leader laburista, la gente percepiva che la
Fratellanza stava imponendo le sue dottrine nella vita quotidiana.
10.30
- Militanti islamisti hanno causato un'esplosione in un gasdotto che
collega l'Egitto alla Giordania, nella penisola egiziana del Sinai,
teatro nelle ultime settimane di numerosi attacchi contro polizia ed
esercito egiziani. Lo hanno riferito testimoni, spiegando che
l'esplosione è avvenuta in piena notte nella parte del gasdotto in
prossimità della città di El-Arish.
9.40 -
Militari e polizia sono schierati in forze al Cairo e nel resto
dell'Egitto in previsione di una nuova giornata di manifestazioni e
scontri fra manifestanti favorevoli al deposto presidente Mohamed Morsi e
i suoi oppositori. In piazza Tahrir al Cairo gruppi di manifestanti
anti-Morsi si stanno già raggruppando, riunendosi a quelli che vi sono
già accampati da giorni e che ieri sera hanno festeggiato a lungo.
Scontri tra schieramenti opposti, El Baradei premier anzi no
Si
moltiplicano nelle ultime ore le manifestazioni contrapposte che spesso
degenerano in scontri settari, non solo al Cairo ma anche in altre
città. Con la partecipazione spesso di gruppi di uomini armati
riconducibili sia agli apparati dello stato ereditati dalla dittatura di
Hosni Mubarak, schierati assieme all’esercito, sia da bande di membri
della Fratellanza Musulmana e di altri gruppi islamisti. Da venerdì
ormai scontri violentissimi tra opposte fazioni si svolgono in numerose
zone della capitale ed in altre città del paese, e la lista delle
vittime in entrambi gli schieramenti continua a salire.
E
intanto la situazione determinata dall’intervento dell’esercito si
rivela assai instabile anche sul fronte politico e istituzionale. Ieri
sera è stata prima annunciata e poi smentita la designazione alla carica
di nuovo premier di Mohamed El Baradei, l'ex capo dell'Aiea, esponente
dell’opposizione liberale e della coalizione ‘ribelle’ Tamarod. La
presidenza del Cairo, poco prima della mezzanotte, ha fatto sapere che "ci
sono varie opzioni" sul nome del primo ministro di transizione,
registrando la forte opposizione all'esponente laico espressa non solo
dai Fratelli Musulmani, ma anche dalla formazione islamista radicale
Nour, che pure - a differenza della Fratellanza - aveva accettato di
prendere parte al processo politico gestito dai militari che hanno
deposto il presidente Mohamed Morsi.
La presidenza, pur
sottolineando che il nome di El Baradei sia "il più logico" per il
compito richiesto, ha fatto sapere che non c'è una data fissata per la
designazione del premier. In giornata, sembrava che il presidente ad
interim egiziano Adly Mansour avesse messo a posto la prima casella
della road map delineata tre giorni fa, dopo la deposizione del leader
della Fratellanza Musulmana, ma i cui contenuti sono ancora tutti da
definire, a partire dalla durata della transizione, al calendario degli
appuntamenti elettorali. El Baradei avrebbe chiesto di avere ''piene
prerogative'' e il suo compito, a quanto si era appreso, sarebbe quello
di formare un governo di coalizione ''inclusivo''. La nomina del leader
del Fronte di opposizione, accusato dalla Fratellanza di essere l'uomo
degli Usa in Egitto (non è un segreto, nonostante le smentite di
Washington), è arrivata nel giorno in cui il paese contava i morti dei
violenti scontri delle ore precedenti, trentasette nell'ultimo bilancio.
Notizie di attacchi armati arrivano di nuovo dal Sinai: dopo
l'uccisione di sei poliziotti in vari attacchi nei giorni scorsi, ieri
un gruppo di uomini armati ha falciato un sacerdote copto davanti alla
sua chiesa nei pressi del capoluogo del Sinai del Nord, el Arish. E
nelle ultime ore un gasdotto è saltato in aria, sempre nella penisola
che separa l’Egitto da Israele. E ad elevare ulteriormente la tensione,
giunge l'annuncio della formazione di un nuovo gruppo jihadista, Ansar
al Shariah, che minaccia la violenza per imporre la sharia e condanna
le deposizione del presidente della Fratellanza. Il cui braccio
politico, il Partito della Libertà e della Giustizia, ha fatto sapere
che continuerà a presidiare la piazza davanti alla moschea di Rabaa el
Adaweya fino a quando Morsi non ritornerà al suo posto. Nel frattempo la
procura ha avviato le indagini contro tre dei massimi esponenti della
Confraternita, fra i quali il potente numero due Khairat el Shater,
accusati di avere incitato alla violenza che ha portato all'uccisione di
otto persone nell'assalto al quartier generale dei Fratelli Musulmani
al Cairo, all'inizio della settimana.
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