Di cifre ancora non si parla, da quelle parti sono più seri che in Italia nel dare i numeri sulla partecipazione alle manifestazioni. Ma basta guardare le foto e i video che già circolano in rete sulla grande manifestazione che oggi ha inondato il centro di Bilbao per accorgersi che la mobilitazione è stata piena, determinata, capillare. E ha portato in piazza un’enorme folla contro l’ennesima provocazione di Madrid sulla pelle dei prigionieri politici baschi e dei loro familiari andata in scena lunedì quando centinaia di agenti incappucciati hanno assaltato le sedi del movimento popolare Herrira e arrestato 18 tra coordinatori e militanti.
Una grande ovazione e applausi scroscianti hanno accolto poco dopo le 17:30 la partenza del compatto corteo, aperto da un grande striscione che recitava “Tantaz tanta, euskal presoen eskubideen alde’ (“Goccia a goccia per i diritti dei prigionieri baschi”). In prima fila, ad aprire il corteo, volti noti della società basca: il surfista Axi Muniain, il cineasta Juanba Berasategi, gli scrittori Eider Rodríguez, Irati Jiménez, e Lutxo Egia; i musicisti Joseba Tapia, Inés Osinaga e Txerra Bolinaga; la scalatrice Irati Anda, il campione di pelota Oier Zearra, l’attrice Itziar Ituño e altri ancora. Con loro esponenti politici di tutti i partiti della sinistra indipendentista e anche della sinistra federalista, insieme ai dirigenti di tutte le sigle del sindacalismo di classe e ‘soberanista’ che ieri hanno scioperato e dato vita a manifestazioni capillari per denunciare l’ennesima operazione repressiva. Non c’erano dirigenti dei partiti regionalista Pnv e socialista PSE, che però hanno ribadito la loro contrarietà a quello che appare un atto di arbitrio destinato a rendere più difficile il cammino verso la soluzione definitiva del conflitto basco.
Una risposta patente e potente, quella di oggi, alla tesi dell’Audiencia Nacional di Madrid e del Ministro degli Interni spagnolo secondo i quali Herrira, l’associazione di solidarietà con i prigionieri, sarebbe “un tentacolo dell’ETA”. A dimostrare il legame organico, oltre le normali attività del movimento costituitosi circa due anni fa, anche gli 'ongi etorri', le celebrazioni festose di ricevimento popolare organizzate ogni qualvolta un prigioniero politico esce dal carcere e torna alla sua comunità.
Una tesi smentita non solo dal buon senso, dalla realtà e dall’enorme partecipazione alla mobilitazione di oggi, ma anche dallo stessa magistratura speciale ‘antiterrorismo’. Il giudice Eloy Velasco, quello che ha firmato gli ordini di cattura, tra giovedì e venerdì ha smentito sé stesso e la fondatezza delle accuse, visto che ha rimesso in libertà tutti gli arrestati, e solo quattro di loro dietro pagamento di una cauzione. Una vera e propria rivendicazione, data l’infondatezza giudiziaria, del teorema accusativo, e del carattere politico dell’organizzazione che in questi anni ha animato settori crescenti della società basca a mobilitarsi per il rispetto dei diritti minimi dei militanti dell’ex organizzazione armata, e non solo, rinchiusi nelle carceri di Madrid e Parigi. La Spagna sui prigionieri non può e non vuole negoziare: perché continua a utilizzare il tema del contrasto al terrorismo come arma di distrazione di massa nei confronti di una popolazione impaurita da crisi e disoccupazione. E perché una gran parte dell’opinione pubblica spagnola, avvelenata da un nazionalismo reazionario e aggressivo, e già messa in crisi dall’accelerazione del processo indipendentista catalano, potrebbe non sopportare eventuali passi del governo Rajoy (il più a destra che Madrid abbia avuto dalla fine del franchismo) in direzione di una risoluzione negoziale e giusta del tema dei prigionieri politici.
Alla marcia ‘azzurra’ di oggi – dal colore della campagna di solidarietà con i prigionieri ed ora con Herrira – hanno partecipato anche tutti gli arrestati, accolti da ali di folla che non hanno lesinato abbracci e slogan di incitamento. Finché la testa del corteo, dopo aver percorso chilometri di ampie strade del centro della più popolata città basca ancora occupate al grido di ‘Euskal Presoak Etxera’ (Prigionieri baschi a casa) e ‘Herrira Aurrera’ (Avanti Herrira), non è arrivata sulla scalinata del municipio, dove alcuni rappresentanti del movimento popolare hanno letto un breve messaggio che riassumeva le parole d’ordine della mobilitazione, manifestando innanzitutto un totale appoggio a Herrira e ai suoi obiettivi. E chiarendo che l’ordine da parte del tribunale di Madrid sulla sospensione per due anni delle attività di Herrira – i cui dirigenti sono accusati di incitamento al terrorismo, partecipazione e finanziamento di banda armata - rimarrà lettera morta. Ancora una volta, Euskal Herria ha dimostrato che non intende obbedire all’imposizione.
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